Frontespizio della prima edizione del 1854

Eduard Hanslick
Vom Musikalisch-Schönen

Leipzig: R. Weigel, 1854

l'autore | l'opera | le edizioni | la fortuna

l'autore

Veit Hanslick era il nome, nella seconda bozza del libretto dei Meistersinger (1861) di Wagner, del personaggio che poi si chiamò, nella versione definitiva dell'opera, Beckmesser, segretario municipale pedante, retrogrado e di vedute ristrette. Ovviamente si trattava di un ironico tributo a Eduard Hanslick, feroce antagonista dell'estetica basata sul programma, sul contenuto e sui sentimenti attribuiti alla musica, e un canzonatorio sigillo del loro contrasto. Ma partiamo dall'inizio.

Dagerrotipo di Eduard Hanslick (Österreiche Bilderarchiv di Vienna).

Le tesi su un'idea di musica pura, espresse da Eduard Hanslick nel suo saggio del 1854 Vom Musikalisch-Schönen (una musica concepita esclusivamente nel suo elemento sonoro, musicale), segnano un punto di forte rottura con il pensiero musicale filo-wagneriano in voga a metà dell'Ottocento. Tuttavia, fino al 1848, l'estetica di Hanslick – che potremmo dire reazionaria rispetto alla corrente dominante – era molto vicina alle posizioni hegeliane e parte di quel sostrato ideale a cui lo stesso Wagner attingeva: nazionalismo, fede politica e separazione tra forma e contenuto nella musica erano, infatti, concetti che si ritrovano negli scritti del giovane Hanslick e che egli aveva poi tentato di celare al pubblico. La discrepanza tra questi scritti giovanili e le tesi formaliste espresse in Vom Musikalisch-Schönen sono probabilmente da ricondurre all'impatto che ebbe sull'autore (come su molti altri intellettuali disillusi) il fallimento della rivoluzione del 1848 a Vienna. Inoltre, il desiderio Hanslick di accedere al sistema accademico austriaco come professore di estetica pur non essendo laureato in filosofia starebbe all'origine – insieme alle necessità di precisare il proprio punto di vista in risposta al polverone sollevato dal libro – delle numerose versioni che egli approntò del saggio: all'inizio dovette dimostrarsi vicino ai principi cardine della dottrina filosofica ufficiale adottata dagli Asburgo per diventare professore, ma in seguito si ritroverà a correggere e limare le sue posizioni, intervenendo ripetutamente sul testo.

Eduard Hanslick è stato uno dei critici e dei filosofi della musica più incisivi e influenti dell'Ottocento. Nato a Praga nel settembre del 1825 da un bibliotecario e pianista e da una donna di origine ebrea appassionata di letteratura francese e di teatro, completò gli studi ginnasiali per poi iscriversi alla facoltà di legge della locale università. Nel frattempo, ricevette una solida formazione musicale da parte di Václav Tomašek, docente di primo piano nel panorama boemo, nonché personaggio legato al pensiero di František Palacky, storico attento alle istanze nazionaliste ceche, futuro fondatore del Partito Nazionale Liberale e vicino ad altri membri del suo circolo di intellettuali (tra cui R. Glaser, l'editore di «Ost und West», per cui scriverà nel 1854).

Nella sua autobiografia (pubblicata all'età di sessantanove anni), Hanslick sottolinea che la sua educazione letteraria e filosofica derivi in gran parte dal contatto con il padre – appassionato di filosofia ed estetica – piuttosto che dagli studi scolastici e dal biennio filosofico degli anni 1844-1846.

Vom Musikalisch-Schönen prese vita in un momento molto particolare della vita di Hanslick: nel 1854, anno della prima edizione, egli aveva già collaborato – pur giovanissimo – come critico musicale per la rivista praghese «Prag» (supplemento di «Ost und West»), per la «Wiener Allgemeine Musik-Zeitung» e altri giornali viennesi, per cui aveva scritto numerosi articoli. Tuttavia, quando, nel 1870, ne pubblicò una raccolta, intitolata Aus dem Concertsaal: Geschichte des Concertwesens in Wien, egli provvide a eliminare gran parte di quelli redatti prima del 1848, in quanto essi avrebbero rimarcato pubblicamente il drastico mutamento di approccio estetico alla musica.

Bruckner inseguito dai critici Eduard Hanslick, Max Kalbeck e Richard Heuberger. Caricatura di Otto Böhler (Österreiche Bilderarchiv di Vienna).

L'Hanslick di questi anni era un giovane idealista che aspirava a fare critica musicale con ambizioni politiche: ne è prova la sua attività di corrispondente e scrittore di articoli 'rivoluzionari' per il «Prager Zeitung» durante la Rivoluzione di Vienna del 1848. Questa vocazione politica non stupisce, visto che a Praga, attraverso il suo maestro Tomašek, era entrato in contatto con il movimento nazionalista ceco. Tuttavia, il 6 ottobre dello stesso anno, dopo sette mesi di rivolta a Vienna, con il potere passato dalla borghesia al proletariato urbano, il segretario del Ministero della guerra Theodore Latour venne impiccato dalla folla sulla pubblica piazza: questo episodio disgustò profondamente Hanslick e segnò il crollo del suo radicalismo politico e idealista, provocando un punto di non ritorno nel suo pensiero estetico e filosofico. In seguito, il movimento rivoluzionario si sfaldò per la sua stessa disorganizzazione interna e per la perdita di supporto da parte delle istanze meno radicali, facilitando la reazione della monarchia, che alla fine di novembre si insediò nuovamente nella capitale: si tornò all'assolutismo. Oramai, Hanslick aveva già dato prova della sua conversione estetica, affermando che «la musica ha smesso di partecipare al mondo della realtà» e che «si è sviluppata in un ideale di bellezza».

Nonostante il fallimento, la Rivoluzione di Vienna del 1848, portò alla secolarizzazione e alla riforma del sistema scolastico, emancipandolo dal controllo ideologico del potente clero austriaco. La filosofia fu il primo campo del sapere a risentire degli influssi delle nuove tendenze: si deliberò che nelle università e nei ginnasi fosse adottata ufficialmente la posizione di Johann Friedrich Herbart, che divenne espressione istituzionale della filosofia austriaca. Herbart, notoriamente anti-idealista, vuole elaborare i concetti scaturiti dall'esperienza in modo da eliminare le contraddizioni esistenti nel reale: in tale ottica, contrariamente a Hegel che postula l'esistenza inevitabile della contraddizione, il mondo fisico e quello psichico sono, per Herbart, governati dalle relazioni esistenti tra una pluralità di esseri immutabili, il cui movimento genera il divenire.

Caricatura di Hanslick che incensa San Giovanni (Johannes Brahms), pubblicata sul «Figaro» di Vienna nel 1890.

L'adozione ufficiale di una filosofia di Stato significava che bisognava fare professione di fede herbartiana per entrarein una scuola pubblica. Robert Zimmermann, intimo amico di Hanslick e suo compagno durante il biennio filosofico a Praga, cominciò la sua fulgida carriera di docente universitario (che lo vedrà anche rettore dell'università di Vienna nel 1886), con un discorso di insediamento all'università di Olmütz in cui illustrò teorie ispirate alla dottrina di Stato. Hanslick, nella domanda per un posto di docente di estetica inviata al Ministero nel 1856, non trascurò di sottolineare le sue posizioni assimilabili a quelle di Herbart. Per dare ulteriore credito alle sue parole e aumentare le possibilità di una decisione favorevole, aggiunse le referenze degli illustri amici Robert Zimmermann e il celebre musicologo August Wilhelm Ambros: tuttavia, a differenza di quanto sostenuto da Hanslick, il primo diceva di lui che non era né un filosofo di professione, né tantomeno un herbartiano, il secondo aveva scritto un libro di estetica musicale in risposta e opposizione a Vom Musikalisch-Schönen.

Le referenze presentate da Hanslick erano prevalentemente inventate, anche se nessuno si curò di verificarle. La questione dell'assunzione come docente era delicata, perché si trattava di una cattedra inesistente per cui si sarebbe dovuto attivare l'insegnamento presso il Ministero e perché il candidato, oltre a non essere laureato in filosofia, per di più faceva richiesta di essere dispensato dall'obbligo di presentare una tesi abilitativa inedita, proponendo il già pubblicato Vom Musikalisch-Schönen.

Nonostante queste anomalie, la richiesta di Hanslick venne accolta. I numerosi rimaneggiamenti a cui Hanslick sottopose il suo libro (sono ben undici le edizioni diverse che si sono susseguite finché egli è vissuto) possono essere interpretati alla luce della legittima necessità, alimentata dalla vivacità del contesto accademico in cui egli lavorava e viveva, di precisare, aggiornare e rettificare ciò che precedentemente aveva scritto. Vom Musikalisch-Schönen divenne, infatti, fin dai primi anni dopo la pubblicazione, uno dei testi di riferimento dell'estetica musicale in lingua tedesca; le tesi conservatrici e formaliste in esso contenute furono immediatamente il bersaglio di numerosi intellettuali progressisti vicini alla corrente dominante wagneriana: Hanslick, mettendo ripetutamente mano al sua saggio, rispondeva quindi di volta in volta alle critiche che costoro gli lanciavano e, al tempo stesso, tentava di rafforzare le proprie tesi, affrancandosi progressivamente dalla veste herbartiana in cui è lecito pensare abbia voluto calare la propria opera per fini professionali.

l'opera

La quindicesima edizione, al pari delle precedenti, si apre con una prefazione dell'autore, in cui egli sottolinea la sostanziale identità del contenuto con le edizioni precedenti, che non si differenzierebbero dalla prima «se non per un formato più conveniente e per una migliore veste grafica». Tuttavia, al termine della prefazione, che, eccezion fatta per le righe iniziali di presentazione, si dimostra copia fedele delle edizioni precedenti (dalla terza fino alla settima), l'autore pare cadere in contraddizione con quanto ha appena affermato, scrivendo:

Non mi si vorrà male se … non mi sono sentito per nulla incline ad abbreviare o attenuare la parte polemica del mio scritto, ma anzi ho messo in luce in forma ancora più stringente l'elemento unico e imperituro della musica, la 'bellezza musicale'.

La chiave per sciogliere l'apparente incoerenza – che, per altro, risulta evidente già nel colophon dell'edizione del 1885 («settima edizione arricchita e revisionata») – è da rintracciare tra le righe della stessa prefazione, in cui Hanslick chiede al lettore di concedergli «di ripetere alcune osservazioni che accompagnarono al suo apparire la terza edizione», sottointendendo un'implicita differenza di quest'ultima dalle due precedenti.

L'ultima edizione in lingua italiana di Vom Musikalisch-Schönen è stata approntata sulla quindicesima edizione, pubblicata a Lipsia nel 1922, diciotto anni dopo la morte di Hanslick. Qui, oltre alla menzionata prefazione dell'autore, si apre con l'introduzione della traduttrice e si struttura in sette capitoli di lunghezza eterogenea:

1. L'estetica del sentimento
2. L'«espressione di sentimenti» non costituisce il contenuto della musica
3. Il bello musicale
4. Analisi dell'impressione soggettiva della musica
5. La percezione estetica della musica in opposizione a quella patologica
6. I rapporti della musica con la natura
7. I concetti di contenuto e di forma nella musica

le edizioni

1854

Eduard Hanslick Vom Musikalisch-Schönen: ein Beitrag zur Revision der Aesthetik der Tonkunst,
Leipzig: R. Weigel, 1854, 21858, 31865;
Leipzig: Johann Ambrosius Barth, 41874, 51876, 61881, 71885, 81891, 91896, 101902, 111910;
Wiesbaden: Breitkopf & Härtel, 121918; 13-151922, 161966, 171971, 181975, 191978, 201980, 211989.

Coll. di rif.: I-Rsc (1858) qualche altra biblioteca italiana che ha altre edizioni? (usa sigle Rism)

ed. 1858 (II) [Google libri: US-CA]

ed. 1865 (III) [D-WRz]

ed. 1881 (VI) versione digitale da KölnKlavier

1965 - anastatica (1854)

Eduard Hanslick Vom Musikalisch-Schönen: ein Beitrag zur Revision der Aesthetik der Tonkunst, rist. anast. dell'ed. 1854, Darmstadt: Wissenschafttliche Buchgesellenschaft, 1965; 21973, 31976, 41981, 51991, 62010 con l'introduzione di Gärtner Markus.

Coll. di rif.: D-B tutte le edizioni?

1982 - con altri scritti

Eduard Hanslick Musikalisch-Schönen; Aufsätze; Musikkritiken, a cura di Klaus Mehner, Leipzig: Reclam Verlag, 1982.

Coll. di rif.: biblioteca

1990 - edizione critica

Eduard Hanslick Musikalisch-Schönen: Historisch-kritische Ausgabe, a cura di Dietmar Strauss, Mainz: Schott, 1990.

Coll. di rif.: biblioteca

traduzioni italiane

1883

Eduard Hanslick Del bello nella musica: saggio di riforma dell'estetica musicale, trad. della VI ed. di Luigi Torchi, Milano: Ricordi, 1883.

Coll. di rif.: I-Mc

1945

Eduard Hanslick Il Bello musicale: saggio di riforma dell'estetica musicale, trad. da quale edizione? di Mariangela Dona, a cura di Luigi Rognoni, Milano: Minuziano, 1945.

Coll. di rif.: I-Mc

1978

Eduard Hanslick Il Bello musicale: saggio di riforma dell'estetica musicale, trad. di Mariangela Dona, Milano: Martello, 1971; Firenze: Giunti-Martello, 1978.

Coll. di rif.: I-Mu

2001

Eduard Hanslick Il Bello musicale: saggio di riforma dell'estetica musicale, a cura di Leonardo Distaso, Palermo: Aesthetica, 2001; 22007.

Coll. di rif.: I-Mb

la fortuna

A volte l'immagine di un'opera è spesso definita da ciò a cui si contrappone. Vom Musikalisch-Schönen, è ricordato, insieme al suo autore, quale espressione dell'anti-wagnerismo ottocentesco. Questo legame è stato reso poi ancor più stretto dall'intensità, dalla frequenza e dalla risonanza con cui Hanslick e la 'banda' di Wagner si scambiarono opinioni e, più spesso, accese critiche: esiste, infatti, un susseguirsi di saggi, episodi, libelli, articoli e lettere che testimoniano quanto la musica secondo-ottocentesca debba al confronto e allo scontro che ci furono tra essi.

La prima edizione di Vom Musikalisch-Schönen nacque da una verve polemica e da una precisa prospettiva estetica rese a noi sbiadite da un probabile ripiegamento ideologico (v. supra). Dovette accendere in Wagner un forte disappunto, che, accresciuto in seguito dalle critiche poco lusinghiere di Hanslick ai suoi lavori operistici, sfociò nell'episodio di Beckmesser. L'edizione definitiva di Das Judentum in der Musik (1869) si inserì in modo netto in questo clima di antagonismo: il pamphlet attaccava ferocemente Meyerbeer e Mendelssohn, incapaci di rendere la profondità e la vera passione della musica, e circondava le critiche di un'atmosfera populista contro gli ebrei, a loro volta incapaci di articolare parole senza balbettare. Come potevano questi poter creare e accostare suoni? Nell'edizione del 1869 Wagner bolla il postulato dell'autonomia del bello musicale come una cospirazione ideologica per sostenere gli ideali di una cultura musicale 'giudaizzata', in netta opposizione alla Gesamtkunstwerk. Hanslick, dopo l'affair Beckmesser, recensioni ben poco entusiastiche del Lohengrin e tre edizioni di crescente opposizione a Wagner di Vom Musikalisch-Schönen [quali?], finisce nel calderone delle invettive: oltre ad avere posizioni antitetiche a quelle del compositore, ha origini ebraiche e diventa facile bersaglio.

Anche il nome di August Wilhelm Ambros è coinvolto alla comparsa di Vom Musikalisch-Schönen. Ambros, compagno di Hanslick e Zimmermann nella facoltà praghese di legge, nonché nella lega Beethovenianer (diretta emulazione della schumanniana Davidsbündler), era stato spinto a scrivere Die Gränzen der Musik und Poesie in risposta ad Hanslick, testo in cui si proponeva di riportare i principi dell'estetica musicale su fondamenti meno conservatori e controversi di quelli esposti da Hanslick e, partendo da una visione meno estrema, arrivò a sostenere che la musica, nella sua forma, possiede proprietà appartenenti all'architettura, concludendo che «la forma e il contenuto poetico dovrebbero fondersi nella musica, ma il secondo non deve essere sacrificato dal primo». A riprova della non radicalità delle posizioni di Ambros, Hanslick dichiarò che il proprio concetto di «forme sonore in movimento» era identico a quello di «forme animate» presentato dal collega, dimostrando la compatibilità delle tesi di quest'ultimo con il suo pensiero estetico musicale. Per questo, probabilmente, tra essi non si scatenò la guerra ideologica che scoppiò tra Hanslick e i wagneriani.

Se ancora oggi, dopo più di cent'anni, si parla di Vom Musikalisch-Schönen, è perché gli si attribuisce il ruolo importante di aver fotografato un fermento ideologico e filosofico fondamentale per la musica ottocentesca e di aver raccolto intorno al suo autore le sparse energie dei cosiddetti 'conservatori', facendone un vero e proprio manifesto estetico.

Scheda a cura di Nicola Ressmann © 2010