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Viderunt omnes

I due esempi sopravvisuti di polifonia a quattro voci – Viderunt omnes e Sederunt principes – sono entrambi attribuiti dall'Anonimo IV a Perotinus. Si tratterebbe di un ampliamento della polifonia a due voci realizzata precedentemente da Leoninus.

Di fatto le polifonie della scuola di Notre Dame interessavano solo la prima parte di ciascun versetto, ovvero quella distinta dall'asterisco nella notazione vaticana (che separa la parte del cantor dall'intera assemblea). Per le parole melismatiche veniva adottata una tecnica più elaborata detta discantus. Per esempio, nel Viderunt omnes liturgico (graduale della messa di Natale) sono rese polifoniche solo le parti evidenziate, e di queste le sezioni in verde più scuro sono intonate in stile discantus:

da: F. Alberto Gallo, Il Medioevo II, Torino 1988 (Storia della musica, 2), pp. 15-18.

Secondo l'Anonimo iv il primo maestro di Notre-Dame, Leonino (fine del xii secolo), compose un grande «librum organi de Gradali et Antiphonario pro servitio divino moltiplicando», vale a dire aggiunse una seconda voce alle melodie liturgiche per la messa e per l'ufficio onde ampliare il servizio divino.

La pratica dell'organum ha dunque il senso di un ampliamento, di un arricchimento della presenza musicale nel rito religioso: come di consueto si potrebbe accostare la moltiplicatio di cui parla il trattatista musicale alla amplificatio che nei trattati di retorica e poetica del tempo indicava l'insieme dei procedimenti di ampliamento e arricchimento di un testo letterario. [Nell'esempio che segue] appare come venisse amplificata, mediante l'applicazione della tecnica polifonica, l'esecuzione del graduale per la messa di Natale Viderunt omnes.

L'inizio del graduale Viderunt omnes a due voci, attribuito a Leoninus, secondo come è riportato alla c. 21r del codice Wolfenbüttel 1. Il testo che segue non è trattato polifonicamente e il codice lo omette. Riprende poi con le parole «Notum fecit Dominus».

[Leoninus:] Viderunt omnes | Early Music Consort | Archiv 1976

L'elaborazione si attuava in due modi differenti. Sulle parole «Viderunt» e «Notum fecit, salutarem suum ante conspectum gentium revelavit» le singole note della melodia liturgica sono tenute a lungo (da ciò la denominazione tenor) mentre la voce superiore si estende in ampi melismi; a questo stile alcuni trattatisti del tempo attribuiscono, in senso più ristretto, il nome organum. Sulle parole «omnes» e «dominus» invece, la voce superiore accompagna quasi nota per nota la melodia liturgica; e questo stile viene da alcuni trattatisti del tempo denominato discantus.

Gli organa risultano così costituiti da sezioni, scritte ora nell'uno ora nell'altro stile, che i trattatisti musicali chiamavano puncta o anche clausule usando gli stessi termini con cui i grammatici designavano le sezioni del discorso verbale.

Sempre secondo l'Anonimo iv, un successivo maestro di Notre-Dame, Perotino (inizio del xiii secolo) «abbreviavit» certe sezioni degli organa di Leonino (e anche qui si può cogliere l'analogia con l'abbreviatio che nei trattati di retorica e poetica del tempo indicava l'insieme dei procedimenti di elaborazione compendiaria di un testo letterario) oppure addirittura ne sostituì alcune con altre di propria composizione.

In effetti il manoscritto precedentemente citato contiene, oltre all'intero organum Viderunt omnes, anche una decina di sezioni sulla parola «omnes» e una dozzina di sezioni sulla parola «dominus»; sono altrettanti puncta o clausule preparati per essere inseriti nell'organum in sostituzione di quelli originali.

Lo stesso manoscritto si apre, inoltre, con un'intonazione a quattro voci del medesimo graduale Viderunt omnes che l'Anonimo iv attribuisce esplicitamente a Perotino e che sostituì probabilmente nelle esecuzioni all'inizio del xiii secolo l'intonazione a due voci composta da Leonino alla fine del secolo precedente: ulteriore multiplicatio del servizio divino.

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Il Viderunt omnes a quattro di Perotinus tratto dalle prime 4 carte del codice Fiorentino.

            

Perotinus, Viderunt omnes | Early Music Consort | Archiv 1976
Edizione moderna (pdf) a cura dell'ensemble corale M.A.B. Soloists
Trascrivere Notre Dame
L'uso diffuso di trascrivere la notazione quadrata di Notre Dame prevede l'invetabile moderna battuta di 6/8 (anche senza la divisione di battute, come nel pdf allegato a questa pagina). Sebbene i teorici quasi un secolo dopo cercheranno di spiegare il significato ritmico di questa notazione, detta modale perché strutturata su sei 'modi' ritmici, di fatto non abbiamo molte certezze su come si eseguisse ritmicamente.
Supporre che l'intero repertorio adotti una scansione interna inevitabilmente ternaria lascia quantomeno perplessi. È più ragionevole pensare che, trattandosi di un repertorio localmente corcoscritto, adottasse una pratica esecutiva che scivolasse sui suoni non accentati (o viceversa appoggiasse quelli accentati) offrendo una sensanzione di ternarietà anche di fronte a una scansione binaria.
L'attacco di Viderunt omnes pertanto potrebbe più agevolmente essere trascritto (per quelle parti che lo richiedano) in forma binaria con l'avvertenza di adottare un'esecuzione inéguale come per la musica barocca francese (la cui prassi ha un'origine medioevale?). Dato un modello ipotetico di traslitterazione come questo:
Si potrebbe suggerire una resa in notazione moderna come quella che segue (che meglio, fra l'altro, restituisce la riproposizione dei muduli melodici):