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Col termine organum s'intende, genericamente, la polifonia precedente l'ars nova, quindi scritta entro il XIII sec.
La parola deriva dal greco òrganon, col significato di oggetto che compie un'azione, 'strumento'. L'hydraulis, il meccanismo ad acqua che in età imperiale produceva suoni nelle manifestazioni pubbliche era un organum, da qui il nome di 'organo' allo strumento musicale.
Nella cultura cristiana il termine divenne sinonimo di 'canto' o 'preghiera', essendo la pratica liturgica cantata. Non è chiaro se la sola voce avesse assunto la valenza di organum o l'uso sia derivato dal cantare con l'accompagnamento di strumenti (pratica più volte condannata e quindi necessariamente diffusa).
I teorici musicali fino al XIII sec. usarono il termine per riferirsi al canto liturgico sia monodico che polifonico, e chiamarono vox organalis la voce sovrapposta al canto liturgico (vox principalis) da cui l'uso di indicare come organa le polifonie composte entro il XIII sec.
La polifonia di questi anni una forma di tropatura al canto liturgico (tenor) può a grandi linee essere riassunta da questo schema:
Il conductus è la principale forma di polifonia sillabica, nota contro nota e prevalentemente a moto contrario. Tipico della scuola di Notre Dame, fu poi soppiantato dal mottetto. Poteva essere anche costruito su melodie non liturgiche, quando derivati da tropi.
La scrittura sillabica poneva in secondo piano l'esigenza di notare il ritmo, perché il compito era assolto dalla metrica del testo.
Il canto Crucifigat omnes repertorio delle chanson de geste (il testo è anche nei Carmina Burana) scritto in memoria della perdita di Gerusalemme del 1187 ha un metrica molto regolare (la struttura di base, prima colonna, si ripete identica in ognuna delle strofe):
òoòoòo òoòoòoò òoòoòoò òoòoòoò òoòoòo òoòoòoò |
– a a a – a |
Crucifigat
omnes Ci crocifigga tutti Domini crux altera questa seconda croce [= crociata] di Dio nova Christi vulnera nuova ferita di Cristo, arbor salutifera albero della salvezza. perditur sepulchrum Il sepolcro è perduto, gens evertit extera gente straniera l'ha profanato. |
O quam dignos luctus Oh, degno lutto: exulat rex omnium bandito il re di tutti, baculus fidelium il bastone dei fedeli sustinet oprobrium diventa emblema dell'ingiuria gentis infedelis alle genti infedeli, cedit parti gentium cede a una parte del popolo. |
Quisquis es signatus Chiunque tu sia, segnato fidei charactere col marchio della fede, fidem factis assere mostra la fede coi fatti. Rugientis contere Distruggi i ruggenti catulos leonum cuccioli di leone. Miserans intuere Afflitto considera |
òoòo|òoòo òoòoòoò òoòo|òoòo òoòoòoò |
b|b c d|d c |
Violente | plena gente Con violenza, piena di gente sola sedet civitas giace isolata la città. agni fedus | rumpit hedus L'ariete ha rotto il patto con l'agnello, plorat dotes perditas piange la dote perduta, |
pars totalis | iam regalis La totalità, un tempo regale, in luto et latere nel fango e abbandonata elaborat | tellus plorat resiste. Il mondo piange Moysen fatiscere la caduta di Mosè. |
corde
tristi | dampnum Christi con cuor triste l'onta di Cristo. Longus cedar incola Tu, a lungo abitate le tenebre, surge vide | ne de fide alzati e guarda, né la tua fede reputeris frivola sia giudicata debole. |
òoòoòoòo òoòoòoòo òoòoòoòo|òo òoòoòoòo òoòoòoòo|òo |
e e e|f e e|f |
Sponsa Syon immolatur la sposa di Sion è stata immolata, Ananias incurvatur Anania piegato, cornu David flagellatur | Mundus la potenza di Davide frustata, l'innocente ab ingiustis abdicatur è rifiutato dagli ingiusti, per quem iuste iudicatur | mundus ma per lui il mondo è giudicato giustamente. |
Homo Dei miserere Uomo, compatisci Dio! Fili patris ius tuere Figlio, proteggi il diritto del padre! in incerto certum quere | Ducis Cerca la certezza nel dubbio. Del re ducum dona promerere dei re, sii degno dei doni, et lucrare lucem vere | lucis ottieni luce dalla vera luce. |
Suda martir in agone Suda come martire nella lotta spe mercedis et corone e spera nella giusta ricompensa, Derelicta Babylone | Pugna abbandona Babilonia, combatti pro celesti regione per le ragioni del Cielo et ad vitam te compone | pugna e mettiti a combattere per la vita. |
L'intonazione della sola melodia trasforma spontaneamente in tempi forti le sillabe toniche (tali diventavano nel medioevo le quantità lunghe del latino) che oggi, anche sulla scorta dei teorici antichi, si usa cantare con una scansione ternaria, dove la sillaba tonica (ex quantità lunga) occupa due tempi, e quella atona (ex breve) uno:
La tropatura di uno o due altri controcanti, anche se priva d'indicazioni ritmiche, come nel caso del frammento tratto dal codice di Wolfenbüttel 1, c. 71v, viene in genere trascritta alternando lunghe e brevi (metà e quarti), come nell'esempio (il bemolle è aggiunto e l'integrazione del terzo verso deriva da altra fonte).
Rimane in ogni caso il dubbio che possa anche essere un ritmo binario le sillabe lunghe vengono semplicemente a coincidere con il battere che sarebbe preferibile scrivere in 4/4.
Tuttavia, in questo caso, che il canto sia in tre sembra confermato da un altro conductus a due voci sviluppato sulla stessa melodia, dove la notazione più tarda (c. 97r del codice di Las Huelgas) distingue fra longae e brevis (in alcuni casi caudate) apparentemente con significato ritmico.
Quando in una polifonia a due voci la vox organalis vocalizza su un tenor a note lunghe l'elemento mensurale della notazione è meno esplicito, se non del tutto assente. In tal caso si ha un organum libero. Non è improbabile che il melisma assecondi comunque una pulsazione ritmica, ma spesso non v'è modo di riconoscerla.
Nel codice Fiorentino, ff. 87v-88r [alter], compare un bell'esempio di organum a due voci sul Benedicamus Domino per i primi vespri (tono solenne). Ecco la melodia gregoriana (Liber usualis, p. 24).
Ed ecco una riproduzione della versione a due voci del codice Fiorentino.
Come si vede la parola 'Benedicamus', sostanzialmente sillabica nel canto gregoriano, diventa un tenuto (bordone) su cui il solista sviluppa un ampio ed elaborato melisma. Malgrado la scrittura presenti ligature e distingua fra longa e brevis, non permette una trascrizione certa, e il modo migliore per restituirlo (nel caso non fosse possibile usare direttamente la riproduzione dell'originale) è trascrivere le sole altezze, evidenziando le ligature (che prevedono in genere un appoggio sulla prima e ultima nota del neuma), e le longae (qui soprasegnate), anch'esse collocabili sui tempi forti della pulsazione.
Sulla parola 'Domino' il tenor accelera e guida la pulsazione della polifonia, disponendosi ad un'ipotesi di trascrizione ritmica.
Si tratta di una tipica clausula, episodio polifonico caratterizzato dalle note brevi del tenor (stile 'discanto'). In questo caso il compositore ha usato il melisma su 'Do(mino)' due volte, la prima scandendo la melodia gregoriana a valori doppi della seconda (fino alla doppia barra).
Quando invece l'organum è a tre parti, pur nello stile 'bordone', è in genere sempre possibile riconoscere l'andamento ritmico delle voci superiori.
La doppia pagina che segue è tratta dalle carte 7v e 8r di Wolfenbüttel 2:
È un organum su Descendit de coelis, le prime parole del responsorio prolisso alla terza lettura del mattutino di Natale (le notine non appartengono al canto gregoriano ma solo all'organum):
La trascrizione è qui senz'altro possibile, ma come al solito per la notazione quadrata non si riesce a stabilire con certezza la scansione interna alle pulsazioni (nella trascrizione corrispondente al quarto).
Se quasi certamente quanto qui trascritto in tempo binario deve essere interpretato con un andamento ritmico simile alle notes inégales della tradizione francese, quanto trascritto in terzine d'ottavi (a) potrebbe essere interpretato in modo binario (b-c), ovvero, in osservanza dell'andamento inégale e un po' del terzo/quarto modo, in terzine puntate (d):
Vale la pena osservare che questa trascrizione (come ciascuna presente in questo sito), non segue i principi della notazione modale, un sistema con cui fino a qualche anno fa si è trascritto gran parte della notazione quadrata, ma che si rivela di fatto un'astrazione tarda dei teorici medioevali che cercarono di spiegare un modo di scrivere la musica che non praticavano più.