![]() Frontespizio dell'edizione del 1859 |
Abramo Basevi
Studio sulle opere di
Verdi
Firenze: Tipografia Tofani, 1859
l'autore | l'opera | le edizioni | la fortuna
Abramo Basevi, nato a Livorno il 29 dicembre 1818, è stato un
importante critico musicale italiano. Cresciuto in una benestante famiglia
ebraica, intraprese
contemporaneamente studi classici e musicali. Si laureò in medicina
presso l'Università di Pisa
e studiò composizione con Pietro Romani, compositore
operista, direttore d'orchestra e direttore del Teatro alla pergola di Firenze
noto soprattutto per aver scritto l'aria «Manca un foglio» in
sostituzione dell'originale «A un dottor della mia sorte» cantata
da Don Bartolo nel primo atto del Barbiere di Siviglia di Rossini.
Come ovvio nel panorama musicale dell'Italia ottocentesca, gli studi
musicali di Basevi furono prevalentemente orientati verso il melodramma. La sua
prima opera fu eseguita a Firenze nel 1840 ed un'altra seguì nel 1847;
entrambe furono un insuccesso di pubblico, nonostante avessero ricevuto
l'elogio di alcuni esperti.
Dopo aver rinunciato alla composizione, probabilmente deluso in seguito
al mancato successo in cui incorsero le sue opere, si rivolse alla critica
musicale, divenendo presto una figura eminente nella vita culturale fiorentina
come critico ed organizzatore. Fondò e diresse il giornale
«L'armonia» (1856-9), dove furono inizialmente pubblicati alcuni
dei suoi principali articoli di critica musicale, raccolti in seguito in
volumi. Grazie a lui furono istituite le Mattinate Beethoveniane, una serie di
concerti dai quali derivò la Società del Quartetto di Firenze
(1861), di cui diresse anche la gazzetta ufficiale «Boccherini»
(1862-82).
Grazie al suo prestigio, ottenne diversi incarichi istituzionali in
Italia e all'estero: fu membro dell'Istituto Musicale dell'Accademia di Belle
Arti dal 1855, consigliere censore del Liceo Musicale di Firenze sin dalla sua
fondazione nel 1859 e membro corrispondente dell'Accademia di Musica di
Bruxelles in sostituzione di Mercadante. La possibilità di avere frequenti contatti con il mondo
accademico anche al di fuori dei confini nazionali fu un elemento
particolarmente rilevante nell'estetica della critica musicale di Basevi,
spesso orientata al confronto tra il panorama musicale italiano e quello coevo
europeo, come appare da molti dei suoi articoli.
Basevi fu una delle più importanti ed influenti figure nel panorama della critica musicale italiana della metà dell'ottocento, specialmente nell'ambito del movimento volto a riformare la musica italiana introducendovi nuove influenze. Egli ambiva a ristabilire il senso della tradizione musicale propria dell'Italia, creando nuovo interesse intorno alle figure di compositori dimenticati del passato. Le linee programmatiche di quest'obbiettivo sono state esposte in un articolo apparso sull'ultimo numero della «Gazzetta Musicale di Firenze» nel dicembre 1855:
Speriamo che la musica
risorga e risorga in tutta Italia. Che le speranza non sia però inerte,
e concorriamo con tutte le nostre forze per ottenerne la realizzazione. In due
modi siamo d'avviso si possa cooperare al risorgimento della musica, 1) con
l'esempio dei classici, 2) con l'attuare quelle riforme che sono demandate dai
tempi.
In quest'ottica generale del recupero dei classici come esempio per lo
sviluppo futuro della musica italiana va visto il suo impegno attivo nel
promuovere un ciclo di concerti di musica teatrale (1865) dedicati a
compositori della scuola operistica italiana classica, come Spontini, Cimarosa
e Sacchini, all'epoca in gran parte dimenticati. Sempre con l'obbiettivo di diffondere i lavori di compositori
del passato, collaborò con l'editore Giovanni Gualberto Guidi nel far
pubblicare edizioni economiche delle opere della tradizione classica nazionale.
Nello stesso tempo istituì un Concorso di Composizione per musica
cameristica e sinfonica con l'intento di sostenere la composizione di opere
nuove che potessero contribuire alla nascita di una nuova stagione musicale
italiana.
Fu un precoce ammiratore di Wagner, pur non sostenendo l'adozione
estensiva del modello wagneriano da parte dei compositori italiani. Riconosceva in Verdi un musicista abile,
a volte ispirato, e i suoi articoli sulle prime opere verdiane pubblicati
inizialmente in rivista (fino all'Aroldo), raccolte nella monografia
verdiana del 1859, sono ancora oggi uno tra i più preziosi ed acuti
studi di critica sul compositore di Busseto. Ad ogni modo, Basevi vedeva Verdi
come un compositore che seguiva il gusto della sua epoca, senza cercare di
plasmarlo o migliorarlo.
Per lui il
compositore contemporaneo più importante era Mayerbeer, i cui lavori,
visti come una sintesi tra la tecnica tedesca e la melodia italiana,
costituivano il modello che gli italiani avrebbero dovuto seguire.
Basevi pubblicò numerosi articoli in riviste, alcuni dei quali
poi raccolti in libri (v. infra). Negli ultimi anni dedicò la
maggior parte della sua attenzione alla filosofia, argomento sul quale
pubblicò diversi lavori. La sua preziosa libreria, comprendente numerosi
manoscritti, fu lasciata all'Istituto Musicale di Firenze, divenendone uno dei
fondi più importanti (Fondo Basevi). Morì a Firenze il 25
novembre 1885. Nello stesso anno fu pubblicato a Firenze un necrologio scritto
da Emilio Cianchi da cui si possono desumere le principali notizie biografiche
sulla vita di Basevi. In seguito comparvero notizie biografiche su di lui
soprattutto in raccolte biografiche di personaggi celebri nati a Livorno, fino
ad arrivare alle enciclopedie musicali di epoca moderna sia italiane che
internazionali.
Pubblicato nel 1859 il libro raccoglie in un unico volume alcuni
articoli analitici, la maggior parte dei quali (17 su 20) già apparsi
sulla rivista «L'Armonia», fondata dallo stesso Basevi nel 1856. È costituito da 23 capitoli, dei
quali i primi 20 dedicati ciascuno all'analisi di un melodramma verdiano, a cui
si aggiungono la Conclusione, l'Indice dei capitoli e l'Indice delle materie.
Nella scelta delle opere da analizzare, Basevi parte dal Nabucodonosor
(1842), tralasciando le due precedenti opere Oberto Conte di San
Bonifacio e Un giorno di regno (comunque citate all'inizio
dell'analisi del Nabucodonosor)
e fermandosi all'Aroldo del 1857, rifacimento dello
Stiffelio del 1850.
Di seguito l'elenco dei capitoli del volume, affiancati dal riferimento alla loro prima apparizione su «L'Armonia». Rispetto alla loro pubblicazione originaria, molti dei testi sono stati fortemente rimaneggiati in vista della pubblicazione collettiva.
Prefazione
iNabucodonosorIV/11, 15 giugno 1857, pp. 41-43
iI Lombardi alla prima
CrociataIV/12, 30 giugno 1857, pp. 45-47
iiiErnaniV/13, 15 luglio
1857, pp. 49-51
ivI due
FoscariV/14, 28 luglio 1857, pp. 53-55
vGiovanna d'ArcoV/15, 14 agosto 1857, pp. 57-58
viAlziraV/15, 14 agosto
1857, pp. 58-59
viiAttilaV/17, 15 settembre 1857, pp. 65-66
viiiMacbethV/19, 14 ottobre
1857, pp. 73-74
ixI
masnadieriV/22, 1 dicembre 1857, pp. 85-86
xJèrusalemV/23, 16
dicembre 1857, pp. 89-90
xiIl CorsaroV/24, 31 dicembre 1857, pp. 93-94
xiiLa battaglia di
LegnanoV/ 1, 15 gennaio 1858, pp. 97-99
xiiiLuisa MillerV/3, 14
febbraio 1858, pp. 105-107
xivStiffelioV/4, 1 marzo 1858, pp. 109-111
xvRigolettoV/6, 31 marzo
1858, pp. 117-118; rist. V/7, 15 aprile 1858
xviIl TrovatoreV/11, 16
giugno 1858, pp. 137-139; rist. V/12, 30 giugno 1858
xviiLa TraviataVI/13, 15
luglio 1858, pp. 145-147
xviiiGiovanna di Guzman
xixSimone Boccanegra
xxAroldo
Conclusione I e II
Indice dei capitoli
Indice delle materie
1857-58 - in periodico Abramo Basevi, [Studio sulle opere di Giuseppe Verdi], «L'Armonia», iv/11 (15 giugno 1857) - vi/13 (15 luglio 1858). |
Coll. di rif.: ???
1859 - in volume Abramo Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi, Firenze: Tipografia Tofani, 1859. |
pp. xii, 324 cm 12 x 18 segnatura:
*14, *22,
1-404, 40*2
Coll.
di rif.: I-Mc
1987 - anast. Abramo Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi, Bologna: Amis, 1978 (Biblioteca giuridica e artistico letteraria. Letteratura musica teatro, 73; Studi e testi verdiani, 3). |
pp. xii, 330
Coll. di rif.: I-Baf
2001 - ed. critica Abramo Basevi, Studio sulle opere di Giuseppe Verdi, ed. critica a cura di Ugo Piovano, Milano: Rugginenti, 2001. |
pp. 436
Coll. di rif.: I-Mc
Nonostante Basevi godesse presso i suoi contemporanei di una certa fama
come critico musicale (lo testimonia il fatto che una voce a lui dedicata sia
stata inserita nella Biographie Universelle di Fetis
mentre Basevi era ancora in vita), il suo libro non ottenne una risonanza
particolare; a prescindere da qualche sporadica citazione ottocentesca, fu solo a partire dalla seconda
metà del '900 che si diffuse un interesse particolare da parte degli
studiosi nei confronti di questo libro. La riscoperta dell'opera di Basevi
nasce dall'esigenza di recuperare un approccio analitico allo studio delle
forme tipiche del melodramma italiano ottocentesco che, sebbene rimasto nel
repertorio nei teatri lirici, non aveva goduto di particolare attenzione da
parte della comunità scientifica. A partire dal 1950, il testo di Basevi
è stato citato in volumi monografici dedicati alla produzione verdiana
sia di autori italiani che stranieri, tra cui in particolare l'imprescindibile
monografia verdiana di Budden.
In seguito,
è stato ripreso in numerosi articoli di riviste a saggi critici dedicati
al melodramma italiano ottocentesco ed alle sue strutture formali, a partire
dai contributi di Harold Powers (1983) e alla miscellanea di Martin Chusid
(1997) con contributi di James Hepokoski, Roger Parker, David Rosen.
Scheda a cura di Kether
Perolfi Garro ©
2010