Davide Daolmi Carmina Burana, una doppia rivoluzione Roma: Carocci, 2024.
Recensioni Andrea Radaelli, Il Corriere della Sera, 22 agosto 2024: p. 37. Francesco Stella, Il Manifesto, luglio 2024 Carlo Fiore, Classic Voice, giugno 2024 Salvatore Dell'Atti, GBOpera, giugno 2024 archiviostorico.info, maggio 2024 Lorenzo Tomasin, Sole 24 ore, 25 febbraio 2024
Candidatura premio
Presentazioni Radio 3 Suite (5.iv.2024) con Oreste Bossini Italia medievale (gennaio 2024) con Maurizio Calì
Segnalazioni Facebook (2.i.2024, Reti medievali) di Monica Sant Libreria Medievale (3.i.2024)
A partire dagli anni Sessanta la restituzione di un medioevo fisico, ritmico e passionale entra nelle sale da concerto. La nuova estetica, in contrasto con molte convinzioni musicologiche, non è estranea ai Carmina Burana di Orff. La critica rimane imbarazzata sia verso Orff, sia verso l’epigonismo di certa ‘nuova’ musica medievale, ma oggi, meno coinvolti dalle ideologie politiche e culturali del secolo scorso, possiamo ripercorrere con altri strumenti quella vicenda rivoluzionaria, dalla riscoperta della musica antica alla sua rivisitazione metal. Vi è però alle spalle un episodio ben più significativo. Il manoscritto da cui Orff trasse i testi per la sua cantata non è uno dei tanti codici medievali di poesia latina, ma il primo canzoniere mai concepito: genere che avrà in seguito straordinaria fortuna, con i trovatori e con Dante. Immaginare di poter fermare sulla pagina l’inconsistenza di una canzone (qualcosa che fino a quel momento viveva solo come performance) è l’altra inaspettata rivoluzione che si vuole raccontare. Riavvicinando i due piani – la prassi di oggi e le fonti di ieri – l’indagine sul Codex Buranus tenta d’illuminare, mettendo in relazione due epoche, le ragioni della canzone medievale e le ipocrisie musicali della modernità. |