Storia delle teorie musicali | materiali

Anno accademico 2024-2025

Evoluzione della forma-canzone

 

A. Introduzione | B. Metrica | C. Barform | D. Epoche
— 1. Inno | 2. Trovatori | 3. Formes fixes | 4. Canzonieri | 5. Frottola | 6. Ballads | 7. Aria tripartita | 8. Lied | 9. Pop-rock | 10. Rap

Prontuario per la compilazione di una tesi o un saggio

A. Introduzione

Ruolo sovratemporale della canzone — strutturalismo (ricorrenze) e decostruzionismo/postmodernismo (perdita di riferimenti) | l'elemento unitario della forma | brevità [a] | ritorni [b]

Messa in crisi del sistema — Lo sguardo obliquo (Edward Said) | Apocalittici, integrati (Eco 1964), cultura di massa | Funzione eversiva della musica (Ted Gioia)

a. Vi sono canzoni lunghe, ma o non sono canzoni (per es. le chansons de geste) o si tratta di casi che contraddicono consapevolmente il modello (per es. Dopesmoker degli Sleep).
b. La ricorrenza musicale o testuale può anche essere interamente destrutturata (per es. Io se fossi Dio di Giorgio Gaber, 1980), ma è soluzione che non appartiene alla forma-canzone.

 

Dowland, Come again, 1597 (Victoria Chorale) | Sting | Arcadelt, Il bianco e dolce cigno, 1539 (Valeria Mignaco)

Quale dei due brani è una canzone? Quale carattere suggeriscono? Quale è più antico?

Come again

   
Come again | sweet love, doth now invite
Thy graces that refrain | to do me due delight
To see, to hear, to touch, to kiss, to die
With thee again in sweetest sympathy
3|6
6|6
10
8"
Vieni ancora, dolce amore, invita ora
le tue grazie che evitano di darmi il dovuto piacere
Vedere, ascoltare, toccare, baciare, morire [a]
Con te ancora nella più dolce intesa
Come again | that I may cease to mourn
Through thy unkind disdain | for now left and forlorn
I sit, I sigh, I weep, I faint, I die
In deadly pain and endless misery
  Vieni ancora, affinché io possa smettere di piangere
del tuo sdegno scortese, ora sono abbandonato e smarrito
Mi siedo, sospiro, piango, svengo, muoio
in un dolore mortale e in una miseria senza fine
All the day | the sun that lends me shine
By frowns do cause me pine | and feeds me with delay;
Her smiles my springs that makes my joys to grow
Her frowns the Winters of my woe
  Di giorno il sole che mi fa brillare
corrucciato mi fa penare e mi nutre con ritardo
I suoi sorrisi sono le sorgenti che fanno crescere le mie gioie
Il suo broncio gli inverni della mia tristezza
All the night | my sleeps are full of dreams
My eyes are full of streams | my heart takes no delight
To see the fruits and joys that some do find
And mark the storms are me assign'd
  Di notte il sonno è pieno di sogni
Gli occhi bagnati e il mio cuore non si diletta
di vedere i frutti e le gioie che altri trovano
Vivere la tempesta è il mio compito
Out alas | my faith is ever true
Yet will she never rue | nor yield me any grace
Her eyes of fire, her heart of flint is made
Whom tears nor truth may once invade
  Ahimè la mia fede è sempre vera
ma lei non si pentirà mai, né mi farà alcuna grazia.
I suoi occhi son fatti di fuoco, il suo cuore di selce
e le sue lacrime non potranno conoscere la verità
Gentle Love | draw forth thy wounding dart
Thou canst not pierce her heart? | For I that to approve
By sighs and tears more hot than are thy shafts
Did tempt, while she for triumph laughs
  Amore gentile, sfodera il tuo dardo pungente
Non puoi trafiggere il suo cuore? Così posso mostrare
che con sospiri e lacrime più intensi delle tue frecce
ho tentato, mentre lei ride per il trionfo
a. Il "pentagramma d'amore" come descritto in Massa 1979, può sostituire la morte al sesso in ragione degll'uso antico di identificare il sesso con la morte o la "piccola morte".

Il bianco e dolce cigno

Il bianco e dolce cigno
cantando more et io piangendo giungo
al fin del viver mio
Strana e diversa sorte
ch'ei more sconsolato
et io moro beato
Morte che nel morire
mi empie di gioia tutto e di desire
Se nel morir altro dolor non sento
di mille morte il dì sarei contento.

Ritorno vs trasformazione e gestione del tempo

La strofa come elemento sempre uguale ma che produce trasformazione | la canzone può raccontare (narrativa) ma non si sviluppa | sfiducia ancestrale della trasformazione

Ada Neri (1930) | Daniele Serra (1930) | Milva (1965)

Balocchi e profumi (1928)

 
Tutta sfolgorante la vetrina | piena di balocchi e profumi
Entra con la mamma la bambina | tra lo sfolgorio di quei lumi
"Comanda | signora" | " Cipria e colonia Coty"
9'|8'
9'|8'
2'|2'|7
"Mamma" | mormora la bambina
Mentre | pieni di pianto gli occhi
"Per la tua piccolina | non compri mai i balocchi
Mamma tu compri soltanto | i profumi per te"
1'|6'
1'|6'
6'|6'
7'|5
Ella nel salotto profumato | ricco di cuscini di seta
Porge il labbro tumido al peccato | mentre la bambina indiscreta
Dischiude | quel nido | pieno d'odor di Coty
 
"Mamma" ...  
Esile agonizza la bambina | or la mamma non è più ingrata
Corre a vuotar tutta la vetrina | per la sua figliola malata
"Amore | mio bello | ecco i balocchi per te"
 
"Grazie" | mormora la bambina
Vuole | toccare quei balocchi
Ma il capo suo reclina | e già socchiude gli occhi
Piange la mamma pentita | stringendola al cuor
 
Se i bimbi han tristi gli occhi | comprate dei balocchi
Che a tutti i bimbi san dare | la gioia d'amor
 

La reiterazione come rassicurazione | la reiterazione alla base del rito

Jules Combarieu, Il ritornello nel canto popolare e colto (da La musica e la magia, 1909)

 

Litanie dei Santi | (dal conclave del marzo 2013)

Introduzione: Kyrie ed invocazioni alla Trinità, seguita da miserere nobis

Kyrie ...
Pater de caelis, Deus... | Fili, Redemptor mundi, Deus... | Spiritus Sancte, Deus... | Sancta Trinitas, unus Deus...

Santi: vergine (Maria, Dei Genetrix, Virgo virginum), angeli e arcangeli, il Battista, Giuseppe, patriarchi e profeti d'Israele (Abramo...), apostoli ed evangelisti (Pietro...), martiri (Stefano...), confessori (Silvestro...), fondatori di ordini (Benedetto...) e le sante (Maria Maddalena...), seguiti da ora pro nobis

Suppliche: di liberazione e misteri della Redenzione, seguiti da libera nos Domine

Omnes Sancti et Sanctae Dei, intercedite pro nobis | Propitius esto, parce nos, Domine | Propitius esto, exaudi nos, Domine | Ab omni malo, libera nos, Domine | Ab omni peccato ...

– d'intercessione (ektenia), seguita da te rogamus, audi nos

Peccatores... | Ut nobis parcas...

Conclusione: Agnus Dei, Kyrie, Padre Nostro, Salmo 69

– versetti d'invocazione: V. Salvos fac servos tuos | R. Deus meus, sperantes in te ...

– collette sacerdotali di conclusione

Perché l'umanità ha sempre scritto canzoni? Per riconoscimento sociale? Economico? Perché non ne può fare a meno?

Guido Gozzano, Il commesso farmacista (1911) | Anastasio, L'arte e l'utile (2023)

La forma è strumento per appropriarsi del tempo.

da D. Daolmi, Storia della musica (Le Monnier, 1919), p. 8.

Per un approfondimento: Walter Burkert, La creazione del sacro (Adelphi 2004)

Anche dare forma a un testo significa farlo proprio: un buon metodo di studio di un saggio è proprio quello di a) scomporlo in porzioni, b) attribuire a ciascuna un significato, c) metterlo in relazione con il tutto. Il pdf qui allegato può essere un utile esempio per esercitarsi a comprendere un testo e ragionare sull'utilità della forma.

I tre elementi discriminanti della forma-canzone sono: a) presenza/assenza del refrain (o ritornello/ripresa), b) contrapposizione strofa/ritornello, c) strofa divisa o continua

Ritornello/refrain

Testo e musica sempre uguali | in genere dopo la strofa | tema riconoscibile (hook) | funzione compartecipativa del ritornello

 

Caparezza, Fuori dal tunnel (2003) | rif. a Il prigioniero (1968) | plagiata dai The Flowers, gruppo cinese e inserita nel disco Blooming dinasty (2005)

Fuori dal tunnel

Sono fuori dal tunnel del divertimento
quando esco di casa e mi annoio sono molto contento
Di te che spendi stipendi, stipato in posti stupendi
tra culi su cubi succubi di beat orrendi
succhi brandy e ti stendi, dandy, non mi comprendi, senti
tu non ti offendi
se ti dico che sei trendy
Prendi me, per esempio, non mi stempio per un tempio
del divertimento, e
ssendo amico di Baldan Bembo
sono "un silenzio che può diventare musica"
se rimo sghembo su qualsiasi tempo che sfrequenzo
Collaudo l'autoradio, nell'auto cauto resto
faccia a faccia con una focaccia, altro che lauto pasto
Capomastro
con validi manovali ricostruisco
gli argini di una giornata ai margini della disco
E mi stupisco quando si uniscono al banchetto
che imbastisco
, che dopo mischiano il brachetto
e non capisco
com'è che si finisce a parlare
di Jeeg Robot
e delle Strade di San Francisco
Sono fuori ...
Mi piace il cinema e parecchio, per questo mi chiamano vecchio
è da giovani spumarsi e laccarsi davanti allo specchio
sono vecchio, punto, e prendo spunto dal tuo unto ciuffo
mi sento stretto come quando inchiappetto un puffo — oh, io odio Caparezza!
Sbuffo pensando a serate-tipo, del tipo
"che facciamo?" Io ho una Tipo di seconda mano
che mi fa da pub, da disco e da divano
sono qua, come un'allodola, questo è il mio ramo
Io, immune al pattume della tv di costume
in volo senza piume in un volume di fumetti sotto il lume
e non c'è paragone, basta una birra in fermentazione
e la tipa in fibrillazione per la nuova posizione
M'attizza la zizza piena, mi delizia la tizia oscena
ho fame, no problema, se mi sfizia la pizza a cena
serate a tema ben accette, salame a fette spesse
VHS e se non bastasse su le casse
Sono fuori ...
Gli incontri, gli scontri, lo scambio di opinioni
persone che son fatte di nomi e cognomi
Venghino signori che qui c'è il vino buono
le pagine del libro e le melodie del suono
Si vive di ricordi, signori, e di giochi
di abbracci sinceri, di baci e di fuochi
di tutti i momenti tristi e divertenti
e non di momenti tristemente divertenti

Bartolomeo Tromboncino, Alla guerra (ca 1490) | Petrucci 1504 | Bossiniensis 1509 — Teresa Nesci, 2004 | Les Nations, 2023

Ambiguità fra ripresa, ritornello, refrain, strofa corta. Uso del refrain tratto dalla prima strofa.

Alla guerra

 
Alla guerra alla guerra | ch’Amor non vuol più pace
ma sempre più tenace | [or mi prepara guerra]
6'|6'
Alla guerra alla guerra | ch’amor non vuol più pace  
Questa guerra è mortale | per un ardente strale
cagion d’ogni mio male | per farme sempre guerra
 
Alla guerra ...  
Io non trovo arma forte | che vietar possa morte
invan batto alle porte | non di pace ma de guerra
 
Alla guerra ...  
Or son vinto in tutto | preso arso e distrutto
questo è d’Amor il frutto | che sempre me fa guerra
 
Alla guerra ...  
Ma la cagion vo’ dire | poi ch'io deggio morire
e un secreto scoprire | cagion di tanta guerra
 
Alla guerra ...  
Una a chi servo fede | che ’l mio dolor non vede
al fin per mia mercede | mi fa con morte guerra
 
Alla guerra ...  
Ma se 'l tuo dur concetto | non m’ha qualche rispetto
temo che po’ un dispetto | finirà l’aspra guerra
 
Alla guerra ...  

O mi dulcissime, da Carmina Burana (xiii sec.) Orff 1937 | Boston Camerata 1996 | Qntal 2017 | Quercus 2020

La creazione di canzoni prodotta per imprestiti e contrafacta

O mi dulcissime

 

1937

1996

2017

2020

i. O mi dilectissima | vultu serenissima
et mente legis sedula | ut mea refert littera
O mia dilettissima, con sereno sguardo
e mente, leggi attentamente cosa dice la mia lettera
       
Mandaliet mandaliet | min geselle chovmet niet Canzoncina canzoncina, il mio amore non viene        
ii. Que est hec puellula | – dixi – tam precandida
in cuius nitet facie | candor cum rubedine?
Com'è questa ragazza – dissi – così innocente
nel cui volto risplende biancore e rossore?
       
Mandaliet...          
iii. Vultus tuus indicat | quanta sit nobilitas
que in tuo pectore | lac miscet cum sanguine
Il tuo viso dice quanto sia nobile ciò
che mescola nel tuo seno il latte al sangue
       
Mandaliet...          
iv. Que est hec puellula | dulcis et suavissima?
eius amore caleo | quod vivere vix valeo
Com'è questa ragazza doce e soavissima
M'esalta il suo amore che a stento riesco a vivere
       
Mandaliet...          
v. Circa mea pectora | multa sunt suspiria
de tua pulchritudine | que me ledunt misere
Dal mio petto tanti sono i sospiri
per la tua bellezza, che mi fanno persino male
       
Mandaliet...          
vi. Tui lucent oculi | sicut solis radii
sicut splendor fulguris | qui lucem donat tenebris
I tuoi occhi brillano come i raggi del sole
come fulmine splendente che dà la luce alle tenebre
       
Mandaliet...          
vii. Vellet Deus, vellent di | quod mente proposui
ut eius virginea | reserassem vincula
Voglia dio e gli dei, come ho immaginato
che la sua verginità allenti le catene
       
Mandaliet...          
viii. Ich wil truren varen lan | uf die heide sul wir gan
vil liebe gespilen min | da seh wir der blumen schin
Voglio abbandonare la tristezza, andiamo al caldo
cari miei compagni, dove vedremo fulgidi fiori
       
Ich sage dir, ih sage dir | min geselle chum mit mir Te l'ho detto, te l'ho detto, amico, vieni con me        
ix. Sůziv Minne, raine Min | mache mir ein chrenzelin
daz sol tragen ein stolzer man | der wol wiben dienen chan
Dolce amore, puro amore, fammi una ghirlanda
che indossa un uomo orgoglioso di chi ama
   
 
Ich sage dir...          

Frühlingslied (Qntal)

   
Ich wil trûren varen lân | Ûf die heide sul wir gân | Vil liebe gespilen mîn | Da seh wir der bluomen schîn
Sůziv Minne, raine Min | Mache mir ein chrenzelîn | Daz sol tragen ein stolzer ma | Der wol wîben dienen chan
Frigus hinc est horridum | Tempus adest floridum | Veris ab instantia | Tellus iam fit gravida
Ich sage dir, ich sage dir | Mîn geselle, chum mit mir
Sůziv Minne…
Ich wil trûren…
str. viii
str. ix
da altro brano dei CB
refrain
str. ix
str. viii
 
Et s'est vestu de brouderie | De soleil luyant, cler et beau [2]
[= 2]
Le temps a laissié son manteau | De vent, de froidure et de pluye [1]
[= 2]
Il n'y a beste, ne oyseau | Qu'en son jargon ne chante ou crie [3]
[= 1]
[= 1]
Rondeau di Carlo di Valois-Orléans (1349-1465):
1. Le temps a laissé son manteau | De vent, de froidure et de pluie
2. Et s'est vêtu de broderie | De soleil luisant, clair et beau
3. Il n'y a bête ni oiseau | Qu'en son jargon ne chante ou crie
4. Le temps a laissé son manteau | De vent, de froidure et de pluie
5. Rivière, fontaine et ruisseau | Portent, en livrée jolie
6. Gouttes d'argent, d'orfèvrerie | Chacun s'habille de nouveau
7. Le temps a laissé son manteau | De vent, de froidure et de pluie
8. Et s'est vêtu de broderie | De soleil luisant, clair et beau

—α
—β
α
—α
α
β
—α
—β
  Rondò intonato da Debussy (), da Polnareff (1970: )
e di recente da Serge Arbiol (2016: | )
Arbiol: 1 (a) 2 (b) 1 2 | 3 (c) | 5 (a) 6 (b) 5 6 | 3
 

Necessità del ritornello

 

Domenico Modugno, Nel blù dipinto di blù (1958) | cover Dean Martin (1958) | cover David Bowie (1986)

Diverso ruolo del ritrnello nelle cover americane/inglesi

Nel blù dipinto di blù

 
Penso che un sogno così non ritorni mai più Mi dipingevo le mani e la faccia di blu Poi d'improvviso venivo dal vento rapito E incominciavo a volare nel cielo infinito òooòooòooòooò

òooòooòooòooòo
Volare cantare nel blu | dipinto di blu
felice di stare lassù
E volavo volavo felice più in alto del sole
ed ancora più su Mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù Una musica dolce suonava soltanto per me
Volare cantare nel blu | dipinto di blu
felice di stare lassù
–oòooòooò| oòooò
–oòooòooò
ooòooòooòooòooòooòooò
ooòooòooòooòooò
ooòooòooòooòooò
Ma tutti i sogni nell'alba svaniscon perché Quando tramonta la luna li porta con sé Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli Che sono blu come un cielo trapunto di stelle  
Volare cantare nel blu | degli occhi tuoi blu
felice di stare laggiù E continuo a volare felice più in alto del sole ed ancora più su Mentre il mondo pian piano scompare negli occhi tuoi blù La tua voce è una musica dolce che suona per me
Volare cantare nel blu | degli occhi tuoi blu
felice di stare laggiù
 

Luigi Tenco, Ciao amore ciao (1967) | Li vidi tornare | (stesura originale)

Ciao amore ciao (vers. per Sanremo)

 

Li vidi tornare

La solita strada | bianca come il sale
Il grano da crescere | i campi da arare
Guardare ogni giorno | se piove o c'è il sole
Per saper se domani | si vive o si muore
E un bel giorno dire basta \ e andare via
oòooòo|òoooòo
oòooò8|oòooòo
oòooòo|oòooòo
8òooòo|oòooòo
8òoòoòo òoòoòo
Li vidi passare | vicino al mio campo
ero un ragazzino | stavo lì a giocare
Erano trecento | eran giovani e forti [a]
andavano al fronte | col sole negli occhi
E cantavano tutti in coro
Ciao amore   Ciao amore
Andare via lontano | cercare un altro mondo
Dire addio al cortile | andarsene sognando
oòoòoòo|oòoòoòo
ooòooòo|oòoòoòo
Avrei dato la vita | per essere con loro
dicevano domani | domani torneremo
E poi mille strade | grigie come il fumo
In un mondo di luci | sentirsi nessuno
Saltare cent'anni | in un giorno solo
Dai carri dei campi | agli aerei nel cielo
E non capirci niente \ e aver voglia di tornare da te
oòooòo|òoooòo
8òooòo|oòooòo
oòooòo|oòooòo
oòooòo|8òooòo
oòoòoòo ooòoooòooò
Aspettai domani | per giorni e per giorni
col sole nei campi | e poi con la neve
Chiedevo alla gente | quando torneranno
la gente piangeva | senza dirmi niente
E da solo io cantavo in mezzo ai prati
Ciao amore   Ciao amore
Non saper fare niente | in un mondo che sa tutto
E non avere un soldo | nemmeno per tornare
ooòooòo|8òoòoòo
oòoòoòo|oòoòoòo
Ma una sera ad un tratto | chiusi gli occhi e capii
e quella notte in sogno | io li vidi tornare
Ciao amore   Ciao amore

a. Rif. la Spigolatrice di Sapri

Luigi Mercantini, La spigolatrice di Sapri (1858) | musica di Michele Novaro

L'episodio rientra fra quelli che auspicavano l'unità d'Italia (moti risorgimentali): ebbe esito fallimentare. Doveva indurre il Regno borbonico delle Due Sicilie alla ribellione. L'insurrezione progettata da Mazzini via Carlo Pacane partire il 25 giugno 1857 da Genova in piroscafo con centinaia di uomini per approdare a Sapri. Le autorità riuscirono a fermare gli insorgenti aizzando la popolazione contro di loro. Pisacane si sucidò. La ballata fu scritta l'anno dopo da Mercatini (contestualmente all'Inno a Garibaldi) e musicata da Michele Novaro (Genova ca 1870) e dal marchigiano Alessandro Togni (1888).

La spigolatrice di Sapri

Eran trecento eran giovani e forti | e sono morti
Me ne andava al mattino a spigolare | quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore | e alzava una bandiera tricolore.
All’isola di Ponza si è fermata | è stata un poco e poi si è ritornata;
s’è ritornata ed è venuta a terra | sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.
Sceser con l’armi e a noi non fecer guerra | ma s’inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso: | tutti aveano una lagrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane, | ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido: | “Siam venuti a morir pel nostro lido”.
Quel giorno mi scordai di spigolare, | e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontrâr con li gendarmi, | e l’una e l’altra li spogliâr dell’armi:
ma quando fûr della Certosa ai muri, | s’udirono a suonar trombe e tamburi;
e tra ’l fumo e gli spari e le scintille | piombaron loro addosso più di mille.
Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro | un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano, | gli chiesi: “Dove vai, bel capitano?”
Guardommi, e mi rispose: “O mia sorella, | Vado a morir per la mia patria bella”.
Io mi sentii tremare tutto il core, | né potei dirgli: “V’aiuti il Signore!”
Eran trecento e non voller fuggire, | parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano, | e avanti a loro correa sangue il piano:
fin che pugnar vid’io per lor pregai, | ma a un tratto venni men, né più guardai:
io non vedea più fra mezzo a loro | quegli occhi azzurri e quei capelli d’oro.
Eran trecento eran giovani e forti | e sono morti

B. Metrica

Nozioni base (da Sambugar, Armonia e stile)

La canzone può adottare un metro letterario oppure no, ma in ogni caso risponde della regolarità della musica.

1. Metro regolare (Nilla Pizzi) | 2. Metro irregolare, toniche adattate (Guccini) | 3. Metro aderente alle toniche (De André) | 4. Metro irregolare e toniche sfalsate (PTN)

Grazie dei fior (Nilla Pizzi, 1951) | L'avvelenta (Guccini, 1976) | La guerra di Piero (De André, 1966) | Scatole (Pinguini tattici Nucleari, 2019) | Generale (De Gregoori, 1978)

Grazie dei fior

 
Tanti fiori | In questo giorno lieto ho ricevuti
Rose rose | Ma le più belle le hai mandate tu
intro
Grazie dei fior | Fra tutti gli altri li ho riconosciuti
Mi han fatto male, eppure li ho graditi | Son rose rosse e parlano d'amor
ritornello
E grazie ancor | Che in questo giorno tu m'hai ricordato
Ma se l'amore nostro s'è perduto | Perché vuoi tormentare il nostro cuor?
ritornello
In mezzo a quelle rose | Ci sono tante spine
Memorie dolorose | Di chi ha voluto bene
Son pagine già chiuse | Con la parola fine
ponte (strofa)
Grazie dei fior ...
ritornello
Grazie dei fior | E addio per sempre addio senza rancor
chiusa

L'avvelenata

     
Ma s'io avessi previsto tutto questo | dati causa e pretesto | le attuali conclusioni
Credete che per questi quattro soldi | questa gloria da stronzi | avrei scritto canzoni
Va beh lo ammetto che mi son sbagliato | e accetto il crucifige e così sia
Chiedo tempo son della razza mia | per quanto grande sia | il primo che ha studiato
aab
ccb
de
ed
α
α
β
endecasillabo | settenario | settenario
idem
endecasillabo | endecasillabo
endecasillabo | settenario | settenario
Mio padre in fondo aveva anche ragione | a dir che la pensione | è davvero importante
Mia madre non aveva poi sbagliato | a dir che un laureato | conta più d'un cantante
Giovane e ingenuo ho perso la testa | sian stati i libri o il mio provincialismo
E un cazzo in culo e accuse d'arrivismo | dubbi di qualunquismo | son quello che mi resta
     
Voi critici voi personaggi austeri | militanti severi | chiedo scusa a vossìa
Però non ho mai detto che a canzoni | si fan rivoluzioni | si possa far poesia
Io canto quando posso come posso | quando ne ho voglia senza applausi o fischi
Vendere o no non passa fra i miei rischi | non comprate i miei dischi | e sputatemi addosso
     
Secondo voi ma a me cosa mi frega | di assumermi la bega | di star quassù a cantare
Godo molto di più nell'ubriacarmi | oppure a masturbarmi | o al limite a scopare
Se son d' umore nero allora scrivo | frugando dentro alle nostre miserie
Di solito ho da far cose più serie | costruir su macerie | o mantenermi vivo
     
Io tutto io niente io stronzo io ubriacone | io poeta io buffone | io anarchico io fascista
Io ricco io senza soldi io radicale | io diverso ed io uguale | negro ebreo comunista
Io frocio io perché canto so imbarcare | io falso io vero io genio io cretino
Io solo qui alle quattro del mattino | l'angoscia e un po' di vino | voglia di bestemmiare
     
Secondo voi ma chi me lo fa fare | di stare ad ascoltare | chiunque ha un tiramento?
Ovvio il medico dice "sei depresso" | nemmeno dentro al cesso | possiedo un mio momento
Ed io che ho sempre detto che era un gioco | sapere usare o no di un qualche metro
Compagni il gioco si fa peso e tetro | comprate il mio didietro | io lo vendo per poco
     
Colleghi cantautori eletta schiera | che si vende alla sera | per un po' di milioni
Voi che siete capaci fate bene | aver le tasche piene | e non solo i coglioni
Che cosa posso dirvi? Andate e fate | tanto ci sarà sempre lo sapete
Un musico fallito un pio un teorete | un Bertoncelli o un prete | a sparare cazzate
     
Ma s'io avessi previsto tutto questo | dati causa e pretesto | forse farei lo stesso
Mi piace far canzoni e bere vino | mi piace far casino | poi sono nato fesso
E quindi tiro avanti e non mi svesto | dei panni che son solito portare
Ho tante cose ancora da raccontare |per chi vuole ascoltare | e a culo tutto il resto
     

La guerra di Piero

 
Dormi sepolto \ in un campo di grano | Non è la rosa \ non è il tulipano | Che ti fan veglia \ dall'ombra dei fossi | Ma son mille \ papaveri rossi –β
Lungo le sponde \ del mio torrente | Voglio che scendano \ i lucci argentati | Non più i cadaveri \ dei soldati | Portati in braccio \ dalla corrente
Così dicevi \ ed era d'inverno | E come gli altri \ verso l'inferno | Te ne vai triste \ come chi deve | Il vento ti sputa \ in faccia la neve
α
α
Fermati Piero \ fermati adesso | Lascia che il vento \ ti passi un po' addosso | Dei morti in battaglia \ ti porti la voce | Chi diede la vita \ ebbe in cambio una croce
–β
Ma tu non lo udisti \ e il tempo passava | Con le stagioni \ a passo di giava | Ed arrivasti \ a passar la frontiera | In un bel giorno \ di primavera
E mentre marciavi \ con l'anima in spalle | Vedesti un uomo \ in fondo alla valle | Che aveva il tuo stesso \ identico umore | Ma la divisa \ di un altro colore
α
α
Sparagli Piero \ sparagli ora | E dopo un colpo \ sparagli ancora | Fino a che tu non \ lo vedrai esangue | Cadere in terra \ a coprire il suo sangue
–β
E se gli sparo \ in fronte o nel cuore | Soltanto il tempo \ avrà per morire | Ma il tempo a me \ resterà per vedere | Vedere gli occhi \ di un uomo che muore
E mentre gli usi \ questa premura | Quello si volta \ ti vede e ha paura | Ed imbracciata \ l'artiglieria | Non ti ricambia \ la cortesia
α
α
Cadesti a terra \ senza un lamento | E ti accorgesti \ in un solo momento | Che il tempo non \ ti sarebbe bastato | A chiedere perdono \ per ogni peccato
Cadesti a terra \ senza un lamento | E ti accorgesti \ in un solo momento | Che la tua vita \ finiva quel giorno | E non ci sarebbe \ stato un ritorno
–β
–β
Ninetta mia \ a crepare di maggio | Ci vuole tanto \ troppo coraggio | Ninetta bella \ dritto all'inferno | Avrei preferito \ andarci in inverno
E mentre il grano \ ti stava a sentire | Dentro alle mani \ stringevi il fucile | Dentro alla bocca \ stringevi parole | Troppo gelate \ per sciogliersi al sole
α
α
Dormi sepolto \ in un campo di grano | Non è la rosa \ non è il tulipano | Che ti fan veglia \ dall'ombra dei fossi | Ma sono mille \ papaveri rossi –β

Scatole

oòoòoòoòoòo|–oòoòoòo|òoòoòoòo  
Mio padre ha sempre fatto il muratore | odia chi si lamenta | chi sta zitto, gli ottimisti
Ha sempre poco tempo per l'amore | e tutte le altre cose | inventate dai comunisti
Il suo diploma da geometra sta appeso | in soffitta da vent'anni | in una teca polverosa
E da piccolo sognavo anch'io di avere | una teca che dicesse | che so fare qualche cosa


§òoòoòoòoòo|–oòoòoòo|–§òoòoòo
 
Lui avrebbe voluto che facessi | gli studi d'architetto | oppure da ingegnere
Ma io volevo fare il musicista | a suonare la chitarra | passavo le mie sere
Ricordo un giorno mi prese da parte | mi disse "Non capisci | proprio un cazzo della vita
Perché solo a chi si sporca le mani | è concesso il privilegio | di avere una coscienza pulita"



oòoòoòoòoòo|–8òoòoòo|–oò§ò8òo
 
Sì, ma io non sono come te | Di quello che sarò tu che ne sai?
Sì, ma io non sono come te | Vedi di non dimenticarlo mai
   
Ero un po' come un testimone di Geova | il mio futuro spesso | suonava al campanello
Ed io non ci provai neanche ad aprire | solo per diventare | un ingegnere o un architetto
Io volevo far piangere la gente | e davanti a dei mattoni | nessuno si commuove
Perché le case in fondo sono solo scatole | dove la gente si rifugia | quando fuori piove


–òoò8òoòoòo|–8òoòoòo|–oòoòoòo
§òoòoòoòoò8|–§òoòoòo|—òoòoòo
 
E poi un giorno sono andato a Londra | era per studiare musica | all'Università
E durante gli anni tra un esame e l'altro | ho ripensato spesso | alle parole di papà
–òoòoòoòoòo|–8òoòoò8|–oòoòoò
8òoòoòoòoòo|–oòoòoòo|–§òoòoò
 
Sì, ma io non sono come te | Di quello che sarò tu che ne sai?
Sì, ma io non sono come te | Vedi di non dimenticarlo mai
   
E adesso-anche-io c'ho una soffitta | ed un pezzo di carta | in una teca pulita
E non faccio l'architetto o l'ingegnere | mio padre in qualche modo | ha accettato la mia vita
Gli dicevo, "Io non sono come te | io sono diverso | io sono migliore"
Ma le canzoni in fondo sono solo scatole | dove la gente si rifugia | quando fuori piove


8òoò8òoòoòo|—òoòoòo|—òoòoòo
§òoòoòoòoò8|–§òoòoòo|—òoòoòo
 

Il rapporto fra metro (testuale) e accento può prevedere elementi non coincidenti, a parte gli accenti forti, che in genere coincido con la battuta, quelli deboli non corrispondere sempre con gli accenti musicali: nel caso che segue (Generale di De Gregori) fra idue accenti per emistichio il primo (debole) a volte non è sintattico, mentre il secondo (forte) lo è sempre. Tuttavia l'ultimo accento di fine verso (il quarto) è anticipato. Il passo è binario fra i due accenti dell'emisticio (a volte ipermetro, indicato con '8'), e prevalentemente quaternario fra gli emistichi. Si nota inoltre nel penultimo verso dell'ultima strofa la soppressione di una battatuta e la conseguente compressione della distribuzione delle sillabe.

Generale

 
Generale \ dietro la collina | Ci sta la notte \ crucca e assassina
E in mezzo al prato \ c'è una contadina | Curva sul tramonto, sembra una bambina
Di cinquant'anni \ e di cinque figli | Venuti al mondo \ come conigli
Partiti al mondo \ come soldati | E non ancora tornati
ooòo\òoooòo|–oòoòo\òoooòo
oòoòo\ooooòo|ooooòo\òoooòo
oòoòo\ooòoòo|–oòoòo\–òooòo
oòoòo\–òooòo|o8ò8òo–———
Generale \ dietro la stazione | Lo vedi il treno \ che portava al sole?
Non fa più fermate \ neanche per pisciare | Si va dritti a casa \ senza più pensare
Che la guerra è bella \ anche se fa male | Che torneremo \ ancora a cantare
E a farci fare \ l'amore l'amore | Dalle infermiere
ooòo\òoooòo|–oòoòo\ooòoòo
ooooòo\òoooòo|ooòoòo\òoooòo
ooòoòo\òoooòo|–oooòo\–oò8òo
oòoòo\–oòoòo|–òooòo–———
Generale \ la guerra è finita | Il nemico è scappato \ è vinto è battuto
Dietro la collina \ non c'è più nessuno | Solo aghi di pino \ e silenzio e funghi
Buoni da mangiare \ buoni da seccare | Da farci il sugo \ quando viene Natale
Quando i bambini \ piangono e a dormire | Non ci vogliono andare
ooòo\–oò8òo|ooò8òo\–oò8òo
ooooòo\ooooòo|ooò8òo\ooòoòo
òoooòo\òoooòo|–oòoòo\òoò8òo
oooòo\òoooòo|òoò8òo–———
Generale \ queste cinque stelle | Queste cinque lacrime \ sulla mia pelle
Che senso hanno \ dentro al rumore | Di questo treno \ che è mezzo vuoto
E mezzo pieno \ e va veloce | Verso il ritorno \ tra due minuti
È quasi giorno \ è quasi casa | È quasi amore
ooòo\òoòoòo|òoòoò8\–òooòo
oòoòo\—o8òo|–oòoòo\–oòoòo
oòoòo\–oooòo|–òooòo\–oòoòo
oòoòo\–oòoòo|–oòoòo–———

C. Barform

George Brassens, La mauvaise réputation (1952) | Max Gazzé,

La mauvaise réputation

 

 

Au village, sans prétention | J'ai mauvaise réputation
Qu'je me démène ou que je reste coi | Je passe pour un je-ne-sais-quoi
Je ne fais pourtant de tort à personne | En suivant mon chemin de petit bonhomme
α
α
β
Nel villaggio, senza pretese, ho una cattiva reputazione
Sia che mi dia da fare, sia che tenga la bocca chiusa, sono visto come uno strano
Ma non faccio male a nessuno, andando avanti per la mia strada
Mais les braves gens n'aiment pas que | L'on suive une autre route qu'eux
Tout le monde médit de moi | Sauf les muets, ça va de soi
R Ma alla brava gente non piace quando prendo una via diversa dalla loro
Tutti parlano male di me, tranne gli stupidi naturalmente
Le jour du 14 juillet | Je reste dans mon lit douillet
La musique qui marche au pas | Cela ne me regarde pas
Je ne fais pourtant de tort à personne | En n'écoutant pas le clairon qui sonne
  Il 14 luglio resto nel mio letto accogliente
Non è affar mio la musica che sto ascoltando
Ma non faccio male a nessuno indifferente allo squillo della tromba
Mais les brave gens ...    
Quand j'croise un voleur malchanceux | Poursuivi par un cul-terreux
J'lance la patte et, pourquoi le taire? | Le cul-terreux se retrouve par terre
Je ne fais pourtant de tort à personne | En laissant courir les voleurs de pommes
  Quando mi imbatto in un povero ladro, inseguito da un contadino
Allungo la gamba, perché no? | Il contadino cade a terra
Non faccio del male a nessuno | Lascio vivere i ladri di mele
Mais les brave gens ...    
Pas besoin d'être Jérémie | Pour deviner le sort qui m'est promis
S'ils trouvent une corde à leur goût | Ils me la passeront au cou
Je ne fais pourtant de tort à personne | En suivant les chemins qui ne mènent pas à Rome
  Non c'è bisogno di essere Geremia per indovinare il mio destino
Se troveranno una corda ce me la metteranno al collo
Ma non faccio male a nessuno, seguendo strade che non vanno a Roma.
Mais les brave gens n'aiment pas que | L'on suive une autre route qu'eux
Tout le monde viendra me voir pendu | Sauf les aveugles, bien entendu
  Ma alla brava gente non piace quando prendo una via diversa dalla loro
Tutti verranno a vedermi impiccato, tranne i ciechi naturalmente

Sotto casa

   
Apra la sua porta faccia presto non importa cosa crede lei di questo movimento ma l'avverto che al suo
posto non ci penserei due volte dato l'imminente arrivo di Gesù — perché poi non torna più
Mi son reso conto che serpeggia tra i credenti il malcontento per la pioggia di mancati appuntamenti nei mil-
lenni ma si metta nei suoi panni quell'incetta di pianeti da salvare [di pianeti da salvare]
α
α
β
α
Possa la bontà del vostro cuore riscoprire che la verità si cela spesso dentro una persona sola e
non è tanto il sesso a consolare l'uomo dal suo pianto ma l'amore buono ed il perdono santo del signore
Lasci che le spieghi in due parole com'è facile sentire gli echi bassi ed immorali di comportamenti
frivoli e meschini quali certi omìni in abito da donna: la vergogna che neanche gli animali
  α
Apri un istante e ti farò vedere io | Che nasce sempre il sole dove cerco Dio
In tutti i poveretti che hanno perso | Il senso immenso della vita
Non chiedo mica un regno intero dico io | Sono un indegno messaggero e cerco Dio
In chi vendette onore per denaro | E ora nel cuore mette un muro
  β
Lei non si dimostra illuminato dalla grazia della vostra Santa Vergine Maria Lo chiami pure se ri-
tiene il capo della polizia ma a chi conviene tutta quella baraonda se l'ozono si è ridotto a un cola-
brodo e basta un solo farabutto a fare in modo che dell'uomo non rimanga neanche l'ombra e poi ficcatevelo in
testa non si viene al mondo tanto per godere ma soltanto perché un bene superiore ci ha creati
   
Apri un istante…    
So che sei lì dentro non ti muovi ma ti sento oggi te la cavi sì — ma non finisce qui    
In tutti i poveretti che hanno perso | Il senso immenso della vita
Non chiedo mica un regno intero dico io | Sono un indegno messaggero e cerco Dio
In chi vendette onore per denaro | E ora nel cuore mette un muro
   

 

Daniele Silvestri, Insieme | dal Cd Sig. Dapatas (1999)

Insieme

     
i. Insieme guardiamo | lo stesso orizzonte
Insieme magari | ma stando di fronte
Così ci impalliamo|e si rompe l'incanto
Sarebbe importante | amarsi di fianco
a
a
b
b
α

α
oòooòo|oòooòo
oòooòo|oòooòo
oòooòo|oòooòo
oòooòo|oòooòo
Avere il coraggio | di lasciarsi una mano
Che tanto con l'altra | ci rassicuriamo
Così se da un lato|abbracciamo la vita
Dall'altro | stringiamo le dita
c
c
d
d
β oòooòo|8òooòo
oòooòo|oòooòo
oòooòo|oòooòo
        oòo|oòooòo
ii. Avevo due amici | che parlavano appena
E per troppo rispetto | si amavano di schiena
Ognuno pensava | che l'altro ridesse
E invece piangevano | che pareva piovesse
       oòooòo|8òooòo
ooòooòo|oò8oòo
   oòooòo|oòooòo
oòooòò8|8òooòo
C'è gente che si ama | divisa da un muro
O da dietro la porta | per stare al sicuro
Ma se la porta si apre | è successo anche a me
Puoi scoprire | che l'altro non c'è
    oòooòo|oòooòo
ooòooòo|oòooòo
oooòooòo|8òooò
ooòo|oòooò

 

Cole Porter, So in love (Kiss me Kate, 1947) — Barform estesa (ααβα) o bridge?

So in love

   
Strange dear, but true dear
When I'm close to you, dear
The stars fill the sky
So in love with you am I
α Strano, ma vero, caro/a
Quando sono vicino a te, caro/a
le stelle riempiono il cielo
Così innamorato/a di te son'io
Even without you
My arms fold about you
You know darling why
So in love with you am I
α Anche senza di te
Le mie braccia si stringono intorno a te
Tu sai, amore, perché
Così innamorato/a di te son'io
In love with the night mysterious
The night when you first were there
In love with my joy delirious
When I knew that you could care
β Innamorato/a della notte misteriosa
La notte in cui tu eri lì per la prima volta
Innamorato/a della mia gioia delirante
Quando sapevo che potevi preoccuparti
So taunt me, and hurt me
Deceive me, desert me
I'm yours, till I die
So in love with you, my love, am I
α Così mi hai preso in giro e mi hai ferito
Ingannami, abbandonami
Sono tuo/a fino alla morte
Così innamorato/a di te, amore mio, son'io

 

Le amants d'un jour (testo: Claude Delécluse, Michèle Senlis, musica: Marguerite Monnot) | Edith Piaf (1956)
Albergo a ore (trad. Herbert Pagani) | Herbert Pagani (1969) | Gino Paoli (2013)

Le amants d'un jour

   

Albergo a ore

Moi, j'essuie les verres | Au fond du café
J'ai bien trop à faire | Pour pouvoir rêver
Et dans ce décor | Banal à pleurer

Il me semble encore | Les voir arriver
Io pulisco i bicchieri, i fondi di caffè
Ho troppe cose da fare per sognare
E in questo ambiente singhiozzante e banale
Mi sembra di vederli ancora arrivare
γ

γ
Io lavoro al bar | di un albergo a ore
Porto su il caffè | a chi fa l'amore
Vanno su e giù | coppie tutte uguali
Non le vedo più | manco con gli occhiali
Ils sont arrivés | Se tenant par la main
L'air émerveillé | De deux chérubins
Portant le soleil | Ils ont demandé
D'une voix tranquille | Un toit pour s'aimer
Sono arrivati tenendosi per mano
L'aria di meraviglia dii due cherubini
Che portano il sole, hanno chiesto
Con voci sommesse un tetto per amarsi
α

α
Ma sono rimasto | lì come un cretino
Vedendo quei due | arrivare un mattino
Puliti, educati | sembravano finti
Sembravano proprio | due santi dipinti
Au coeur de la ville | Et je me rappelle
Qu'ils ont regardé | D'un air attendri
Nel cuore della città, e mi ricordo
Che hanno guardato con occhi teneri
β M'han chiesto una stanza | gli ho fatto vedere
La meno schifosa | la numero tre
La chambre d'hotel | Au papier jauni
Et quand j'ai fermé | La porte sur eux
Y avait tant de soleil | Au fond de leurs yeux
Que ça m'a fait mal | Que ça m'a fait mal
La stanza d'albergo con la carta ingiallita
E quando ho chiuso la porta su di loro
C'era così tanto sole nei loro occhi
Che mi fece male
α

α
E ho messo nel letto | i lenzuoli più nuovi
Poi come San Pietro | gli ho dato le chiavi
Gli ho dato le chiavi | di quel paradiso
E ho chiuso la porta | sul loro sorriso
Moi, j'essuie les verres | Au fond du café
J'ai bien trop à faire | Pour pouvoir rêver
Et dans ce décor | Banal à pleurer

C'est corps contre corps | Qu'on les a trouvés



Li abbiamo trovati corpo contro corpo
  Io lavoro al bar | di un albergo a ore
Porto su il caffè | a chi fa l'amore
Vanno su e giù | coppie tutte uguali
Non le vedo più | manco con gli occhiali

On les a trouvés | Se tenant par la main
Les yeux refermés | Vers d'autres matins
Remplis de soleil | On les a couchés
Unis et tranquilles | Dans un lit creusé
Li abbiamo trovati che si tenevano la mano
Occhi chiusi di nuovo | Verso altre mattine
Pieni di sole, li abbiamo adagiati
Uniti e tranquilli in un letto vuoto
  Ma sono rimasto | lì come un cretino
Aprendo la porta | in quel grigio mattino
Se n'erano andati | in silenzio perfetto
Lasciando soltanto | i due corpi nel letto
Au coeur de la ville | Et je me rappelle
Avoir refermé | Dans le petit jour
Nel cuore della città, emi ricordo
di aver chiuso al mattino presto
  Lo so che non c'entro | però non è giusto
Morire a vent'anni | e poi proprio qui
La chambre d'hotel | Des amants d'un jour
Mais ils m'ont planté | Tout au fond du coeur
Un goût de leur soleil | Et tant de couleurs
Que ça me fait mal | Que ça me fait mal
La stanza d'albergo degli amanti di un giorno
Ma mi hanno lasciato nel profondo del cuore
Un assaggio del loro sole e così tanti colori
Che mi fa male
  Me Ii hanno incartati | nei bianchi lenzuoli
E l'ultimo viaggio | l'han fatto da soli
Né fiori né gente | soltanto un furgone
Ma là dove stanno | staranno benone
Moi, j'essuie les verres | Au fond du café
J'ai bien trop à faire | Pour pouvoir rêver
Et dans ce décor | Banal à pleurer

Y a toujours dehors | La chambre à louer



È sempre vuota la stanza d'affittare
  Io lavoro al bar di un albergo ad ore
Portò su il caffè a chi fa l'amore

Io sarò un cretino, ma chissà perché
Non mi va di dare la chiave del tre

L'introduzione di Paoli è un po' come la razo antica: per Paoli è necessario contestualizzare una canzone senza musica, come lo era per i canzonieri.

Il gioco serrato di rima ed assonanza di Kalenda maya lo si ritrova anche in

 

Dead South, In hell I'll be in good company, #4 da Good Company (2014)

Rima ripetuta, accenti anomali per la rima (non tonici, comapany), metro lungo, monostrofa.

Dead love couldn't go no further
Proud of, and disgusted by her
Push, shove, a little bruised and battered
Oh Lord, I ain't coming home with you
a
a
a
b
oòoòoòo
»
»
oòoòoòoò
s L'amore morto non poteva proseguire
orgoglioso e disgustato da lei
spingendo, tirando, un po' ammaccato e malconcio
oh Dio, non tornerò a casa con te
My life's a bit more colder
"Dead wife" is what I told her
Brass knife sinks into my shoulder
Oh babe don't know what I'm gonna do
    s La mia vita è un po' più fredda
"Moglie morta" è quello che le ho detto
Il coltello d'ottone affonda nella mia spalla
Oh piccola, non so cosa farò
I see my red head \ messed bed \ tear shed \ queen bee my squeeze
The stage it smells, tells \ Hell's bells \ miss-spells \ knocks me on my knees
It didn't hurt, flirt \ blood squirt \ stuffed shirt \ hang me on a tree
After I count down \ three rounds \ in Hell I'll be \ in good company
aaax
bbbx
cccx
ddxx
oòoòo\òo\òo\òooò R Vedo la mia testa rossa, il letto incasinato, le lacrime versate, l'ape regina, la mia costrizione
la scena lo rivela, racconta le campane dell'inferno, falsi incantesimi, mi mette in ginocchio
Non mi ha fatto male l'incontro, lo schizzo di sangue, la camicia strappata, appendermi a un albero
Dopo aver fatto il conto alla rovescia per tre volte, all'Inferno sarò in buona compagnia

D. Epoche

1. Inno
(prima del libro)

2. Trovatori
(xii-xiii sec.)

3. Formes fixes
(xiv sec.)

4. Canzonieri
(xv sec.)

5. Frottola
(xvi sec.)

6. Ballads
(xvii sec.)

7. Aria tripartita
(xviii sec.)

8. Lied
(xix sec.)

9. Pop-rock
(xx sec.)

10. Rap
(xxi sec.)

 

  oralità trascritta tradizione scritta
pre salmo, inno, carme, cantico  
xii-xiii chanson, canso, lied
jeu-partie, contrasto
chanson de toile
laudi, cantigas
sirventese
sonetto (musica preesistente)
xiv ballata, virelai
canzone, ballade
madrigale (trecentesco), caccia
rondeau
xv frottola, strambotto, bergerette, ottava, ode chanson francese
xvi villanella, villotta canzonetta
xvii broadside ballade air de cour
aria, arietta
xviii
aria d'opera, romance
xix   romanza, lied

 

1. Inno

Dalle accamazioni al ritornello

Acclamazione (rituale e ripetuta) espansa nella litania: Sanctus | litania

a1. litania espansa nel salmo a refrain (tropario orientale) | a2. strofe nuove trascritte: inno senza refrain (occidentale) | a3. divisione interna della strofa dell'inno

b1. forma litanica adottata dal poema | b2. organizzazione in lasse | b3. forma divisa della strofa

 

a1. Litania espansa nel salmo a refrain (tropario orientale) | imitazione occidental: Parce domine — Giorgio Gaber, Destra sinistra (1995)

Kekragarion (salmo 140 con refrain) | Cappella romana, 2019

Δέσποτα Κύριε, σοὶ μόνῳ ἀναπέμπωμεν ἑσπερινὸν ὕμνον· ἐλέησον ἡμᾶς
[...] Déspota Kyrie, si mono anapèmpomen esperinòn ymnon. Eleison imàs
Signore potente, a te solo cantiamo il nostro inno serale; abbi pietà di noi
Κύριε ἐκέκραξα πρὸς σέ, εἰσάκουσόν μου· πρόσχες τῇ φωνῇ τῆς δεήσεώς μου ἐν τῷ κεκραγέναι με πρὸς σέ
Kyrie ekèkraxa pros se, isakuson mu | Proskes ti foni tis deiseos mu en to kekraghène me pros se
1] Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; ascolta la mia voce quando t'invoco.
Δέσποτα Κύριε...  
Κατευθυνθήτω προσευχή μου ὡς θυμίαμα ἐνωπιόν σου· ἔπαρσις τῶν χειρῶν μου θυσία ἑσπερινή
Katetuntito proseukè mu os tumiama enopiòn su | Eparsis ton keiròn mu tysìa esperinì
2] Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera.
Δέσποτα Κύριε...  
Θοῦ, Κύριε, φυλακὴν τῷ στόματί μου, καὶ θύραν περιοχῆς περὶ τὰ χείλη μου
Tu, Kyrie, fylakìn to stomatì mu | Kei thiran periokis perì ta kili mu
3] Poni, Signore, una custodia alla mia bocca, sorveglia la porta delle mie labbra.
Δέσποτα Κύριε... [...]  
Ἀκούσονται τὰ ῥήματά μου, ὅτι ἡδύνθησαν
Akùsonte ta remata mu, oti idintesan
ὡσεὶ πάχος γῆς ἐῤῥάγη ἐπὶ τῆς γῆς, διεσκορπίσθη τὰ ὀστᾶ αὐτῶν παρὰ τὸν ᾅδην
osi pakos ghis erràghi epì tes ghes | Dieskorpìsti ta ostà autòn parà ton àdin
6] ... da me avevano udito dolci parole

7] Come si fende e si apre la terra, le loro ossa furono disperse alla bocca degli inferi.
Δέσποτα Κύριε...  
Σοφία, ὀρθοί
Sofia, ortì
Ὅτι πρὸς σέ, Κύριε, Κύριε, οἱ ὀφθαλμοί μου· ἐπὶ σοὶ ἤλπισα, μὴ ἀντανέλῃς τὴν ψυχήν μου
[...] Oti pros se, Kyrie, Kyrie, i oftalmoi mu | Epì si ìlpisa, mi antanèlis tin psykìn mu
Sapienza, alzati!

8] A te, Signore mio Dio, sono rivolti i miei occhi; in te mi rifugio, proteggi la mia vita.
Δέσποτα Κύριε...  

 

a2. Strofe nuove trascritte: inno senza refrain (occidentale): inno De André, Leggenda di Natale (1969)

Parlavi alla luna \ giocavi coi fiori | Avevi l'età che \ non porta dolori E il vento era un mago \ la rugiada una dea | Nel bosco incantato \ di ogni tua idea
E venne l'inverno \ che uccide il colore | E un Babbo Natale \ che parlava d'amore E d'oro e d'argento \ splendevano i doni | Ma gli occhi eran freddi \ e non erano buoni
Coprì le tue spalle \ d'argento e di lana | Di perle e smeraldi \ intrecciò una collana E mentre incantata \ lo stavi a guardare | Dai piedi ai capelli \ ti volle baciare
E adesso che gli altri \ ti chiamano dea | Quell'incanto è svanito \ da ogni tua idea Ma ancora alla luna \ vorresti narrare | La storia d'un fiore \ appassito a Natale

 

a3. Divisione interna della strofa dell'inno (Barform)

Adoro te devote (Tommaso d'Aquino, xiii sec.) | Canto Católico | A cappella choir | testo e traduzione

Adoro Te devote | latens Deitas
Quae sub his figuris | vere latitas
Tibi se cor meum | totum subicit
Quia te contemplans | totum deficit
8oòoòo|òoòoo
òoòoòo|òoòoo
òoòoòo|òoòoo
òoòoòo|òoòoo

 

Crux fidelis (Consortium vocale, 2007) — inno attribuito a Venanzio Fortunato (530-607)

Crux fidelis, inter omnes | arbor una nobilis
nulla talem silva profert | flore, fronde, germine
α
β
Croce fedele, unico nobile albero
nessuna selva dà simili fronde, fiori e frutti
Dulce lignum, dulci clavo | dulce pondus sustinens β Dolce legno, dolci chiodi che sostenete il dolce peso
   
Pange, lingua, gloriosi | proelium certaminis
et super crucis trophaeo | dic triumphum nobilem
qualiter redemptor orbis | immolatus vicerit
α
β
β
Celebra lingua la vittoria del glorioso combattimento
e davanti al trofeo della croce racconta il nobile trionfo
in che modo il redentore del mondo vinse da vittima
Crux fidelis...    
De parentis protoplasti | fraude factor condolens
quando pomi noxialis | morte morsu corruit
ipse lignum tunc notavit | damna ligni ut solveret
  Della primitiva creatura addolorato per il peccato
quando con la mela avvelenata cadde nel morso mortale
Egli allora un legno produsse per rimediare ai danni dell'albero
Dulce lignum...    
   
Hoc opus nostrae salutis ordo depoposcerat,
multiformis perditoris arte ut artem falleret
et medelam ferret inde, hostis unde laeserat.
  Il progetto della nostra salvezza chiese questo passaggio
per vanificare con arte, l’arte del multiforme corruttore
e portare rimedio là da dove il nemico aveva colpito
Quando venit ergo sacri plenitudo temporis,
missus est ab arce patris natus orbis conditor
atque ventre virginali carne factus prodiit.
  Quando dunque venne la pienezza del sacro tempo
fu inviat, dalla rocca del Padre il Figlio creatore del mondo
che fattosi carne fu partorito da un ventre verginale
[...]    

 

b1. Forma litanica per il poema:

Le royaume oublié (Jordi Savall), 2009

Lavaurs fon tan fortz vila | que anc e nulh regnat
plus fort en terra plana | non vi om que fos natz,
ni ab milhor clausura | ni ab plus prions fossatz,
dins a mot cavaer, | que son mot gent armatz:
De docent cavalers | li an son feu mermat.
N'ot plus ric cavaler | en Tolza ni el comtat,
ni plus larc depesaire, | ni de major bamat.
Mala vi los erctges | e los ensabatatz;
C'anc mais tant gran baro | en la crestiandat
no cug que fos pendutz, | ab tant caver de latz;
Que sol de cavaliers | n'i a ladoncs comtat
trop mais de quatre vins, | so me dig un clergat;
e de sels de la vila | ne mes om en un prat
entro a quatre cens | que son ars e cremat;
Estiers dama Girauda | qu'an en un potz gitat:
De peiras la cubiron; | don fo dols e pecatz,
que ja nulhs horn del segle, | so sapchatz de vertatz,
no partira de leis | entro agues manjat.
So fola Santa Crotz | de mai, qu'es en estat,
que fo Lavaurs destruida, | si co vos ai comtat.
Senhor, be s'en devrian | ilh estre castiat
que, son vi e auzi, | son trop malaurat,
car no fan so que-ls mando | li clerc e li crozat;
c'a la fi o fairan, | can siran desraubat,
aisi co aisels feiron, | e ja non auran grat
de Dieu ni d' aquest mon. | [...]
6(')|6 Lavaur fu una città così potente che mai in nessuno regno
alcun uomo al mondo ne vide di più forti in pianura,
né con miglìore cinta di mura, né con fossati tanto profondi,
né con altrettanti cavalieri così nobilmente armati.
Di duecento cavalieri si era ridotto il suo feudo.
Non c'era cavaliere più alto nel Tolosano né in tutta la Contea,
di più grande generosità né di più alta nobiltà.
Purtroppo, fiancheggiò gli "eretici" [a] e i "tardi battezzati" [b].
Mai, credo, un così nobile signore in tutta la cristianità
fu impiccato con tanti cavalieri ai suoi lati,
perché soltanto di cavalieri se ne contarono
ben più di ottanta, secondo quanto mi ha detto un chierico.
Quanto alle persone della città, ne misero in un prato
circa quattrocento, che vi furono bruciate;
e per finire, gettarono dama Girauda [c] in fondo a un pozzo,
e la coprirono di pietre, e ciò fu un gran male e un gran peccato,
perché nessuno al mondo, sappiate in verità,
era partito da lei senza esser sfamato.
Fu nella dolce stagione, per la Santa Croce di maggio,
che distrussero Lavaur, come vi ho raccontato.
Signore, questi eretici dovrebbero esservi stati castigati abbastanza
perché, dopo ciò che si è visto e sentito, se sono cosi colpiti dalla disgrazia
è perché non fanno ciò che comandano i chierici e i crociati.
Ma finiranno ben per farlo, quando saranno saccheggiati,
come s'è fatto là, e allora nessuno sarà più severo con loro,
né Dio, né alcuno in questo mondo.
a. Catari
b. Valdesi
c. Nobildonna di Lavaur

 

b2. Salmo con antifona come modello per la lassaBob Dylan

Salmo 111 (112): Beautus vir qui timet | salmo | Testo | Liber Usualis | Computo dei salmi

 

Frammentazione del poema in lasse

 

b3. Forma divisa: dalla lassa alla Barform

Barform con più di due sezione α:

O admirabile Veneris idolum [X sec.] — Mad world (Tears for Fears, 1982 | vers. di Gary Jules per Donnie Darko, 2001) — L'appuntamento (orig. portoghese, trad. Bruno Lauzi, 1970)

Mad world

 
All around me are familiar faces | worn-out places
Bright and early for their daily races | going nowhere
And their tears are filling up their glasses | no expression
Hide my head, I want to drown my sorrow | no tomorrow
Intorno a me ci sono facce conosciute | luoghi logori
Luminosi e mattinieri per le loro corse quotidiane | non vanno da nessuna parte
E le loro lacrime riempiono bicchieri | senza espressione
Nascondo la testa, voglio annegare la mia tristezza | non c'è domani
And I find it kind of funny | I find it kind of sad
The dreams in which I'm dying | are the best I've ever had
I find it hard to tell you | 'Cause I find it hard to take
When people run in circles | It's a very, very — mad world
E lo trovo un po' buffo | lo trovo un po' triste
I sogni in cui sto morendo | sono i migliori che abbia mai fatto
Trovo difficile dirtelo | perché trovo difficile sopportarlo
Quando la gente gira in tondo | è davvero — un mondo pazzo
Children waiting for the day they feel good | Happy birthday
Made to feel the way that every child should | Sit and listen
Went to school and I was very nervous | no one knew me
Hello teacher, tell me what's my lesson | Look right through me
Bambini che aspettano il giorno in cui si sentiranno bene | Buon compleanno
Prova a sentirti come ogni bambino dovrebbe | Siediti e ascolta
Andavo a scuola ed ero molto nervoso | nessuno mi conosceva
Ciao maestra, dimmi qual è la mia lezione | guardami dentro
And I find it kind of funny ...
E lo trovo un po' buffo ...

L'appuntamento

Ho sbagliato tante volte ormai — che lo so già
Che oggi quasi certamente — sto sbagliando su di te
Ma una volta in più che cosa può cambiare — nella vita mia
Accettare questo strano appuntamento — è stata una pazzia
Sono triste tra la gente che — mi sta passando accanto
Ma la nostalgia di rivedere te — è forte più del pianto
Questo sole accende sul mio volto — un segno di speranza
Sto aspettando quando ad un tratto — ti vedrò spuntare in lontananza
Amore fai presto io non resisto | Se tu non arrivi non esisto
È cambiato il tempo, sta piovendo — ma resto ad aspettare
Non m'importa cosa il mondo può pensare — io non me ne voglio andare
Io mi guardo dentro e mi domando — ma non sento niente
Sono solo un resto di speranza — perduta tra la gente
Amore è già tardi e non resisto | Se tu non arrivi non esisto
Luci macchine vetrine strade tutto quanto — si confonde nella mente
La mia ombra si è stancata di seguirmi — il giorno muore lentamente
Non mi resta che tornare a casa mia — alla mia triste vita
Questa vita che volevo dare a te — l'hai sbriciolata tra le dita
Amore perdono ma non resisto | Adesso per sempre non esisto

Forma strofica apparente

Clara sonent organa | F-Pn, Lat. 3719, f. 34v | Frühe Musik Augsburg (Christophorus 1986) | Sequentia (DHM 1997) | Anne Azéma (Erato 1999) | midi (d.d.)

Clara sonent organa | pulsent voces timpana | resonante lira
modulizet concio | festivali gaudio | orta prole mira
verso
goliardico
Suonino chiari gli strumenti | rimbombino le voci dei timpani | con la risonante lira
Il sermone s'intoni | alla gioia festiva | alla meravigliosa nuova prole
Virga condam arida | summo rore madida | novum dedit florem
corde patris genitum | concepit per spiritum | virgo Redemptorem
  Una canna secca | dall'alto bagnata di rugiada | ha dato un nuovo fiore
ha generato dal cuore del padre |
concepito dallo spirito | il Redentore, benché vergine
Ergo plena gratia | gaudet viri nescia | Deum paritura
sol de stella nascitur | carnis umbra tegitur | lux non moritura
  Quindi piena di grazia | si rallegra dell'uomo ignara | di partorire Dio
Il sole nasce da una stella | coperto dall'ombra della carne | luce che non muore
Quam parit virginitas | humanatur deitas | homo divinatur
fit sacerdos hostia | Babilonis filia | per quam liberatur
  Quando la verginità partorisce | la divinità si umanizza | l'uomo è divinato
Il sacerdote dia in sacrificio | la figlia di Babilonia | con il quale viene liberato

 

2. Trovatori

Senza ritornello (forma continua)

Peire Vidal, Au per parc de chantar (Guglielmo di Tudela, Canzone della crociata albigese) | Jordi Savall, 2009 (prime 4 strofe)

Tipico esempio di forma strofica sono le chansons trobadoriche. Di A per pauc de chantar non possediamo la musica, che è stata cantanta sulla melodia di Can vei la lauzeta mover di Bernard de Ventadorn, essa stessa un contrafactum

i. A per pauc de chantar no·m lais,
quar vei mort jovent e valor
e pretz, que non trob’on s’apais,
c’usquecs l’enpeinh e·l gieta por;
e vei tant renhar malvestat
que·l segl’a vencut e sobrat,
si qu’apenas truep nulh paes
que·l cap non aj’a son latz pres.
oòoòoòoò Per poco non smetto di cantare,
perché vedo morti gioventù e valore
e pregio, che non trova dove nutrirsi,
perché ognuno li respinge e li getta via;
e vedo a tal punto regnare la malvagità
che ha vinto e soggiogato il mondo,
che a stento trovo un paese
di cui non abbia preso il capo al laccio.
ii. Qu’a Rom’an vout en tal pantais
l’Apostolis e·lh fals doctor
Sancta Gleiza, don Dieus s’irais;
que tan son fol e peccador,
per que l’eretge son levat.
E quar ilh commenso·l peccat,
greu es qui als far en pogues;
mas ieu no·n vuelh esser plaies.
  A Roma il Papa e i falsi dottori
hanno messo in tale confusione
la Santa Chiesa, che Dio se ne adira;
perché a tal punto sono stolti e peccatori
che gli eretici alzano la testa.
E poiché sono loro che danno inizio al peccato,
difficilmente si trova chi possa fare diversamente;
ma io non voglio essere il loro avvocato.
iii. E mou de Fransa totz l’esglais,
d’els qui solon esser melhor,
que·l reis non es fis ni verais
vas pretz ni vas Nostre Senhor.
Que·l Sepulcr’a dezamparat
e compr’e vent e fai mercat
atressi cum sers o borzes:
per que son aunit siei Frances.
  E muove dalla Francia tutto l’orrore,
da quelli che solevano essere i migliori,
perché il Re non è puro né verace
verso il pregio né verso Nostro Signore.
Ha abbandonato infatti il Santo Sepolcro
e compra e vende e fa mercato
così come un servo o un borghese:
per questo sono disonorati i suoi Francesi.
iv. Totz lo mons torn’en tal biais
qu’ier lo vim mal et huei peior;
et anc pus lo guit de Dieu frais,
non auzim pueis l’Emperador
creisser de pretz ni de bontat.
Mas pero s’ueimais laiss’en fat
Richart, pus en sa preizon es,
lor esquern en faran Engles.
  Tutto il mondo va così per traverso
che ieri lo abbiamo visto male e oggi peggiore;
e mai da quando ha rotto la guida di Dio
abbiamo udito l’Imperatore
crescere di pregio né di bontà.
Ma se per questo ormai scioccamente lascia libero
Riccardo, poiché è nella sua prigione,
gli Inglesi ne faranno il loro scherno.
v. Dels reis d’Espanha·m tenh a fais,
quar tant volon guerra mest lor,
e quar destriers ferrans ni bais
trameton als Mors per paor:
que lor erguelh lor an doblat,
don ilh son vencut e sobrat;
e fora miels, s’a lor plagues,
qu’entr’els fos patz e leis e fes.
  Mi affliggo per i re di Spagna,
perché vogliono tanto la guerra fra loro,
e perché per paura mandano
ai Mori destrieri grigi e bai:
cosicché hanno raddoppiato l’orgoglio di quelli,
per cui essi sono vinti e soggiogati;
e sarebbe meglio, se loro volessero,
che fra loro ci fosse pace e legge e fede.
vi. Mas ja non cug hom qu’ieu m’abais
pels rics, si·s tornon sordeyor;
qu’us fis jois me capdell’e·m pais
qui·m te jauzent en gran doussor
e·m sojorn’en fin’amistat
de lieis que plus mi ven a grat:
e si voletz saber quals es,
demandatz la en Carcasses.
  E mai si pensi che io mi umili
per i potenti, se diventano peggiori;
perché una pura gioia mi guida
e mi nutre e mi tiene felice in gran dolcezza
e mi fa vivere nella perfetta amicizia
di colei che più mi aggrada:
e se volete sapere chi è,
chiedetelo là nel Carcassese.
vii. Et anc no galiet ni trais
son amic ni·s pauzet color,
ni·l cal, quar selha qu’en leis nais
es fresca cum roz’en pascor.
Bell’es sobre tota beutat
et a sen ab joven mesclat:
per que·s n’agrado·l plus cortes
e·n dizon laus ab honratz bes.
  E mai ha ingannato né tradito
il suo amico né si è messa del trucco,
né le importa, perché il colore che in lei nasce
è fresco come rosa in primavera.
È bella sopra ogni bellezza
e ha saggezza mescolata a gioventù:
di questo si compiacciono i più cortesi
e ne dicono lodi e onorato bene.
    [trad. Rialto]

Barform

Walther von der Vogelweide, Palästinalied |

 

Refrain/ripresa

Chanterai por mon courage | Ja nus hons pris | testo | Murmur Mori (2024) — Altissima luce (lauda) | | (Coro Dulcis Memoria, 2012)

 

La rima come sfida

Jeu partie fra Il re di Navarra (Thibaut de Champagne) e Guillaume Le Vinier | Paris, Arsenal 5198, f. 41 — | Becker/Eisenstein (1995) | midi

Sire, ne me celez mie | Li quelx vos iert plus a gré
S'il avient que vostre amie | Vos ait parlement mandé
Nu a nu lez son costey | Par nuit, que n'an verroiz mie
Ou de jor vos hait et rie | En un beau pré
Et enbraz, mais ne di mie | Qu'il i ait de plus parlé?
7'|7
7'|7
7|7'
7'|3
7'|7
α
α
β
Sire, non nascondetemi | quale situazione vi sia più gradita:
se la vostra amica vi chiede | una dolce conversazione
nuda al vostro fianco, | di notte, in modo che non si veda nulla
o se in pieno giorno lei vi segua e vi sorrida | in un bel prato
e vi abbracci, ma tuttavia | senza chiedere nulla di più?
Guillaume, c'est grant folie | Quant ensi avez chanté
Li bergiers d'une abbaie | Eüst assez mieuz parlé
Quantj'avrai lez mon costé | Mon cuer, ma dame, m'amie
Quej'avrai toute ma vie | Desirré
Lors vos quit la drüerie | Et le parlement dou pré.
    Guillaume, è una stupidaggine | aver proposto un simile canto
I pastori di un'abbazia | avrebbero fatto meglio di voi:
Quando avessi al mio fianco | il mio cuore, la mia signora, l'amante
che per tutta la vita | desideravo,
abbandono certo i discorsi galanti | e le conversazioni del prato.
Sire, je di qu'en s'enfance | Doit on aprendre d'amors;
Mais mout faites mal semblance | Que vos sentez les dolors :
Pou prisiez esté ne flors | Gent cors ne douce acointance,
Beaus resgarz ne contenance | Ne colors;
En vos n'a point d'astenance | Ce deüst prendre uns priors.
    Sire, vi dico che fin da piccoli | bisogna imparare l'amore
Ma voi date la cattiva impressione | di temere le sue pene
Non vi importa dell'estate con i suoi fiori | e il bel corpo, la dolce compagnia
il bell'aspetto, il bel portamento | e una carnagione di bei colori
Non conoscetei l'astinenza | La vostra scelta è quella di un priore
Guillaume, qui ce comance | Bien le demoinne folors,
Et mout a pou conoissance | Qui n'en va au lit le cors,
Que desoz beaus covertors | Prent on tele seürtance
Dont l'on s'oste de doutance | Et de freors;
Tant comme soie en balance, | N'iert ja mes cuers sanz paors
    Guillaume, chi sceglie questa via | è governato dalla follia
Ha poca saggezza | chi non punta subito al letto
perché sotto belle coperte | si acquisisce abbastanza sicurezza
da lasciare dubbi | e paure
Dal momento che tutto è incerto | e che il mio cuore non è senza paura
Sire, por rien ne voudroie | Que nuns m'eüst a ce mis
Quant celi cuij'ameroie | Et qui tout m'avroit conquis
Puis veoir en mi le vis | Et baisier a si grant joie
Et embracier toute voie | Amon devis
Saichiez, se l'autre prenoie | Ne seroie pas amis.
    Sire, non vorrei mai | che io debba arrivare a questo punto
potessi vedere la persona che amo | e che mi ha conquistato completamente
e guardare il suo volto | e baciarla con grande gioia
e certamente abbracciarla | per tutto il tempo che voglio!
Sappiate, se mi schierassi dall'altra parte | non sarei un amico
Guillaume, se Deus me voie | Folie avez entrepris
Que se nue la tenoie | N'en prendroie paradis
Ja por esgarder son vis | A paiez ne rn 'en tendroie
S'autre chose n'en avoie | J'ai mieuz pris
Qu'au partir se vos convoie | N'en porteroiz c'un faus ris
    Guillaume, Dio m'è testimone | che quello che dite è assurdo,
perché se la tenessi nuda, | non la lascerei per il Paradiso,
Il quardarla solo in faccia, | non mi appagherebbe sufficientemente
se altro non potessi ottenere | migliore la mia scelta:
quando te ne vai, da lei | non avrai che un falso sorriso
Sire, Amors m'a si 'sopris | Que siens sui, ou que je soie
Et sor Gilon m'en metroie | A son devis
Li quelx va plus droite voie | Ne li quelx maintient le pis
    Sire, l'Amore mi ha sedotto così bene | che gli appartengo ovunque io sia.
Mi rimetto a Gilles | al suo giudizio
Dirà chi va per la dritta via | e chi segue quella sbagliata
Guillaume, fous et pensis | I remaindroiz tote voie
Et cil qui ensi donoie | Est mout chaitis
Bien vuil que Gilon en croie | Et sor Jehan m'en sui mis
    Guillaume, pazzo e triste | resterai tutte le volte
Chi vive l'amore così | è molto infelice
Voglio credere a Gilles su questo | ma ho lasciato la parola a Jean

Scena da 8 mile (2002), scontro fra B Rabbit (Eminem) e Lickety Split — Ottava rima | Trio mutanda | Cetica 2014 | Benigni

 

3. Formes fixes (xiv sec.)

Ballade = Canzone (senza refrain, ouvert/clos)

Guillaume de Machaut: Amours me fait desisrer (ballade) | Bibl. Nat., Fr. 1584 (A), f. 201 (t), 463v (m) | Fr. 1585 (B), f. 41v, 304 | Fr. 1586 (C), f. 145, 186v | Fr. 22546 (G), f. 62, 140v | Karen Young (2007) | Musica Nova (2009) | Vellard | Alta Musica | Micrologus | info

Amours me fait desisrer

       
Amours me fait desirer | Et amer | Mais c'est si folettement
Que je ne puis esperer | Ne penser | N'ymaginer nullement
Que le dous viaire gent | Qui m'esprent | Me doie joie donner
S'amours ne fait proprement | Tellement | Que je l'aie sans rouver
7|3|7 aba
aba
aba
aba
α
α'
β
β'
L'amore mi fa desiderare | E amare | Ma così scioccamente
Che non posso sperare | O pensare | O immaginare affatto
Che il dolce viso adorabile | Che m'innamora | Possa darmi gioia
Se l'amore non fa il suo lavoro | Così bene | Che io possa averla senza chiedere
S'ay si dur a endurer | Que durer | Ne puis mie longuement
Car en mon cuer vueil celer | Et porter | Ceste amour couvertement
Sans requerre aligement | Qu'a tourment | Vueil mieus ma vie finer
Et si n'ay je pensement | Vraiement | Que je l'aie sans rouver
      Ho così tante difficoltà da sopportare | Che a lungo | Difficilmente potrò vivere ancora
Perché nel mio cuore vorrei nascondermi | E sopportare | Questo amore in segreto
Senza chiedere sollievo | Perché nel tormento | vorrei porre fine alla mia vita
E così non ho pensieri | Davvero | Che io possa averla senza chiedere
Mais desirs fait embraser | Et doubler | Ceste amour si asprement
Que tout m'en fait oublier | Ne penser | N'ay fors a li seulement
Et pour ce amoureusement | Humblement | Langui sans joie gouster
S'en morray se temprement | Ne s'assent | Que je l'aie sans rouver
      Ma il desiderio infiamma | E raddoppia | Questo amore così ferocemente
Che mi fa dimenticare tutto | Né pensare | Alcunché se non per lei sola
E quindi con amore | Umilmente | Io languisco senza assaporare la gioia
E ne morirò se presto | Lei non acconsente | Che io possa averla senza chiedere

 

Virelai = Ballata (con refrain)

Machaut, Dame, a vous sans retollir (virelai, ca 1350) | ms. C, f. 51 | (Hamon, 2009) | (Obsidienne, 2023) |

Dame, a vous sans retollir

     
Dame a vous sans retollir
dong cuer pensee desir | corps et amour
comme a toute la millour | qu'on puist choisir
ne qui vivre ne morir | puist a ce jour
7
7|4
7|4
7|4
a
ab
ba
ab
Signora a te senza riserve
dono cuore pensiero desiderio | corpo e amore
A te che sei la migliore fra ciò | che si possa scegliere
o per cui si possa vivere o morire | fino ad oggi
Si ne me doit a folour
tourner se je vous aour | car sans mentir
7
7|4
b
ba
Quindi non dovete alla follia
ricorrere se vi adoro | perché é senza menzogna
Bonte passes en valour
Toute flour en douce odour | Qu'on puet sentir
7
7|4
b
ba
La [vostra] bontà supera in valore
ogni fiore in dolce profumo | che si possa sentire
Vostre biaute fait tarir
Toute autre et anientir | et vo doucour
Passe tout rose en colour | vous doi tenir
Et vo regars puet garir | toute dolour
7
7|4
7|4
7|4
a
ab
ba
ab
La vostra bellezza fa inaridire
tutte le altre e le spegne | e la vostra dolcezza
supera tutto, per colore una rosa | devo considerarvi
e il vostro sguardo può guarire | ogni dolore
Dame ...      
Pour ce, dame, je m'atour
De tres toute ma vigour | a vous servir
    Perciò, signora, sono pronto
Con il massimo delle mie forze | a servirvi.
Et met, sans nul villain tour
Mon cuer, ma vie et m'onnour | en vo plaisir.
    E rimetto senza alcun disegno volgare
cuore vita e onore | a vostro piacimento
Et se Pite consentir
Vuet que me daingniez oir | en ma clamour.
Je ne quier de mon labour | autre merir.
Qu'il ne me porroit venir | joie gringnour.
    E se Pietà acconsente
di coler ascoltare | il mio appello
Non cerco per le mie fatiche | alcun'altra ricompensa.
perché non può esserci per me | gioia più grande.
Dame ...      
Dame, ou sont tuit mi retour
Souvent m'estuet en destour | pleindre et gemir
    Signora, in cui tutto è mio rifugio
spesso devo nell'angoscia | piangere e gemere
Et present vous descoulour
Quant vous ne savez l'ardour | qu'ay a souffrir
    E in voatra presenza impallidisco
perché tu non conosci l'ardore | che devo soffrire
Pour vous qu'aim tant et desir
Que plus ne le puis couvrir | et se tenrour
N'en avez, en grant tristour | m'estuet fenir
Nompourquant jusqu'au morir | vostres demour
    per voi che amo e desidero così tanto
che più non posso nasconderlo | E se tenerezza
non hai, con grande dolore | devo morire
Tuttavia, fino alla mia morte | rimarrò vostro
Dame ...      

 

Tradizione italiana (Visconti)

Madrigali: O in Italia felice Liguria | Non a su' amante (Petrarca) — Cacce: Con bracchi assaiBallata: Più chiara che l sol

 

 

 

4. Canzonieri (xv sec.)

Ballade

Guillaume Dufay, Se la face ay pale |

 

Rondeau

Johannes Ockeghem, La despourveue et la bannye | fonti | fonti | edizioni | Chansonnier Laborde, f. 61v-62r | voce acc. (Medieval Ensemble of London, 1982) | voce acc. (Blue Heron, 2019) | a cappella (Cut Circle, 2020) |

La despourveue

         
La despourveue et la bannye
de cil qui me donné ma vie,
seullement par ung faulx raport.
a
a
b
[1] α Separazione e allontanamento
da chi mi ha dato la vita
solo per una falsità
[prima persona]
Ha, Fortune, n’as tu pas tort
d’avoir sans cause ainsi pugnie?
b
a
[2] β Fortuna non è un errore
tanta immotivata punizione?
[discorso diretto]
Le pouvre cueur ne pensoit mye
d’estre de luy en telle haye;
puisqu’il luy plaist, elle est d’acord,
  [3] α Il povero cuore non ha mai pensato
d'essere da lui allontanto così
ma se così lui vuole lei acconsente
[narrazione]
la despourveue et la bannye
de cil qui me donné ma vie,
seullement par ung faulx raport.
  [4=1] α    
Elle ne veult plus de compaignie,
Fortune l’a trop esbahye
d’avoir ousté tout son confort;
  [5] α Lei non vuol più compagnia
così punita dalla Fortuna
che le ha sottratto il conforto
 
plus ne desire que la mort,
s’il fault qu’elle soit faicte oublie,
  [6] β desidera solo morire
potendo almeno essere dimenticata
 
La despourveue et la bannye
de cil qui me donné ma vie,
seullement par ung faulx raport.
  [7=1] α    
Ha, Fortune, n’as tu pas tort
d’avoir sans cause ainsi pugnie?
  [8=2] β    

 

5. Frottola (xvi sec.)

Esempi di frottola

 

Villanella

Luca Marenzio, In un boschetto (Primo libro di villanelle, 1584) | | The Toronto Consort | Amazonia Vocal Ensemble

In un boschetto

   
In un boschetto de bei mirti e allori
allor che d'erbe e fior vago è 'l terreno
vidi un pastor a la sua ninfa in seno
a
b
b
α
β
Dicea la ninfa con grate parole:
"Dite, caro mio ben, dolce mio sole
dov' è l'anima tua, dov' è il tuo core?"
   
Disse allor il pastor con un sospiro
pien di dolcezza, con affanno mista
"Tu sei l'anima mia, mio cor e vita"
   
Allor la vaga ninfa con un riso
con vezzose parole e dolci ciancie
la bocca gli basciò, gli occhi e le guancie
   

 

6. Ballads (xvii sec.)

Villanella

Giovanni Girolamo Kapsberger, Alla luce | Libro primo di villanelle (1610) | (ed.) | Denys, Leidal

Alla luce

     
Alla luce alla luce
alla mia candida Aurora tornate
pastorelle svegliate

x
x
γ [ripresa]
Or che d'intorno \ destando i cori
v'apre col giorno \ le rose e i fiori
ab
ab
α
α
[strofa]
Su su pastorelle svegliate
alle selve a piaceri
alle cacce tornate
x
y
x
β  
Non la vedete \ che v'apre il varco
d'oprar le rete \ gli strali e l'arco
    [strofa]
Su su su ...
     
Or che si sente \ tornare al volo
col sol nascete \ il lusignuolo
    [strofa]
Su su su ...
     
[Alla luce ...]      

 

Broadside ballads

Tom of Bedlam

Sotto questo titolo converge un gruppo di ballate legate al tema della follia. La mad song è idealmente la canzone di un mendicate uscito dal manicomio. "Bedlam" rimanda all'Ospedale di Santa Maria di Bethlehem, celebre manicomio londinese. Il personaggio di Tom of Bedlam compare nel Re Lear di Shakespeare (Edgar si traveste da “povero Tom ... mendicante di Bedlam”, per poter parlare, forse alla pari, con il re pazzo).

Il corpus ha origine da una ballata di cui non sopravvive la musica pubblicata nel 1620, il cui autore ignoto è considerato dal Harold Bloom "il più grande poeta anonimo inglese". Questo il testo:

From the hag and hungry goblin | That into rags would rend ye
The spirit that stands by the naked man | In the Book of Moons defend ye
That of your five sound senses | You never be forsaken
Nor wander from your selves with Tom | Abroad to beg your bacon
Dalla megera e dal folletto affamato | che vi ridurrebbe in stracci
Lo spirito che sta accanto all'uomo nudo | nel Libro delle Lune vi difende
Che dei vostri cinque sani sensi | non siate mai abbandonati
Né vi allontanate da voi stessi con Tom | uscito a mendicare la pagnotta
While I do [And now I] sing | Any food, any feeding, | Feeding, drink, or clothing;
Come dame or maid | Be not afraid, | Poor Tom will injure nothing.
Mentre [E ora] canto di nutrirsi in ogni modo, di cibo, bevanda o vestito;
Venite, dame o cameriere, non temete, il povero Tom non vi farà del male.
Of thirty bare years have I | Twice twenty been enraged,
And of forty been three times fifteen | In durance soundly caged
On the lordly lofts of Bedlam, | With stubble soft and dainty,
Brave bracelets strong, sweet whips ding-dong, | With wholesome hunger plenty,
Di trenta anni scarsi io | due volte venti sono stato furioso
E di quaranta ne ho passati tre volte quindici | rinchiuso in un rumoroso confino
Nei signorili salotti di Bedlam | con tessuti morbidi e delicati
Bracciali arditi e forti, fruste dolci oscillanti | con una fame sana e abbondante
With a thought I took for Maudlin | And a cruse of cockle pottage,
With a thing thus tall, sky bless you all, | I befell into this dotage.
I slept not since the Conquest, | Till then I never waked,
Till the roguish boy of love where I lay | Me found and stript me naked.
Con un pensiero che ho avuto per Maudlin [a] | e una cesta di potage di galli,
Con una cosa così preziosa, il cielo vi benedica tutti | mi sono ritrovato vecchio
Non ho dormito dalla Conquista [b] | fino ad allora non mi sono mai svegliato
Finché il ragazzino d'amore [c], dove giacevo | mi trovò e mi denudò
When I short have shorn my sow's face | And swigged my horny barrel,
In an oaken inn I pound my skin | As a suit of gilt apparel;
The moon's my constant mistress, | And the lowly owl my marrow;
The flaming drake and the night crow make | Me music to my sorrow.
Quando ho rasato la mia faccia da scrofa | e ho tracannato il mio barile di corna,
In un'osteria di quercia mi son messo la pelle | come un vestito dorato
La luna è la mia padrona costante | e l'umile gufo il mio midollo
Il drago fiammeggiante e il corvo notturno | fanno musica al mio dolore
The palsy plagues my pulses | When I prig your pigs or pullen,
Your culvers take or matchless make | Your Chanticleer or Sullen.
When I want provant with Humphrey | I sup, and when benighted,
I repose in Paul's with waking souls | Yet never am affrighted.
La malattia affligge i miei istinti | quando sventro i vostri maiali o polli
Salvate i vostri piccioni o isolate | i vostri Chanticleer o Sullen [d]
Quando voglio mangiare da Humphrey [e] | e quando sono stanco
mi riposo da Paul con le anime sveglie | ma non mi spavento mai
I know more than Apollo, | For oft, when he lies sleeping
I see the stars at bloody wars | In the wounded welkin weeping;
The moon embrace her shepherd, | And the Queen of Love her warrior,
While the first doth horn the star of morn, | And the next the heavenly farrier.
So molto di Apollo | perché spesso, quando lui dorme
Vedo le stelle in guerre sanguinose | nel pianto del cielo ferito
Luna abbraccia il suo pastore [f] | e la Regina dell'amore il suo guerriero [g]
Mentre la prima incorna la stella del mattino | e l'altra il maniscalco celeste
The gypsies, Snap and Pedro, | Are none of Tom's comradoes,
The punk I scorn and the cutpurse sworn, | And the roaring boy's bravadoes.
The meek, the white, the gentle | Me handle, touch, and spare not;
But those that cross Tom Rynosseros | Do what the panther dare not.
Gli zingari, Snap e Pedro | non sono i compagni di Tom,
Disprezzo le prostitute e i tagliaborse | e le spavalderie dei giovani teppisti
I miti, i bianchi, i gentili | mi aggradano, e non li perseguito
Ma quelli che sfidano Tom Rynosseros | fanno ciò che la pantera non osa [h]
With a host of furious fancies | Whereof I am commander
With a burning spear and a horse of air | To the wilderness I wander
By a knight of ghosts and shadows | I summoned am to tourney
Ten leagues beyond the wide world's end: | Methinks it is no journey.
Con una schiera di fanatici furiosi | di cui sono il comandante
Con una lancia infuocata e un cavallo d'aria | vago per le terre selvagge
Da un cavaliere di fantasmi e di ombre | sono stato convocato per un torneo
Dieci leghe oltre la fine del mondo: | non credo sia una passeggiata
a. Maria Maddalena, all'epoca emblema della prostituta, per altri il nome della sua amata che darà origine alla più fomosa ballata del gruppo Mad Tomb. iperbole: riferimento alla conquista dell'Inghilterra del 1066 — c. Cupido — d. nomi di galli: nel senso di salvarli da Tom — e. nome di taverna/osteria, come il successivo "Paul" — f. Endimione — g. Venere e Marte — h. cioè rischiano grosso

———

Da qui la ballata che racconta di Madlin la compagna di Tom che lo sta cercando:

Mad Maudlin / Bedlam Boys| John Roberts (1977) | Short Tailed Snails (2011) | Emma-Morag (voce sola, 2016)| Tom Gilfellon (2020) — altra musica: New London Consort / Catherine Bott (1993)

Mad Maudlin / Bedlam Boys

 
To find my Tom of Bedlam | Ten thousand miles I traveled
Mad Maudlin goes on dirty toes | Just to save her shoes from gravel
Per vedere Mad Tom of Bedlam, ho percorso diecimila miglia
La pazza Maudlin va con i piedi sporchi solo per salvare le sue scarpe dalla ghiaia
Still I sing bonny boys | bonny mad boys | Bedlam boys are bonny
For they all go bare | and they live in the air | And they want no drink nor money
Canterò dei bravi ragazzi, ragazzi pazzi, ragazzi di Bedlam che sono vivaci
Perché vanno tutti nudi e vivono nell'aria, e non vogliono vino o soldi
I now repent that ever | poor Tom was so disdained
My wits are lost since him I crossed | which makes me thus go chained
Ora mi pento che il povero Tom sia mai stato così disprezzato
Il mio senno è perduto da quando l'ho incrociato cosa che mi ha incatenata
I went to Pluto's [Satan's] kitchen | Just to break my fast one morning
It's there I got souls piping hot | That on the spit were turning
Sono andata nella cucina di Plutone, solo per fermare il digiuno della mattina
E lì ho trovato anime bollenti, che allo spiedo stavano girando
There I took a cauldron | Where boiled ten thousand harlots
Though full of flame I drank the same | To the health of all such varlets.
Lì ho preso un calderone dove bollivano diecimila prostitute
Pur pieno di fiamme, ho bevuto lo stesso per la salvezza di queste disperate
My staff has murdered giants | And my pack a long knife carries
To cut mince pies from children's thighs | with which to feed the fairies
Il mio bastone ha ucciso dei giganti e la mia borsa porta un lungo coltello
Per tagliare dalle cosce dei bambini pasticcini con cui nutrire le fate
Spirits white as lightning | Did on my journey guide me
The sun did shake, the pale moon quake | Whene'er they did espy me
Spiriti bianchi come fulmini mi guidarono nel mio viaggio
Il sole tremava, la pallida luna tremava, quando non mi spiava
No gypsy slut nor doxy | Shall take my mad Tom from me
I'll dance all night, with stars I'll fight | But the fray it shall become me
Nessuna zingara o prostituta può portarmi via il mio Mad Tom
Ballerò tutta la notte e con le stelle combatterò perché la lotta è parte di me
So drink to Tom of Bedlam, go fill the seas in barrels,
I'll drink it all, well brewed with gall, and Maudlin drunk I'll quarrel.
Bevete dunque a Tom di Bedlam, andate a riempire i mari di barili,
Io berrò di tutto, ben infuso di fiele e litigherò da Maudlin ubriaca

———

Altre ballate furono scritte attorno alla figura di Tom of Bedlam, come New Mad Tom of Bedlam.

da Bond 1893: 133]: Il brano, secondo delle canzoni menzionate in Angler di Walton (p. 123), dove la cui follia ha più metodo di quanto non sembri a prima vista, Sir John Hawkins, l'editore del 1760, ha la seguente nota:

Questa canzone che inizia "Forth from my dark and dismal cell", con la musica di essa, composta da Henry Lawes, è stampata in un libro intitolato Choice Ayres, Songs and Dialogues, to sing to the Theorbo Lute and Bass-Viol (1676) [I: 94], e in Antidote against Melancholy di Playford, 1669 [Wit and Mirth or Pills to Purge Melancholy, 1699], e anche in Reliques of Ancient English Poetry di Percy [1765]. L'identità della ballata qui riportata con quella scritta da [William] Basse è incerta, poiché nessuna delle versioni porta la sua firma, e ci sono altre ballate con lo stesso titolo; ma Percy, citando il passaggio di Walton in una nota alla fine della prima edizione dei Reliques, sembra accettarlo come suo. Percy lo indica come il primo di sei mad songs, dicendo: "da una quantità molto più grande ... I primi tre sono originali nei loro rispettivi generi ... I primi due furono probabilmente scritti all'inizio del secolo scorso ... Questo [cioè Tom of Bedlam] è tratto dal manoscritto in folio dell'editore, confrontato con due o tre vecchie copie stampate.

Ho collazionato Choice Ayres con Pills to Purge Melancholy e con Percy. Il secondo di questi è stampato con noncuranza, esagerando l'irregolarità studiata dell'originale. Percy non fornisce alcuna data per il suo in folio e questa omissione, combinata con il suo metodo d'intervento nei Reliques, mi spinge ad attribuire maggiore autenticità alla versione di Playford. In quella sola copia la canzone è divisa in due strofe di uguale lunghezza, le cui varie parti, come si scoprirà dal confronto, corrispondono esattamente nei loro successivi cambiamenti di movimento metrico. Stampo quindi da Choice Ayres del 1676, adottando il metodo di Percy di stampare a strofe per facilitare il confronto e fornendo le variazioni più importanti della sua e dell'altra versione nelle note.

Rimbault sottolinea [Notes and Queries, series I, p. 265) che Sir John Hawkins commise errore nell'attribuire la musica a Henry Lawes, sebbene egli sia il principale collaboratore della serie di Collections of Songs pubblicata da Playford con lo stesso titolo o con uno simile. Il vero compositore dell'aria di Tom a Bedlam fu John Cooper, alias Giovanni Coperario, che la scrisse per una dei mask eseguiti dall'aristocrazia di Gray's Inn. (cfr English Dancing Master, 1651, al British Museum, e Additional MS 10444).

 

New Mad Tom of Bedlam (on the tune of Gray's Inn Mask) | EBBA | New London Consort / Catherine Bott (1993) | Karin Dahlberg (2016) | Passamezzo (2020) | David Witczak (2022) —

New Mad Tom of Bedlam

       
Forth from the dark and dismal cell
Or from the deep abyss of hell
Mad Tom is come to view the world again
To see if he can cure his distemper'd brain
Fears
and Cares oppress my soul;
Hark, how the angry Furies howl;
Pluto laughs, and Proserpine is glad.
To see poor angry Tom of Bedlam mad.
Dalla cella buia e lugubre
o dal profondo abisso dell'inferno
Tom il Matto è tornato a vedere il mondo
per vedere se può curare il suo cervello malato
Paure e preoccupazioni opprimono la mia anima
udite come ululano le Furie tremende
Plutone ride e Proserpina è felice
Vedono il povero Tom arrabbiato di Bedlam pazzo
a



a
Last Night I heard the Dog-star bark,
Mars met Venus in the Dark;
Limping Vulcan heat an Iron Bar,
And furiously made at the great god of war.
Mars with his weapon laid about.
Limping Vulcan had got the Gout;
His broad Horns did hang so in his light.
That he could not see to aim his blows aright.
Ieri sera ho sentito abbaiare Sirio
Marte ha incontrato Venere nel buio
Vulcano zoppicante riscaldare una barra di ferro
lottava furiosamente con il grande dio della guerra
Marte con la sua arma si è messo vicino
Vulcano zoppo aveva la gotta
Le sue larghe corna brillavano alla luce
che non riusciva a mirare bene i suoi colpi
Through the World I wander night and day
To find my straggling Senses,
In an angry mood I met Old Time
With his Pentateuch of Tenses;
Per il mondo vago notte e giorno
per ritrovare i miei sensi sbandati
in preda all'ira ho incontrato i tempi andati
con il suo Pentateuco di regole
b

b
Mercury the nimble post of heaven,
Stood still to see the quarrel;
Gorrelbelly’d Bacchus, giant-like,
Bestrid a strong beer barrel;
Mercurio, rapido postino del cielo,
rimase fermo a vedere la lite
Bacco dal ventre di infinito, simile a un gigante
si mise a cavalcioni di un barile di buon birra
When me he spies \ Away he flies.
For Time will stay for no man;
In vain with cries, \ I rend the Skies,
For Pity is not common.
Quando mi vede vola via
Perché il Tempo non si ferma per nessuno
Invano gridando squarcio i cieli
perché la pietà non è comune
c

c
To me he drank, I did him thank,
But I could drink no cider.
He drank whole butts, till he burst his guts,
But mine was ne’er the wider.
Bevve alla mia salute e lo ringraziai.
Ma non potevo bere altro sidro
Lui beveva botti intere, fino a scoppiar la pancia
mentre la mia non era così capiente
Cold and comfortless I lie,
Help, help, oh help, or else I die!
Mi addormento freddo e senza conforto
Aiuto, aiuto, oh aiuto, o morirò!
d Poor Tom is very dry;
A little drink for charity.
Il povero Tom ha sete
Un po' di bevanda per carità:
Hark, I hear Apollo's team,
The carman 'gins to whistle;
Chaste Diana bends her bow,
And the boar begins to bristle.
Sento la squadra di Apollo
Il carrettiere sta fischiando
La casta Diana piega il suo arco
e il cinghiale comincia a frustare
e

e
Hark, I hear Actaeon’s hounds,
The huntsman whoops and halloes,
Ringwood, Rockwood, Jowler, Bowman,
All the chase doth follow.
Udite! Sento i segugi di Atteone
il cacciatore salta e cade
Ringwood, Rockwood, Jowler, Bowman
Tutto il gruppo lo segue
Come Vulcan with Tools and with Tackles,
To knock off my troublesome shackles:
Bid Charles make ready his wain,
To bring me my senses again.
Arriva Vulcano con gli attrezzi e con le manacce
per togliere le mie fastidiose catene
Di' a Carlo di preparare il suo carro
per farmi tornare in me il senno
f The Man in the Moon drinks Claret,
Eats Powdered-Beef, Turnip, and Carrot:
But a Cup of Malligo Sack
Will fire the Bush at his Back.
L'uomo nella notte di luna beve il vino,
mangia carne inpolverata, rape e carote:
Ma una tazza di vino di Malaga
colpirà il cespuglio alle spalle

L'aria d'opera

La "Seicento form" usa una Barform estesa (ααββ) delle forme ritornellate (ααβ|β) che elimina però la prima ripetizione (αββ). Si tratta di un comportamento che arriva subito alla climax dell'aria e poi lo ribadisce. Questa nuova forma, che si limita all'epoca barocca, esprime l'immediatezza del tempo (α ha solo la funzione di condurre a β) e insieme la malinconia del ricordo, la nostalgia (ripetendo β). In entrambi i casi ci si confronta con l'inafferabilità del piacere («Fermati, attimo, sei bello!»): per qualcuno il bello del sesso sono i preliminari, per altri l'appagamento, perché il piacere non sopravvive nel tempo.

 

Antonio Cesti, Intorno all'idol mio, da Orontea (1656) | (ms.) | Helga Muller Molinari | (vers. ottocentesca) | Teresa Berganza

 

7. Aria tripartita (xviii sec.)

 

Aria tripartita dell'opera

Antonio Vivaldi, Siam nave all'onde algenti, da Olimpiade (1734) | Cecilia Bartoli

 

Romance (forma strofica)

Nicolas Dalyrac, Il mio ben quando verrà (trad. di Giuseppe Carpani), da Nina (1786) | Nicoletta Maragno (Cattolica 2002)

 

Canzoni da battello

 

 

8. Lied (xix sec.)

 

L'insorgere dell'interessa per il popolare: Ossian | popolare antiborghese | cori | lied | il primo folk revival

Vittorio Santoli, Il canto popolare (rev. 1968)

— Voce Folk music del Grove

La canzone investe sia l'ambito colto che quello popolare. Tale distinzione adotta parole diverse secondo i contesti. A grandi linee è 'colto' ciò che è scritto, professionale, autoriale, al contrario è 'popolare', ciò che è orale, spontaneo, anonimo, ma tali definizioni possono essere facilmente contraddette e cambiano di significati a secondo della lingua, pertanto valgono solo in generale.

popolare = in italiano vale sia per tradizionale e folk, sia per musica di consumo, molto usato nel primo Novecento, oggi meno per la sua ambiguità
popular = ha sempre significato di musica di consumo, commerciale (che non necessariamente è di largo consumo) e si contrappone a 'colto' (a volte di consumo e commericiale)
pop = può essere una contrazione di 'popular', ma più spesso identifica quella musica di consumo priva d'implicazioni politiche (p. es. in contrapposizione a rock)
folk ('gente, popolo') = in inglese significa 'tradizionale', in italiano identifica quella tradizione orale che è diventata oggetto di studio o è stata assorbita nella produzione commerciale
tradizionale = è il termine più corretto per identificare la tradizione orale non colta

 

coro patriottico | La bella Gigogin (1858)

La bella Gigogin

 
Rataplan, tambur io sento | che mi chiama la bandiera
oh che gioia, oh che contento | io vado a guerreggiar
Il giovane liberatore in prima persona
Rataplan, non ho paura | delle bombe dei cannoni
io vado alla ventura | sarà poi quel che sarà
 
E la bella Gigogin | col tremille-lerillellera
la va a spass col so spingin | col tremille-lerillerà
Gigogin: diminuitivo piemontese di Teresa, metafora dell'Italia da liberare
spingin: spasimante, Napoleone III che può scacciare gli austriaci
Di quindici anni facevo all'amore
dàghela avanti un passo, delizia del mio cuore
A sedici anni ho preso marito | daghela ...
A diecisette mi sono spartita | daghela ...

daghela: dagliela, incitamento a entrare in guerra con l'Austria

spartita: divisa, riferimento alla spatizione dell'Italia
La vien a la finestra | l'è tutta inzipriada
la dis che l'è malada | per non mangiar polenta
bisogna aver pazienza | lassarla maridà

malada: occupazione austriaca | polenta: il giallo della bandiera austriaca
maridà: per sconfiggere l'Austria bisogna unirsi ai francesi
Le baciai il bel visetto | la mi disse "Oh che diletto"
là più in basso in quel boschetto | noi anderemo a riposà
 

 

Il disagio della forma strofica

Schubert, Gretchen am Spinnrade

Meine Ruh’ ist hin | Mein Herz ist schwer
Ich finde sie nimmer | Und nimmermehr
La mia pace è sparita, il mio cuore è pesante
Non la troverò mai più, davvero mai più
 
Wo ich ihn nicht hab’ | Ist mir das Grab
Die ganze Welt | Ist mir vergällt
Quando lui non è con me la vita è come una tomba
Il mondo intero si trasforma in fiele
 
Mein armer Kopf | Ist mir verrückt
Mein armer Sinn | Ist mir zerstückt
La mia povera testa è impazzita
La mia povera mente è in frantumi
 
Meine Ruh’ ist hin | Mein Herz ist schwer
Ich finde sie nimmer | Und nimmermehr
   
Nach ihm nur schau’ ich | Zum Fenster hinaus
Nach ihm nur geh’ ich | Aus dem Haus
È solo per lui che guardo dalla finestra
È solo per lui che esco di casa
 
Sein hoher Gang | Sein’ edle Gestalt
Seines Mundes Lächeln | Seiner Augen Gewalt
Il suo portamento e la sua forma nobile
Il sorriso di quelle labbra, la forza di quegli occhi
vedere
Und seiner Rede | Zauberfluss
Sein Händedruck | Und ach, sein Kuss!
E il flusso magico delle sue parole,
Il tocco della sua mano. E il suo bacio!
ascoltare
toccare, baciare
Meine Ruh’ ist hin | Mein Herz ist schwer
Ich finde sie nimmer | Und nimmermehr
   
Mein Busen drängt sich | Nach ihm hin
Ach dürft’ ich fassen | Und halten ihn
Il mio petto anela a lui
Se potessi afferrarlo e stringerlo
 
Und küssen ihn | So wie ich wollt’
An seinen Küssen | Vergehen sollt’!
e baciarlo a piacere del mio cuore,
e nei suoi baci potrei morire
 
Meine Ruh’ ist hin | Mein Herz ist schwer...    

 

Nietzsche, La nascita della tragedia, cap. VI

Riguardo ad Archiloco, la ricerca erudita ha scoperto che egli ha introdotto il canto popolare nella letteratura e che, in virtù di questa azione, riceve quella posizione singolare vicino a Omero nella considerazione generale dei Greci. Archiloco, il più antico fra i poeti greci (vii secolo)
Ma cos’è il canto popolare in opposizione all’epos pienamente apollineo? Cos’altro se non il perpetuum vestigium della riunione dell’apollineo e del dionisiaco? epos = epica, insieme dei canti e delle leggende che raccontano la storia di un popolo — apollineo/dionisiaco
La sua diffusione immensa, che si estende sopra tutti i popoli e si potenzia in creazioni sempre rinnovate, testimonia di quanto sia forte quel duplice istinto artistico della natura: che lascia la sua impronta nel canto popolare in modo analogo a come i moti orgiastici di un popolo vengono eternati nella sua musica. Dovrebbe anzi essere storicamente comprovabile come ogni periodo riccamente produttivo di canti popolari sia stato anche stimolato dalle correnti dionisiache, che devono sempre essere considerate il retroterra e il presupposto del canto popolare. duplice nel senso di apollineo e dionisiaco
Il canto popolare però in prima istanza vale per noi come specchio musicale del mondo, come melodia originaria, che anela a una parallela apparenza di sogno e la esprime adesso nella poesia.  
La melodia è perciò il primo e l’universale, che dunque può sopportare anche più oggettivazioni in più testi. Essa è anche di gran lunga la cosa più importante e necessaria nell’apprezzamento ingenuo del popolo. La melodia dà alla luce la poesia, sempre di nuovo; nient’altro ci dice la forma strofica del canto popolare: un fenomeno che ho sempre osservato con stupore, finché alla fine ho trovato questa spiegazione. Chi guardi attraverso questa teoria a una raccolta di canti popolari, ad esempio a Il corno magico del fanciullo, troverà innumerevoli esempi di come la melodia emani continuamente attorno a sé scintille di immagini, che nei loro vari colori e nella loro veloce trasformazione, anzi nel loro folle scavalcarsi, rivelano una forza selvaggia estranea alla parvenza epica e al suo tranquillo flusso. Dal punto di vista dell’epos, questo mondo di immagini ineguali e irregolari della lirica è semplicemente condannabile: ciò che di sicuro fecero i solenni rapsodi epici delle feste apollinee ai tempi di Terpandro.  
Nella poesia del canto popolare vediamo quindi la lingua nella sua estrema tensione per imitare la musica: per questo motivo con Archiloco inizia un nuovo mondo della poesia, che contraddice quello omerico fin dal suo più profondo fondamento. Con ciò abbiamo individuato l’unica possibile relazione tra poesia e musica, tra parola e suono: la parola, l’immagine, il concetto cercano un’espressione analoga alla musica e adesso ne tollerano la violenza. In questo senso dobbiamo distinguere nella storia linguistica del popolo greco due correnti principali, a seconda che il linguaggio imitasse il mondo dell’apparenza e delle immagini o il mondo della musica.  
Si rifletta per una volta in modo più profondo sulla differenza linguistica del colore, della costruzione sintattica, del materiale lessicale in Omero e in Pindaro; da ciò si potrà afferrare chiaramente che tra Omero e Pindaro dovettero risuonare le melodie orgiastiche del flauto di Olimpo, che ancora all’epoca di Aristotele, pur in mezzo a una musica infinitamente più sviluppata, spingevano all’entusiasmo ebbro e che sicuramente hanno avuto fin dalla loro origine l’effetto di stimolare l’imitazione di tutti i mezzi di espressione poetica nei loro contemporanei. Olimpo, dicepolo di Marsia, introduce il flauto presso i Greci
Pindaro, il più importante lirico greco
Ricordo qui un fenomeno ben noto ai giorni nostri, che la nostra estetica giudica semplicemente scandaloso. Noi esperiamo continuamente come una sinfonia di Beethoven renda necessario al singolo ascoltatore un discorso per immagini, anche se un paragone tra i differenti mondi di immagini generati da un pezzo musicale dà sicuramente luogo a coloriture fantastiche benché contraddittorie: è assolutamente tipico di quella estetica usare la propria povera acutezza in tali paragoni, trascurando il fenomeno veramente degno di chiarimenti. Anche quando il compositore ha parlato di una composizione tramite immagini, per esempio designando una sinfonia come "pastorale", un movimento come “scena al ruscello”, un altro come “gioiosa riunione di contadini”, si tratta comunque di rappresentazioni analogiche nate dalla musica – e non di oggetti che siano stati imitati dalla musica –, rappresentazioni che non ci insegnano nulla in merito al contenuto dionisiaco della musica, anzi che non hanno alcun valore esclusivo rispetto ad altre immagini.  
Questo processo per cui la musica si scarica in immagini dobbiamo solo trasferirlo su una popolazione fresca e giovanile, linguisticamente creativa, per arrivare a intuire come nasca il canto popolare strofico e come l’intera facoltà linguistica venga stimolata dal nuovo principio dell’imitazione della musica. Se quindi possiamo considerare la poesia lirica come una folgorazione imitativa della musica tramite immagini e concetti, allora dobbiamo chiederci: “come appare la musica nello specchio dell’immaginario e del concettuale?”. Appare in quanto volontà, parola da prendersi nel senso schopenhaueriano, cioè come contrapposizione allo stato d’animo estetico, puramente contemplativo e libero dalla volontà. Per Schopenauer il mondo è percepito da ciascuno come 'rappresentazione' (apparenza), manifestazione esteriore della 'volontà' (impulso ad esistere). La 'contemplazione' dell'arte permette di superare il vincolo volontà/rappresentazione (rompere il velo di Maya) e cogliere l'essenza, seppur transitoriamente – quasi la pillola rossa di Matrix
Qui si deve distinguere più nettamente possibile tra il concetto di essenza e quello di apparenza: poiché è impossibile che la musica sia, per sua essenza, volontà, dato che altrimenti dovrebbe essere bandita dall’ambito dell’arte – la volontà essendo in sé l’inestetico –; essa appare tuttavia come volontà. Questo perché il lirico, per esprimere l’apparire della musica tramite immagini, ha bisogno di tutti i moti della passione, dal sussurro dell’inclinazione fino al rombo della follia; sotto l’impulso a parlare della musica attraverso simboli apollinei, egli concepisce l’intera natura e se stesso in essa come l’eternamente volitivo, desiderante, anelante. Finché perciò interpreta la musica in immagini, riposa lui stesso nella quieta bonaccia della contemplazione apollinea, anche se tutto quello che contempla attraverso il medium della musica gli si agita intorno in un vorticare incalzante. Anzi, quando vede se stesso attraverso lo stesso medium, la propria immagine si mostra allo stato di sentimento inappagato: il suo stesso volere, desiderare, anelare, gemere, esultare è per lui un simbolo, con cui interpreta la musica. Questo è il fenomeno del poeta lirico: come genio apollineo interpreta la musica attraverso l’immagine del volere, mentre lui stesso, del tutto sciolto dalla brama della volontà, è un puro e imperturbato occhio solare.  
Questa discussione nel suo complesso tiene fermo che la lirica dipenda dallo spirito della musica, così come che la musica stessa, nella sua piena illimitatezza, non abbia bisogno dell’immagine e del concetto, ma solamente li tolleri accanto a sé. La poesia del lirico non può dire niente, che non stesse già nella più assoluta universalità e validità in quella musica, che lo ha condotto a un discorso per immagini. Il simbolismo universale della musica non è perciò in alcun modo compiutamente raggiungibile dal linguaggio, poiché si riferisce simbolicamente all’originario contrasto e dolore nel cuore dell’Uno originario, simboleggiando quindi una sfera che è superiore e precedente rispetto a ogni apparenza. Di fronte a essa ogni apparenza è piuttosto solo una analogia: quindi il linguaggio, come organo e simbolo delle apparenze, non potrà mai in nessun modo rivolgere verso l’esterno la più profonda interiorità della musica, bensì, non appena si renda imitazione della musica, rimarrà sempre in un contatto solamente esteriore con essa, mentre nessuna eloquenza lirica potrà mai farci avvicinare, anche solo di un piccolo passo, al suo senso più profondo.  

 

9. Pop-rock (xx sec.)

 

blues/spiritual

Poor Rosy | testo (1867) — William Appling Singers (1999) — | Sweet Bluebird

Poor Rosy, poor gal | Rosy break my poor heart | Heaven shall be my home Povera Rosy, povera ragazza | ha spezzato il mio povero cuore | Il cielo sarà la mia casa
Before I lay in hell one day | Heaven shall be my home
I’d sing and pray my soul away | Heaven shall be my home
Prima di giacere un giorno all'inferno | ...
Vorrei cantare e pregare per salvare la mia anima | ...
Poor Rosy, poor gal | Rosy break my poor heart | Heaven shall be my home  
I got hard trial in my way | Heaven shall be my home
And when I walk I walk with God | Heaven shall be my home
Ho avuto prove difficili sulla mia strada | ...
E quando cammino, cammino con Dio | ...
Poor Rosy, poor gal | Rosy break my poor heart | Heaven shall be my home  
I don’t know what the people want of me | Heaven shall be my home
And when I talk I talk with God | Heaven shall be my home
Non so cosa la gente voglia da me | ...
E quando parlo parlo con Dio | ...
Poor Rosy, poor gal | Rosy break my poor heart | Heaven shall be my home  

ragtime

Arthur Collins, All coons look alike to me (1899) |

Talk about a coon having trouble
I think I have enough of ma own
Its all about ma Lucy Jamey Stubbles,
And she has caused my heart to mourn,
There's another coon barber from Virginia,
In soci'ty he's the leader of the day.
And now ma honey gal is gwine to quit me,
Yes, she's gone and drove this coon away,
She's no excuse, To turn me loose,
I've been abused, I'm all confused,
Cause these words she did say:
Parlando di un nero con problemi
penso di averne avuto abbastanza
Mi riferisco a Lucy Jamey Stubbles
che ha fatto piangere il mio cuore
C'è un altro barbiere nero della Virginia
che nell'ambiente è sulla bocca di tutti
e ora la mia dolce ragazza sta per lasciarmi
Sì, se n'è andata e ha cacciato via questo nero
Non s'è scusata per avermi abbandonato
Sono stato maltrattato, sono confuso
perché ha detto queste parole:
All coons look alike to me
I've got another beau, you see,
And he's just as good to me as you nig
ever tried to be,
He spends his money free,
I know we can't agree,
So I don't like you no how,
All coons look alike to me.
Tutti i neri si assomigliano per me
Ho un altro spasimante come vedi
e si comporta bene con me come tu, negro,
non hai mai fatto
Spende i suoi soldi generosamente
So che non andiamo d'accordo
ecco perché non mi piaci per niente
Tutti i neri si assomigliano per me
Never said a word to hurt her feelings,
I always bou't her presents by the score,
And now my brain with sorrow am a reeling,
Cause she won't accept them any more,
If I treated her wrong she may have loved me,
Like all the rest she's gone and let me down,
If I'm lucky I'm agwine to catch my policy,
And win my sweet thing way from town,
For I'm worried, Yes I'm desp'rate,
I've been Jonahed And I'll get dang'rous,
If these words she says to me.
Non ho mai detto una parola per ferire i suoi sentimenti
Ho sempre comprato i suoi regali in quantità
E ora il mio cervello si sta arrovellando con dolore
perché non li accetta più
Se l'avessi trattata male forse mi avrebbe amato
Come tutti gli altri se n'è andata e mi ha deluso
Se fortunato fortunato prenderei una decisione
e conquistare la mia dolcezza lontano dalla città
Perché sono preoccupato, sì, sono disperato
Sono stato condannato e diventerò dannato
se mi dice queste parole
All coons look ...  

 

Lo stupore dei nuovi ritmi: Il XX secolo, da Curt Sachs, Storia della danza (Berlin 1933, Milano 1966)

 

Scettico blues (1920) | Luciano Virgili

Quando tutto tace | vo lontan dalla città
Solo nella notte | il mio cuor scrutando va
E nel mister | lungi va il pensier
Quando nel mondo c'è ancor | chi si illude d'amor
e l'ingenuo non sa | che c'è il fango quaggiù | in finzion di virtù
 
Cosa m'importa se il mondo | mi rese glacial
Se d'ogni cosa nel fondo | non trovo che mal
Quando il mio primo amore | mi sconvolse la vita
Senza lusinghe pel mondo | ramingo io vo
E me ne rido beffando il destino così
 
Nel mio sogno errante | mi sentivo trasportar
Scettico e perverso | m'hanno fatto diventar
Un cencio è qui | c'era il cuore un dì
Passano la gioia e i dolor | sento il soffio del mal
Sento il soffio del ben | la nequizia e il candor | e il falso pudor
 
Cosa m'importa se il mondo | spezzò l'illusion
Guardo e sogghigno giocondo | io scettico son
Non mi lascio ingannare | or la vita ho compreso
Senza lusinghe pel mondo ramingo io vo
E me ne rido beffando il destino così
 

 

Diffusione del disco

la nascita del rock: Rock around the clock (Bill Haley & His Comets, 1954)

 

beat generatione e hippies: Eden Ahbez, Nature boy

 

Il secondo folk revival | Facci 2014 | You can fuck the lilies (1971)

 

De André, L'infanzia di Maria, da La buona novella

L'infanzia di Maria

 
Forse fu all'ora terza | forse alla nona Cucito qualche giglio | sul vestitino alla buona Forse fu per bisogno | o peggio per buon esempio Presero i tuoi tre anni | e li portarono al tempio  
Non fu più il seno di Anna | fra le mura discrete A consolare il pianto | a calmarti la sete Dicono fosse un angelo | a raccontarti le ore A misurarti il tempo | fra cibo e Signore  
Scioglie la neve al sole | ritorna l'acqua al mare Il vento e la stagione | ritornano a giocare Ma non per te bambina | che nel tempio resti china pavana
E quando i sacerdoti | ti rifiutarono alloggio
Avevi dodici anni | e nessuna colpa addosso
Ma per i sacerdoti | fu colpa il tuo maggio
La tua verginità | che si tingeva di rosso
 
E si vuol dar marito | a chi non lo voleva
Si batte la campagna | si fruga la via
Popolo senza moglie | uomini d'ogni leva
Del corpo d'una vergine | si fa lotteria
 
Sciogli i capelli | e guarda già vengono tarantella
Guardala guardala | scioglie i capelli | sono più lunghi | dei nostri mantelli
Guarda la pelle | viene la nebbia | risplende il sole | come la neve
Guarda le mani | guardale il viso | sembra venuta | dal paradiso
Guarda le forme | la proporzione | sembra venuta | per tentazione
 
Guardala ...
Guarda le mani ...
Guardale gli occhi | guarda i capelli | guarda le mani | guardale il collo
Guarda la carne | guardale il suo viso | guarda i capelli | del paradiso
 
Guarda la carne | guardale il collo | sembra venuta | dal suo sorriso
Guardale gli occhi | guarda la neve | guarda la carne | del paradiso
 
E fosti tu Giuseppe | un reduce del passato
Falegname per forza | padre per professione
A vederti assegnata | da un destino sgarbato
Una figlia di più | senza alcuna ragione
Una bimba su cui | non avevi intenzione
 
E mentre te ne vai | stanco d'essere stanco
La bambina per mano | la tristezza di fianco
Pensi "Quei sacerdoti | la diedero in sposa
A dita troppo secche | per chiudersi su una rosa
A un cuore troppo vecchio | che ormai si riposa"
 

Pavana d'anonimo pubblicata nel trattato di danza di Thoinot Arbeau [Jehan Tabourot], Orchésographie (1589), ff. 30-31, forse motivo d'ispirazione per De André

Ensemble Deum | Brano celeberrimo: accenno della seconda str. in un episodio di Kaamelott (2005)

Belle qui tien ma vie

 
Belle, qui tiens ma vie | captive dans tes yeux
qui m’as l’âme ravie | d’un souris gracieux
viens tôt me secourir | ou me faudra mourir
Bella, che tieni la mia vita prigioniera nei tuoi occhi
che mi hai rapito l’anima con grazioso sorriso
vieni presto in mio aiuto o dovrò morire
Pourquoi fuis tu mignarde | si je suis près de toi?
Quand tes yeux je regarde | je me perds dedans moi
car tes perfections | changent mes actions
Perché sei stata piena di lusinghe se ti sono vicino?
Quando guardo i tuoi occhi mi perdo in me stesso
perché la tua perfezione cambia le mie azioni
Tes beautes et ta graces | et tes divins propos
Ont echauffe la glacé | qui me gelait les os
Et ont rempli mon coeur | d'une amoureuse ardeur
La tua bellezza e le tue grazie e il tuo divino proposito
hanno sciolto il ghiaccio che gelava le mie ossa
hanno riempito il mio cuore di un amoroso ardore
Mon ame voulait etre | libre de passion
Mais l'amour s'est fait maitre | de mes affections
Et a mis sous sa loi | et mon coeur et ma foi
La mia anima voleva essere libera da passioni
ma l’amore si è fatto maestro dei miei affetti
e ha sottomesso alla sua legge sia il mio cuore che la mia fede
Approche donc ma belle | approche toi mon bien
ne me sois plus rebelle | puisque mon cœur est tien
Pour mon mal appaiser | donne moi un baiser
Avvicinati dunque, bella mia, avvicinati mio bene
non essermi più ribelle perché il mio cuore è tuo
Per lenire il mio male dammi un bacio

 

9. Rap (xxi sec.)

 

Autotune, usato per la prima volta da Cher in Believe (1998), oggi molto usato nel trap (p.es. Sfera Ebbasta, VDLC).

 

Murubutu, Voce di seta (2023) |

Spero piova per tutta la sera | Forse ancora diecimila notti
Il tuo sorriso è come una moneta | Che risuona nel fondo degli occhi
Canta per me con la tua voce in seta | Che mi trasporta verso nuovi mondi
Ogni canzone sgorga da una crepa | Cantala ancora diecimila volte
α
α
β
β
Lei non aveva niente | giunta a piedi in mezzo ai lampi
Lei padrona solamente | di due immensi occhi languidi
Arrivò che era già sera | in quel locale in mezzo ai campi
In cerca di una voce nera | che cantasse per i bianchi
 
E quand' lui \ la vide \ lui colse \ le forme \ lo stile
La voce \ sublime \ di fronte \ alla porta | là sotto \ la pioggia
Una notte \ d'aprile \ negli occhi \ una torcia | nelle ossa \ una forza
E quando \ lui disse \ "Dai forza \ ora" e rise | sorrise \ felice
 
Mary, sì, con gli occhi perla, immersa nella nube densa
Dalla bocca verso il tetto sale la sua voce splendida
E nel locale tutti attenti a ogni sua nota aperta e intensa
Lei è \ così bella \ stupenda \ sul pezzo \ rendeva \ ogni orchestra \ superba \ superflua
 
Spero piova per tutta la sera | La tua voce tingerà le gocce
Salirà questa tua voce nera | Mentre la pioggia suona il pianoforte
E ogni volta che canti ogni volta tu incanti | Ogni volta ogni sguardo è per te
Qui sia neri che bianchi, sempr'è stesso sangue | Ogni volta ti volti e mi guardi perché
Senti i battiti miei | Come passi in delay | Passi dentro di me | La tua musica black
α
α
γ

δ
Era bianco per lo più, figlio dei suoi tempi ottusi
Un amante del buon blues ma con pregiudizi infusi
I dogmi della schiavitù, no, non li aveva mai discussi
E non credeva nei tabù ma non li aveva mai elusi
 
Ma quando Mary cantava ogni nota volava, ammaliava la sala
Cantava una trama di storie di schiavi, di fame e di strada
Una storia che passava da Dalalabay all'Alabama
Entrando dentro i cuori impuri e aprendo gli occhi sui soprusi
 
E col tempo Mary affinava lo stile aumentava le file
La fama cresceva chiunque veniva a sentire le note divine
Cresceva anche l'odio le mire il covo di bisce e il coro di lirica
Che la zulù non canti più quel blues da definire
 
Ma lui era il primo fan, vero fan fra tutti gli altri
A capo del suo primo palco, adesso sotto a tutti i palchi
"Forse non ti parrà vero", disse un giorno inginocchiandosi
"Io non posso fare a mano di ascoltarti e innamorarmi"
 
Lei escluse nel sorriso come il giorno in mezzo ai lampi
Quando la pioggia d'aprile scoccò gocce dai suoi archi
Finché canto le canzoni vado bene per i bianchi
Ma al contrario di 'sti suoni è vietato mescolarci"
 
E Mary, ascolta, bianco o nero, non importa, vuoi sposarmi?
Soli contro il mondo intero, forse ci vorranno anni
Siamo i primi, questo è vero, è il tempo che 'sto tempo cambi
Perché il nostro amore vero sarà esempio anche per gli altri
 
Spero piova per tutta la sera | La tua voce tingerà le gocce
Salirà questa tua voce nera | Mentre la pioggia suona il pianoforte
E ogni volta che canti ogni volta tu incanti | Ogni volta ogni sguardo è per te
Qui sia neri che bianchi, sempre stesso sangue | Ogni volta ti volti e mi guardi perché
Senti i battiti miei | Come passi in delay | Passi dentro di me | Mary disse di sì
α
α
γ

δ
Sotto un cuore suonò | E da quando sei qui – Non sono più lo stesso
Sai, sei tu che salvi me | Non pensare sia l'inverso
 

 

Rancore, Arlecchino (Musica per bambini, 2018) |

[..] Lui non si arrampica tra i palazzi come se fosse un ragnetto
[..] Non fa il fotografo, il giornalista, poi va a difendere il ghetto
[..] Non ha uno scheletro d'adamantio, non c'è rigeneramento
[..] Non ha né villa con maggiordomo né superpoteri da super[uomo]
Quando è sé stesso davvero non sa tenere un comportamento
E adesso che di fantastico non c'è niente si è sciolto anche il quartetto
[..] E se la sera esce dopo cena non sa saltare da un tetto
Eppure è così veloce che puntualmente fa tardi all'appuntamento
Non diventa insetto | non rimane nel letto, non fa colazione
E dentro lo Stige, la madre ha sbagliato | ha infilato soltanto il tallone
Non veste più largo | il cavallo che aveva ce l'ha Pantalone
E il giro del mondo in ottanta giorni | l'ha fatto perché è un fattone
Come un barone non scenderà | come un visconte si dimezzerà
Quando cliccò, cercò su Virgilio | trovò una finestra per l'aldilà
Ma bazzica sempre da solo all'inferno | e Gerusalemme non libererà
E dov'è papà quando la città crolla? | non porta a nulla, ma la città crolla
Non vive nuvole d'oro | non ha le stelle incise sul petto
Al primo palleggio che ha fatto a calcetto | una pallonata sul setto
Per ogni canna una calamita | naviga contro vento
Sempre vittima dello spazio | contro i predatori del tempo
Non veste da scolaretta | da repubblica marinara
Non ha costruttori che mettono in atto | una macchina di accessori
E non ha un guardaroba che varia | ha costumi prodotti in Italia
Perché quando si arrabbia va oltre il verde | assume tutti i colori
E dov'è un amico che va sulla Luna | Dove il senno è chiuso dentro un'ampolla
Non tiene certo dei dolci a casa | Se ha pareti di pasta frolla
Non vede più Silvia, Laura s'accolla | Poi con Francesca era un po' prematura
Prima di vendere l'anima al quadro | Non vide che era una caricatura
Lui non cerca il patto col diavolo | Se è una rottura di cazzo eterna
E vive al limite tra un castello che vola | E un mondo nell'entroterra
Ora un'ombra si muove in Italia | Ha rubato fingendosi una parodia
Conosci una strada, che sia secondaria | Gondoliere portalo via
 
Ma com'è che si dice a Roma? | "pezza", ora si l'ha capito
Perché è a forza di prendere pezze | che la mamma gli ha fatto un vestito
Ora un'ombra si aggira a Venezia | ha rubato alla corte dei diavoli
Se conosci una strada diversa | gondoliere, portalo a Napoli
Un paese che è nato da tanti pezzi | questo si era capito
Collegati nel tempo da un'aria | che poi piano piano ogni pezza ha unito
Ora un'ombra si muove in Italia | ha rubato fingendosi una parodia
Conosci una strada, secondaria | gondoliere portalo via
Non ha figli né mogli che girano | in mezzo ai papaveri ha pochi ricordi
Lui non sta tra girasoli, fiori | mangiatori di fagioli, signori
Non ti urla davanti quando gli amici | lo lasciano solo tra i fiordi
Non ha rettili che escono fuori dai fogli | né palloncini coi cuori
Lui non vive una vita a puntini | sdraiato sul fiume del divertimento
Anche quando c'è un ombra che lo aspetta | non ti dà solo un bacio di fretta
Non è rivoluzione che allatterà il popolo | solo col seno scoperto
Lui non fa colazione sull'erba | è da un po' che non vede una tetta
Arriva vestito da spazzacamino | poi ruba gli anelli quando fa l'inchino
Poi ciao, ciao saluta Arlecchino | ciao, ciao, saluta Arlecchino
Prima era tutto nero corvino | poi rosso, amaranto poi verde e turchino
Poi ciao, ciao saluta Arlecchino | ciao, ciao, saluta Arlecchino
Roma, Napoli, Bergamo fino | a Firenze, Palermo, Milano e Torino
Poi ciao, ciao saluta Arlecchino | ciao, ciao, saluta Arlecchino
Prima, in tasca neanche un quattrino | dopo, arriva e ruba il bottino
Scrive le rime sopra il taccuino | poi vi saluta, vi fa l'occhiolino
Anche senza vestire di un nero elegante | Lui vola usando l'ombrello
I filosofi della sua crew | Non lo portano giù né lo portano su
Lui non ha dei colori uniformi | Divisi precisi con un righello
Alla sua foto non applichi quattro colori | Ne servono molti di più
Non è luce in faccia che chiama il ragazzo | Nel buio alla sua vocazione
Non lo toccano neanche con un dito | Quando sta in fase di creazione
È per rompere questa realtà | Con la voce che squarcerà questa canzone
Non è vero che questo non è un rapper | Non è vero che è un'imitazione

 

Appendice

Folk music

Musica tradizionale

This concept has been defined and developed in multiple ways by collectors, scholars and practitioners, within different geographical locations and in different historical periods. Widely used in Europe and the Americas, it has been used both covertly and overtly in the construction and negation of identities in relation to class, nation or ethnicity and continues to be the source of controversy and heated debate. [...] Il concetto è stato definito e sviluppato in molteplici modi da collezionisti, studiosi e operatori, in diverse località geografiche e in diversi periodi storici. Ampiamente utilizzato in Europa e nelle Americhe, è stato impiegato sia in modo occulto che palese nella costruzione e nella negazione di identità in relazione alla classe, alla nazione o all'etnia e continua a essere fonte di controversie e accesi dibattiti. [...]
1. Definitions and scope 1. Definizioni e ambito
Volkslied (‘folksong’) as a term was coined by the German cultural philospher, theologian and writer Johann Gottfried Herder (1744–1803) and established by his publication ‘Stimmen der Völker in Liedern, Volkslieder' (1778–9). Among its characteristics, he posited the necessity of its production by ‘communal composition’ and an aesthetic of ‘dignity’. [...] Il termine Volkslied (“canzone popolare”) è stato coniato dal filosofo, teologo e scrittore tedesco Johann Gottfried Herder (1744-1803) e adottato nella sua pubblicazione Volkslieder: Stimmen der Völker in Lieder (1778-9). Tra le prerogative della parola Herder riconosceva una “composizione comunitaria” e un'estetica della “dignità”. [...]
From the late 19th century onwards, the concept became increasingly crucial to the debates on nationalism. Those seeking to identify or create their own national musics, ranging from individual composers and collectors to totalitarian régimes, used ‘folk’ as a synonym for ‘nation’, interpreting the concept to fit their needs (see below, §5). Across Europe, the ‘folk’ were initially identified as peasants and rural artisans [...] a lost ‘golden age’ of innocence symbolized by the music of the ‘peasantry’ and song airs, song texts and dance tunes of rural working people were idealised in contrast to the artiness of élite society or vulgar products of the industrial poor. Dalla fine del XIX secolo in poi, il concetto [di "folk"] divenne sempre più cruciale per i dibattiti sul nazionalismo. Coloro che cercavano di identificare o creare le proprie musiche nazionali, dai singoli compositori e collezionisti ai regimi totalitari, usavano “popolo” come sinonimo di “nazione”, interpretando il concetto in base alle proprie esigenze (cfr §5). In tutta Europa, il “popolo” fu inizialmente identificato come contadino e artigiano rurale [...] una perduta “età dell'oro” dell'innocenza simboleggiata dalla musica dei “contadini”. Le canzoni, i testi e le danze dei lavoratori delle campagne erano idealizzate in contrasto con l'artisticità della società d'élite o con i prodotti volgari dei poveri dell'industria.
Although preoccupied with the collection and classification of rural music, the Hungarian composer, pianist and collector Béla Bartók included urban popular forms within the rubric of ‘folk music’. For the English folksong collector Cecil Sharp and for others in the first British Folk Music Revival, folk music was perceived as only produced by artisan and labouring rural people. Sharp argued that continuity, variation and selection were the three vital components of folksongs and that anonymous composition and oral transmission were defining elements (1907). Broadside ballads did not fit happily into this definition since they were published and sold in urban contexts for popular consumption. They were, however, embraced as ‘folk music’ by the folk music revivals of both North America and Britain. Sebbene si fosse preoccupato di raccogliere e classificare la musica contadina, il compositore, pianista e collezionista ungherese Béla Bartók incluse le forme popolari urbane nella definizione di “musica popolare”. Al contrario per il collezionista inglese di folksong Cecil Sharp e per altri del primo folk music revival britannico, la musica popolare era percepita come prodotta solo da artigiani e lavoratori delle campagne. Sharp sosteneva che la continuità, la variazione e la selezione fossero le tre componenti vitali delle folksongs e che la composizione anonima e la trasmissione orale fossero elementi caratterizzanti (1907). Le broadside ballads non rientravano interamente in questa definizione, poiché venivano pubblicate e vendute in contesti urbani per il consumo popolare. Tuttavia, furono accolte come “musica popolare” dai revival della musica popolare sia in Nord America che in Gran Bretagna.
The English Folk Dance and Song Society was formed in 1932 by the amalgamation of the Folk-Song Society and the English Folk Dance Society (the latter founded by Sharp in 1911). The International Folk Music Council (IFMC), founded in 1947, attempted a definition of ‘folk music’ at its conference in São Paolo (1955) that incorporated Sharp's three criteria and the notions of ‘tradition’ and ‘oral transmission’. Folk music was ‘the product of a musical tradition that has been evolved through the process of oral transmission’. The concept embraced only music that had evolved within a community uninfluenced by ‘popular’ and ‘art’ music. The IFMC dispensed with Sharp's ideas about anonymous composition, rather folk music might originate with an individual composer but must have been absorbed subsequently into the unwritten living tradition of a community. The definition did not cover composed popular music that had ‘been taken over ready-made by a community’ and remained unchanged as it was the re-fashioning and re-creation of the music by the community that gave it its ‘folk’ character. La English Folk Dance and Song Society nacque nel 1932 dall'unione della Folk-Song Society e della English Folk Dance Society (quest'ultima fondata da Sharp nel 1911). L'International Folk Music Council (IFMC), fondato nel 1947 alla conferenza di San Paolo (1955), tentò una definizione di “musica popolare” che incorporava i tre criteri di Sharp con le nozioni di “tradizione” e “oralità”. La musica popolare era “il prodotto di una tradizione musicale che si è evoluta attraverso il processo di trasmissione orale”. Il concetto abbracciava solo la musica che si era evoluta all'interno di una comunità non influenzata dalla musica “di consumo” [popular] e “d'arte”. L'IFMC rinunciava alle idee di Sharp sulla composizione anonima: la musica tradizionale poteva avere origine da un singolo compositore, ma doveva essere stata assorbita successivamente nell'uso in forma non scritta da una comunità. La definizione non comprendeva la musica di consumo [popular] che era stata “presa in mano da una comunità” e rimaneva invariata. A conferirle il carattere “tradizionale” era il riadattamento e la ri-creazione musicale da parte della comunità .
Although at the time Sharp had defined ‘folk music’, he used it as coterminous with ‘traditional music’, the IFMC changed its name in 1981 to the International Council for Traditional Music (ICTM) in response to concerns about the concept ‘folk’. The identification of ‘folksong’ and ‘folkdance’ [...] by collectors of the early years of the century was reassessed in the later years of the 20th century, noting that the terms promoted often heavily edited and reconstructed items, through music publishers, live concert performance and state education systems (e.g. Harker, 1985). From the 1960s onwards, North American increasingly extended the meaning of ‘folk music’ to include the musics of ethnic and racial communities. Sebbene all'epoca Sharp parlasse di “musica popolare” [folk], come sinonimo di “musica tradizionale”, l'IFMC cambiò il suo nome nel 1981 in ICTM (International Council for Traditional Music) in risposta alle preoccupazioni sul concetto di “popolo” [folk]. L'identificazione di “folksong” e “folkdance” [...] da parte dei collezionisti dei primi anni del secolo è stata riconsiderata negli ultimi anni del XX secolo, notando che i termini identificavano brani pesantemente modificate e ricostruite, attraverso gli editori musicali, le performance concertistiche dal vivo e i sistemi educativi statali (cfr Harker 1985). A partire dagli anni Sessanta, il Nord America ha allargato sempre più il significato di “musica folk” per includere le musiche delle comunità etniche e razziali.
2. Studies 2. Oggetto di studio
The study of folk music, developed differently in different countries, has been influenced by historical contexts and intellectual perspectives. During the 18th and 19th centuries the emphasis across Europe and in America was on folksong texts, which were analysed as literature and therefore the province of literary studies; in some areas, such as Germany, this perspective remains strong. During the 20th century, folksong and folk music became a subject within Ethnomusicology, folklore and folklife studies, sociology, and popular music studies. Lo studio della musica tradizionale [folk], sviluppato in modo diverso nei vari paesi, è stato influenzato da contesti storici e prospettive intellettuali. Durante il XVIII e il XIX secolo, in Europa e in America l'enfasi era posta sui testi delle canzoni, analizzati come letteratura e quindi di competenza degli studi letterari. In alcune aree, come la Germania [e l'Italia], questa prospettiva è ancora molto forte. Nel corso del XX secolo, canzoni musiche tradizionali sono diventate oggetto di studio nell'ambito dell'etnomusicologia, degli studi sul folklore e sulla vita popolare, della sociologia e degli studi sulla musica di consumo.
In the USA, state folklore societies were founded in the early years of the 20th century dedicated to collecting folksongs from the ‘Old World’, especially Child ballads. A large number of regional textual collections were made until the 1950s including an eclectic range of items: imported and native narratives, lyric songs, parlour songs, game songs, instrumental music and ‘Negro’ songs. John A. Lomax (1867–1948), born in Texas, collected songs from cowboys, miners, stage drivers, freighters and hunters and later, with his son Alan (b 1915), ‘Negro’ songs. In 1933, the two ‘discovered’ the black American blues singer and guitarist Lead Belly (1885–1949) and recorded much of his repertory for the Archive of American Folk Song of the Library of Congress (founded in 1928). Negli Stati Uniti, ai primi anni del XX secolo furono fondate società folcloristiche statali dedicate alla raccolta di canti popolari del Vecchio Mondo, in particolare di ballate infantili. Fino agli anni Cinquanta sono state realizzate numerose raccolte di testi regionali che comprendevano elementi diversi: narrazioni importate e native, canzoni liriche, canzoni da salotto, canzoni di gioco, musica strumentale e canzoni “nere”. John A. Lomax (1867-1948), nato in Texas, raccolse le canzoni di cowboy, minatori, macchinisti, trasportatori e cacciatori e più tardi, con il figlio Alan (nato nel 1915), le canzoni “nere”. Nel 1933, i due “scoprirono” il cantante e chitarrista blues nero americano Lead Belly (1885-1949) e registrarono gran parte del suo repertorio per l'Archive of American Folk Song della Biblioteca del Congresso (fondata nel 1928).
Members of the Society for Ethnomusicology, founded in Philadelphia in 1955, included a strong contingent of socio-cultural anthropologists who related the structure of all musics to social organization and who had turned their attention to problems of social change rather than stability as in Sharp's homogeneous model. I membri della Society for Ethnomusicology, fondata a Filadelfia nel 1955, comprendevano un forte contingente di antropologi socioculturali che mettevano in relazione la struttura di tutte le musiche con l'organizzazione sociale. Essi rivolgevano la loro attenzione a problemi di cambiamento sociale piuttosto che di stabilità come nel modello omogeneo di Sharp.
Efforts continued, however, to delimit ‘folk music’. Bruno Nettl (1965) distinguished between the styles and repertories of ‘folk music’, existing in societies that had urban professional musics sometimes called ‘art’ or ‘classical’ music, and ‘tribal music’ or, as he perceived it, the music of non-literate cultures. Nettl assumed an evolutionary perspective with ‘folk’ and ‘tribal’ musics as part of an earlier stage of musical development and the communal creation of folk music. Continuarono, tuttavia, gli sforzi per definire la “musica tradizionale”. Bruno Nettl (1965[-2020]) distingueva tra gli stili e i repertori della “musica tradizionale”, esistenti nelle società che avevano musiche professionali urbane talvolta chiamate “d'arte” o “classiche”, e la “musica tribale” o, come la percepiva lui, la musica delle culture non alfabetizzate. Nettl ha assunto una prospettiva evolutiva con le musiche “tradizionali” e “tribali” come parte di una fase precedente dello sviluppo musicale e della creazione comunitaria della musica popolare.
Cfr Vittorio Santoli, Popolare e primitivo (1952)
Cecil Sharp's definition of folk music began to come under sustained attack. The interaction of orally-transmitted music with broadsides, songsheets and manuscript or printed texts in Britain and North America became an issue. The implied notion of a bounded homogeneous and unchanging community was in line with blossoming functionalist academic models of Sharp's time. In the first half of the 20th century in Europe, folksongs were identified and classified using functionalist models, such as being part of annual- or life-cycle rituals or work songs. Within anthropology, ‘tribes’ were similarly analysed using functionalist models, which were soon to be recognized as being restricted in value. La definizione di musica tradizionale data da Cecil Sharp cominciò a subire un forte attacco. L'interazione tra la musica trasmessa oralmente e le broadsides, i songsheets e i testi manoscritti o stampati in Gran Bretagna e in Nord America divenne un problema. La nozione implicita di una comunità omogenea e immutabile era in linea con i modelli accademici funzionalisti che erano validi all'epoca di Sharp. Nella prima metà del XX secolo, in Europa, le folksongs furono identificate e classificate secondo modelli funzionalisti propri di rituali annuali o del ciclo della vita o canti di lavoro. Nell'ambito dell'antropologia, i gruppi sociali sono stati analizzate in modo analogo utilizzando modelli funzionalisti, che ben presto sono stati riconosciuti di valore limitato.
The Romanian folklorist Constantin Brăiloiu scathingly identified folk music theories of the past as romantic (1958; 1959), and the static models of functionalism and structuralism in Western academic disciplines were augmented in the second half of the 20th century by post-structuralist, interpretative and postmodern perspectives. [...] Il folclorista rumeno Constantin Brăiloiu ha definito romantiche le teorie sulla musica popolare del passato (1958, 1959), e i modelli statici del funzionalismo e dello strutturalismo nelle discipline accademiche occidentali sono stati ampliati nella seconda metà del XX secolo da prospettive post-strutturaliste, interpretative e postmoderne. [...]
— In merito all'Italia cfr Serena Facci, Il folk music revival e la canzone politica (2014)
3. Folk revival 3. Folk revival
New folk music revivals swept through Europe in the last decades of the 20th century, each with their own powerful structuring ethos and complex of musical and social interaction. An understanding of the concept ‘folk music’ was crucial to each. Negli ultimi decenni del XX secolo, i nuovi revival della musica tradizionale hanno attraversato l'Europa, ciascuno con il proprio potente ethos strutturante e il proprio complesso di interazione musicale e sociale. Il valore assegnato al concetto di “musica tradizionale” era fondamentale per ciascuno di essi.
Some were influenced by the American Folk Revival which, like the British one, ‘appealed primarily to individuals who celebrated traditions not their own’ (Jackson, 1993). The US Folk Music Revival came out of the social and economic setting of the 1940s in which many young people believed that the parent generation had gravely mismanaged the world. Figures such as Pete, Mike and Peggy Seeger, and Alan Lomax, promoted engagement by college students and intellectuals in the ideals of populist folksong. ‘Folksingers’, who became ‘stars’ in urban contexts resurrected old styles but also created new songs with personal or political texts. [...] Alcuni furono influenzati dal Folk Revival americano che, come quello britannico, “si rivolgeva principalmente a individui che celebravano tradizioni non proprie” (Jackson, 1993). Il revival della musica folk statunitense nacque dal contesto sociale ed economico degli anni Quaranta, in cui molti giovani ritenevano che la generazione dei genitori avesse gestito il mondo in modo gravemente sbagliato. Figure come Pete, Mike e Peggy Seeger e Alan Lomax promossero l'impegno di studenti universitari e intellettuali negli ideali della canzone folk populista. I “folksinger”, che divennero “star” nei contesti urbani, resuscitarono vecchi stili ma crearono anche nuove canzoni con testi personali o politici. [...]
Scholars disagree about whether there were two 20th-century folk music revivals in Britain or whether they constitute two phases of the same revival.
The first period had its origins in the 19th century when collections were published by middle-class enthusiasts with antiquarian and musical interests.
Important initial architects of the second or post World War II revival, inspired by the American labour movement and the skiffle music of Lonnie Donegan, were the dramatist, songwriter and collector Ewan MacColl and singer and collector A.L. Lloyd, both of whom came from a background of left-wing socialism and radical Marxism. The driving ethos was to give importance to the music and values of working people and to make a stand against the perceived vacuousness and capitalism of pop music and its associated industry. Largely because of Lloyd, ‘folk music’ came to be perceived as emanating from not only the rural but also the industrial worker.
Non tutti gli studiosi riconoscono due momenti del revival della musica folk del XX secolo in Gran Bretagna considerandoli due fasi dello stesso revival.
Il primo periodo ha avuto origine nel XIX secolo, quando vennero pubblicate raccolte da appassionati della classe media con interessi antiquari e di studio.
Importanti figure del secondo revival del secondo dopoguerra, ispirato al movimento operaio americano e alla musica skiffle di Lonnie Donegan, furono il drammaturgo, cantautore e collezionista Ewan MacColl e il cantante e collezionista A.L. Lloyd, entrambi provenienti da un background di socialismo di sinistra e marxismo radicale. L'etica trainante era quella di dare importanza alla musica e ai valori dei lavoratori e di prendere posizione contro la vacuità e il capitalismo percepiti della musica pop e dell'industria ad essa associata. In gran parte grazie a Lloyd, la “musica folk” venne percepita come emanata non solo dai lavoratori rurali ma anche da quelli industriali.
During the 1960s, the term ‘folk’ came closer to its American usage of singer-songwriters, such as Bob Dylan, Joan Baez, Caroline Hester and Judy Collins, who accompanied themselves on acoustic guitars and performed some traditional material. Soon it was used indiscriminately by the media to include any acoustic music. Durante gli anni '60, il termine “folk” identificò cantautori americani, come Bob Dylan, Joan Baez, Caroline Hester e Judy Collins, che si accompagnavano con chitarre acustiche ed eseguivano materiale tradizionale. Ben presto il termine fu usato indiscriminatamente dai media per includere qualsiasi musica acustica.
As the Folk Music Revival began to develop, a distinction was made by the participants between ‘contemporary folk music’ and ‘traditional folk music’. Contemporary songs, including protest songs or songs about social issues, usually accompanied by acoustic guitars, were performed in clubs such as the Troubadour in London; traditional songs and melodies, either unaccompanied or accompanied by instruments such as fiddles, melodeons, concertinas, tin whistles and pipes, were performed in ‘traditional’ clubs. [...] Neo-traditional performers, who hunted out ‘traditional’ performers in order to learn from them and who shared their values, included singers such as Anne Briggs, Shirley Collins and Loiuis Killen, and groups such as the Watersons, Webbs Wonders and The Old Swan Band. Traditional music venues tried to reverse the aesthetics of the pop star syndrome and often arranged seating to enable singing in the round in order to avoid the division between audience and performer. For neo-traditionalists, the definition of ‘traditional’ embraced all items in the repertories of traditional singers, including music-hall songs. Quando il folk music revival iniziò a diffondersi, i partecipanti fecero una distinzione tra “musica folk contemporanea” e “musica folk tradizionale”. Le canzoni contemporanee, comprese quelle di protesta o su temi sociali, solitamente accompagnate da chitarre acustiche, venivano eseguite in locali come il Troubadour di Londra; le canzoni e le melodie tradizionali, non accompagnate o accompagnate da strumenti ad arco, armoniche, flauti ed ance, venivano eseguite in locali “tradizionali”. [...] Tra gli esecutori neo-tradizionali, che andavano a caccia di esecutori “tradizionali” per imparare da loro e che condividevano i loro valori, si annoverano cantanti come Anne Briggs, Shirley Collins e Loiuis Killen, e gruppi come i Watersons, Webbs Wonders e The Old Swan Band. I locali di musica tradizionale cercavano di invertire l'estetica da pop star e spesso disponevano i posti a sedere in modo da consentire il canto comunitario, per evitare la divisione tra pubblico e interprete. Per i neo-tradizionalisti, la definizione di “tradizionale” comprendeva tutti i brani del repertorio dei cantanti tradizionali, comprese le canzoni da music-hall.
As the movement developed, both contemporary and traditional folk clubs began to develop ‘traditions’ of their own. The Critics Group, based at the Singer's Club, were a company of revival singers trained in vocal techniques and mannerisms considered to be intrinsic to a ‘traditional’ style, such as singing nasally with the hand cupped over one ear, and incorporated techniques from European traditional singers. Similarly, Martin Carthy introduced new techniques for the acoustic guitar: sensitive finger-picking and open-string tunings that enabled drones to be produced. Soon each traditional folk club had its imitators of MacColl and Lloyd and every contemporary club had its own Martin Carthy. The sounds produced began to be an issue. Con lo sviluppo del movimento, sia i folk club contemporanei che quelli tradizionali iniziarono a sviluppare “tradizioni” proprie. Il Critics Group, con sede al Singer's Club, era una compagnia di cantanti revival addestrati alle tecniche vocali e ai manierismi considerati intrinseci allo stile “tradizionale”, come il canto nasale con la mano a coppa su un orecchio, e incorporava tecniche dei cantanti tradizionali europei. Allo stesso modo, Martin Carthy introdusse nuove tecniche per la chitarra acustica: finger-picking sensibile e accordature a corde aperte che consentivano di produrre bordoni. Ben presto ogni folk club tradizionale ebbe imitatori di MacColl e Lloyd e ogni club contemporaneo ebbe il suo Martin Carthy. Il sound prodotto cominciò a essere un problema.
4. Sound-ideals 4. Ideale sonoro
[...] One of the criticisms raised about the early collectors of folk music has been that their ‘sound-ideals’ did not coincide with those of their ‘source’ singers or musicians; their musicological value systems were those of the Western classical tradition. Across Europe in the late 19th and early 20th centuries, collectors tended to be leading composers of the day who largely considered their archives as a source of ideas for ‘serious composition’. For instance, Bartók created huge archives in Hungary which were a source of inspiration for his music, and in England the Folk-Song Society was founded (1898) by Charles Villiers Stanford, professor of music at Cambridge and of composition and orchestral playing at the Royal College of Music, and Welsh composer Joseph Parry. Committee members later included Vaughan Williams, Holst, Grainger and Butterworth. [...] [...] Una delle critiche mosse ai primi collezionisti di musica popolare è che i loro “ideali sonori” non coincidevano con quelli dei cantanti o musicisti “d'origine”; i loro sistemi di valori musicologici erano quelli della tradizione classica occidentale. In tutta Europa, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, i collezionisti tendevano a essere i principali compositori dell'epoca, che consideravano i loro archivi come una fonte di idee per la “composizione colta”. Ad esempio, Bartók creò enormi archivi in Ungheria che furono fonte di ispirazione per la sua musica, mentre in Inghilterra la Folk-Song Society era stata fondata (1898) da Charles Villiers Stanford, insegnante di musica a Cambridge, di composizione e di esecuzione orchestrale al Royal College of Music, e dal compositore gallese Joseph Parry. Tra i membri del comitato vi furono in seguito Vaughan Williams, Holst, Grainger e Butterworth. [...]
Arguments about sound-ideals within the second British Folk Revival centred on the shape, speed and decorations of melodies, the uses of harmonization rather than drones, and the timbres produced. Sharp had recognized that English folksong tunes did not fit into the classical music sound-ideal of western European tempered scales and suggested that they were built on non-harmonic principles, used Dorian, Aeolian and Mixolydian modal systems, had varying tonality, frequently used extra wide intervals and so on. In order to introduce folksongs into schools, lyrics had to be bowdlerized and melodies adapted for piano accompaniments but Sharp preserved the characteristics of the traditional tunes and lyrics in his own notes. Le discussioni sugli ideali sonori all'interno del secondo folk music revival britannico si concentrarono sulla forma, sulla velocità e sulle ornamentazioni delle melodie, sull'uso dell'armonizzazione piuttosto che dei bordoni e sui timbri prodotti. Sharp aveva riconosciuto che le melodie dei folksong inglesi non rientravano nell'ideale sonoro della musica colta, né delle scale temperate dell'Europa occidentale e suggeriva che fossero costruite su principi non armonici, utilizzassero sistemi modali dorici, eolici e misolidi, avessero tonalità variabili, usassero spesso intervalli molto ampi e così via. Per introdurre le folksongs nelle scuole, oltre a dover rivedere i testi, le melodie venivano adattate per l'accompagnamento al pianoforte. Sharp tuttavia conservò le melodie e i testi originali nei suoi appunti.
A few other enlightened collectors preserved the actual sounds produced by folksingers by using the new invention, the cylinder phonograph. In 1906, Percy Grainger recorded several outstanding singers, including Joseph Taylor of north Lincolnshire, whose singing of Brigg Fair inspired Delius' English Rhapsody. Alcuni altri collezionisti illuminati conservarono i canti prodotti dai folksinger utilizzando la nuova invenzione del fonografo a cilindro. Nel 1906, Percy Grainger registrò diversi cantanti eccezionali, tra cui Joseph Taylor del Lincolnshire settentrionale, il cui canto Brigg Fair ispirò la Rapsodia inglese di Delius.
As recording technologies improved, there was more widespread access to the sounds produced by traditional singers themselves. During the 1920s in America, record producers issued African and Anglo folksong (especially ‘race’ and ‘hillbilly’ later to be replaced by blues, soul, and country music styles). In 1939, Moses Asch (1905–86) founded Asch Records (later Folkways) releasing recordings of Leadbelly and Woody Guthrie (Myers, 1993). During the 1930s and 40s in England, the BBC began to build up a sound archive of folksingers and musicians from different parts of the British Isles. [...] Con il miglioramento delle tecnologie di registrazione, si diffuse l'accesso ai suoni prodotti dagli stessi cantanti di tradizione. Negli anni Venti, in America, i produttori di dischi pubblicarono canzoni popolari africane e anglosassoni (in particolare “race” e “hillbilly”, poi sostituite da stili blues, soul e country). Nel 1939, Moses Asch (1905-86) fondò la Asch Records (poi Folkways) pubblicando registrazioni di Lead Belly e Woody Guthrie (Myers, 1993). Negli anni '30-40, in Inghilterra, la BBC iniziò a costruire un archivio sonoro di folksinger e musicisti provenienti da diverse parti delle isole britanniche. [...]
During the 1950s, Alan Lomax collaborated with local scholars in publishing the results of extensive field collecting on the Columbia World Library series. With respect to England, Scotland, Ireland, Wales and Spain, these recordings were largely from tapes made by Lomax and his local associates. [...] In Bulgaria, France, Romania and Yugoslavia, the contents were assembled by specialists who drew on archival sources. Lomax subsequently made available supplementary field material from Italy (Folkways), Scotland (Tradition) and Spain (Westminster). These recordings formed the basis of Lomax's Cantometrics project (Lomax, 1968). In 1955 Kennedy made the film Here's a Health to the Barley Mow of singers, musicians and stepdancers at the Blaxhall ‘Ship’, East Suffolk (cf C.A. Pegg's video film, Tune-up at the Ship, 1985). Also during the 1950s and early 60s, recordings were made in Norfolk for the seminal album of English Country Music [...] (1962). Negli anni '50, Alan Lomax collaborò con studiosi locali per pubblicare i risultati di un'ampia raccolta sul campo nella serie Columbia World Library. Per quanto riguarda l'Inghilterra, la Scozia, l'Irlanda, il Galles e la Spagna, queste registrazioni provenivano in gran parte da nastri realizzati da Lomax e dai suoi collaboratori locali. [...] In Bulgaria, Francia, Romania e Jugoslavia, i contenuti sono stati assemblati da specialisti che hanno attinto a fonti d'archivio. Lomax rese successivamente disponibile materiale supplementare sul campo proveniente da Italia (Folkways), Scozia (Tradition) e Spagna (Westminster). Queste registrazioni costituirono la base del progetto Cantometrics di Lomax (Lomax, 1968). Nel 1955 Kennedy girò il film Here's a Health to the Barley Mow con cantanti, musicisti e ballerini alla “Ship” di Blaxhall, nell'East Suffolk (cfr. il filmato di C.A. Pegg, Tune-up at the Ship, 1985). Sempre negli anni '50 e nei primi anni '60, nel Norfolk furono effettuate registrazioni per il fondamentale album English Country Music [...] (1962).
Having increasing access to such recordings during the early years of the second Folk Song Revival, the difference between the sweet sounds of contemporary folksingers and those of what came to be termed ‘traditional’ singers became obvious as did the differences between the traditional sounds of England, Scotland, Ireland and Wales. During the 1970s, the growing interest in ‘traditional’ music and song was reflected in the output of the two specialist record labels in England, Topic and Leader. In 1972, Leader transferred Grainger's original cylinder recordings to disc and released a compilation album. [...] Avendo sempre più accesso a tali registrazioni durante i primi anni del secondo folk music revival, la differenza tra i dolci suoni dei folksinger contemporanei e quelli di quelli che vennero definiti “tradizionali” divenne evidente, così come le differenze tra i suoni tradizionali di Inghilterra, Scozia, Irlanda e Galles. Negli anni '70, il crescente interesse per la musica e la canzone “tradizionale” si riflette nella produzione delle due etichette discografiche specializzate in Inghilterra, Topic e Leader. Nel 1972, la Leader trasferì su disco le registrazioni originali su cilindro di Grainger e pubblicò una compilation. [...]
5. Political and ideological issues 5. Aspetti politici e sociali
[...] From the late 18th century, the concept was linked to a variety of nationalist endeavours as compilations of folksongs began to proliferate. These were consolidatory, educational and aspirational. [...] Throughout the 19th century, folksongs were often published together with new songs inspired by the ‘spirit of the people’, often with piano accompaniment, with the aim of creating national music and forming national taste. In the early 20th century, Bartók (1931) attempted to define the essence of the Magyar musical style and thereby to distinguish Hungarian peasant music from that of the Gypsies with which it had been previously associated. In England, Sharp hoped to eventually found a ‘National School of English Music’ by the introduction of English folksongs into schools. [...] A partire dalla fine del XVIII secolo, il concetto [di musica tradizionale] è stato collegato a una serie di iniziative nazionaliste, con la proliferazione di compilazioni di canti popolari. Queste compilazioni avevano un carattere affermativo, educativo e d'ispirazione. [...] Per tutto il XIX secolo, i canti popolari furono spesso pubblicati insieme a nuove canzoni ispirate allo “spirito del popolo”, spesso con accompagnamento al pianoforte, con l'obiettivo di creare musica nazionale e formare un gusto nazionale. All'inizio del XX secolo, Bartók (1931) cercò di definire l'essenza dello stile musicale magiaro, distinguendo così la musica contadina ungherese da quella degli zingari, a cui era stata precedentemente associata. In Inghilterra, Sharp sperava di fondare una “Scuola nazionale di musica inglese” introducendo nelle scuole i canti popolari inglesi.
In the Middle East and Central Asia, nationalist projects included the codification of ‘classical’ and ‘folk’ idioms supported by the appropriate publications and institutions, conservatories and traditional music archives. The sharp division between ‘art’ (san’at) and ‘folk’ (halk) music by the founders of the Turkish Republic (established 1923) served to separate the new nation from its Ottoman past. State run media have used folk musics as a means of creating the nation. In India, for instance, the state television network, Doordarhan was used. In Medio Oriente e Asia centrale, i progetti nazionalisti includevano la codificazione di idiomi "classici" e "tradizionali" supportati da pubblicazioni e istituzioni appropriate, conservatori e archivi di musica tradizionale. La netta divisione tra musica "artistica" (san'at) e "folk" (halk) da parte dei fondatori della Repubblica turca (fondata nel 1923) servì a separare la nuova nazione dal suo passato ottomano (vedi Asia centrale, §1). I media statali hanno utilizzato la musica tradizionale come mezzo per creare la nazione. In India, ad esempio, è stata utilizzata la rete televisiva statale Doordarhan.
An important strategy in creating socialist international and national identities under the former Soviet system was the identification of ‘folk’ or ‘people’s’ music. In the former Soviet Central Asia, as across Eastern Europe, aspects of indigenous folk music were combined with the sound-ideals of Russian classical music and disseminated through theatres, colleges and schools. Bartók’s methods of ‘musical folklore’ – involving the collection of folksongs and customs and the use of evolutionary perspectives – were compatible with Soviet ideology. Reaching for the supposed pinnacle of social and cultural development, the sizes and tunings of indigenous instruments were changed so that as ‘national’ instruments they could play in orchestras together with European instruments; traditional melodies were retained but adapted and ‘folksong’ was redefined as composed song that comprised lyrics in praise of their happy modern lives (cf. Pegg, 2001). Una strategia importante nella creazione di identità socialiste internazionali e nazionali sotto l'ex sistema sovietico è stata l'identificazione della musica "tradizionale" o "del popolo". Nell'ex Asia centrale sovietica, come in tutta l'Europa orientale, aspetti della musica folk indigena sono stati combinati con gli ideali sonori della musica classica russa e diffusi attraverso teatri, istituzioni e scuole. I metodi di "folklore musicale" di Bartók, che comprendevano la raccolta di canti popolari e costumi e l'uso di prospettive evolutive, erano compatibili con l'ideologia sovietica. Raggiungendo il presunto apice dello sviluppo sociale e culturale, le dimensioni e le accordature degli strumenti indigeni furono modificate in modo che, in quanto strumenti "nazionali", potessero suonare nelle orchestre insieme agli strumenti europei; le melodie tradizionali furono mantenute ma adattate e il "canto popolare" fu ridefinito come canzone composta che comprendeva testi in lode delle loro felici vite moderne (cfr. Pegg, 2001).
Folk music was also used as an ideological tool by other totalitarian systems. In common with Soviet communism, ‘folksongs’ under Chinese communism comprise newly-composed texts with State approved lyrics sung to already existing tunes. And in order to ensure the racial superiority of Aryan music in Nazi Germany, folk music was grouped together with choral music in the Reich’s Chamber of Music and controlled by the German Singers' Union (Deutscher Sängerbund) (Levi, 1994). La musica popolare è stata utilizzata anche come strumento ideologico da altri sistemi totalitari. In comune con il comunismo sovietico, le "canzoni popolari" sotto il comunismo cinese comprendono testi di nuova composizione con testi approvati dallo Stato cantati su melodie già esistenti. E per garantire la superiorità razziale della musica ariana nella Germania nazista, la musica popolare è stata raggruppata insieme alla musica corale nella Camera della musica del Reich e controllata dall'Unione dei cantanti tedeschi (Deutscher Sängerbund) (Levi, 1994).
The extent to which the use of ‘folk music’ outside of Europe and America is a colonialist construction needs to be further explored. Recently, scholars have been challenging the idea that music can be classified into discrete categories of ‘folk’ in juxtaposition with ‘classical/art’ music (e.g. for South Asia, see Allen, 1998; Groesbeck, 1999). There is no equivalent indigenous concept to ‘folk music’ in sub-Saharan Africa and it is rarely used in the Pacific. The folk-art (or popular music distinction) is also recognized as a recent importation into the Arab world. L'idea per cui l'uso della "musica tradizionale" al di fuori dell'Europa e dell'America sia una costruzione colonialista è ancora da esplorare. Di recente, gli studiosi hanno messo in discussione l'idea che la musica possa essere classificata in categorie distinte di "tradizionale" in contrapposizione alla musica "classica/artistica" (ad esempio per l'Asia meridionale, vedi Allen, 1998; Groesbeck, 1999). Non esiste un concetto indigeno equivalente a "musica popolare" nell'Africa subsahariana e viene raramente utilizzato nel Pacifico. La folk-art parte delle musica di consumo) è anche riconosciuta come importazione recente nel mondo arabo.