Carmina Burana: ricerche sulla musica
Dum curata vegetarem
cb 105
Unicum Burano, particolarmente interessante. Prime 5 strofe:: 4 x 8p+7pp | successive 6 strofe 3 x 7p+7p cum auctoritate
Probabilmente le quartine quasi goliardiche imitano il modello di Gualtiero di Chatillon (evidente dall'incipit).
L'uso di Ovidio è discusso da Elliott 1981 e Tuzzo 2015: 165 ss (che ritrova anche Orazio).
Traill 2018 commenta:
Gli studiosi non sono d'accordo sulla corretta interpretazione di questa poesia. L'opinione standard è che questo sia un "lamento per il declino dell'amore cortese nella cornice di un sogno".
Nel suo articolo rivoluzionario, "The Bedraggled Cupid", Alison Elliott sottolinea che il poeta ha seguito da vicino segmenti di Ovidio, Ars amatoria 2.493-640, sia nel linguaggio che nel tono satirico. Sebbene Walsh [1993] e Vollmann [1987] riconoscano entrambi l'importanza del suo articolo, e Walsh ammetta che ha ragione a vedere il trattamento del poeta del suo tema come "satirico e umoristico alla maniera di Ovidio stesso", entrambi persistono nel vedere il poema come un lamento per il declino dell'amore cortese.
Ma non c'è nessun accenno da nessuna parte nel poema alle caratteristiche amatorie proprie dell'amore cortese – come l'esaltazione della dama, il potere nobilitante dell'amore, o l'amore come desiderio che non sarà mai soddisfatto. Invece, troviamo solo quei valori che l'amore cortese condivide con i precetti di Ovidio nell'Ars amatoria.
Il punto di vista di Walsh-Vollmann sembra spinto, abbastanza ragionevolmente, dal desiderio di rendere conto dell'aspetto luttuoso e del lamento di Cupido in termini rilevanti per il tardo dodicesimo secolo. Tuttavia, nessuno dei due studiosi (e nemmeno la stessa Elliott) sembra aver notato che il nostro poeta ha attinto a due passi ovidiani: Ars amatoria 2.493-640, e Epistolae ex Ponto 3-3.1-20 [in realtà questo era già stato notato da Tuzzo 2015]. Quest'ultimo presenta un Cupido triste e malandato (vedi sotto le strofe 2-4), che spiega il suo aspetto come indizio della lunga distanza che ha dovuto percorrere fino a Tomis per consolare il suo "maestro" esiliato (Ex Ponto 3-3-77-78). L'apparizione mesta di Cupido qui è stata quindi dettata dalla decisione del nostro poeta di attingere a due passi ovidiani.
Il fatto che il "lamento" (dopo il suo inizio volutamente lento e rispettoso) sia condotto nelle strofe goliardiche di Walter di Chatillon con auctoritas fa capire che non dobbiamo prenderlo troppo sul serio. Tutte le auctoritates (tranne la n-4), come sottolinea Elliott, sono tratte dall'Ars amatoria 2-493-640, anche se non tutte sono citazioni testuali, alcune sono piuttosto parafrasi dei versi di Ovidio.
Fonti
B | München, Bayerischen Staatsbibliothek, Clm. 4660 (CB) | info | ca 1230 | 79r |
Bibliografia
Legenda — Testo: Edizione testo/musica Riferimento
B | ||
Schumann 1970 [1941] | ii.173] #105 ed. critica | |
Elliott 1981 | ||
Vollmann 1987 | ||
Walsh 1993 | ||
Tuzzo 2015 | ||
Traill 2018 |
Testi
i. Dum curata vegetarem |
soporique membra darem et langueret animalis prevaleret naturalis | virtutis dominium, |
a|a b| b|c |
òoòoòoòo | òoòoòoòo òoòoòoòo òoòoòoòo | òoòoòoo |
Mentre cercavo di vegetare | e di dare riposo alle membra e languiva il fisiologico prevalendo il naturale | dominio della virtù |
ii. En Cupido pharetratus, |
crinali, torque spoliatus, manu multa tactis alis mesto vultu, numquam talis | visus est per somnium. |
Ecco Cupido faretrato | di corona, di monili privo con le ali gualcite da molte mani mesto in volto e mai simile | fu visto in sogno |
||
iii. Quem ut vidi perturbatum |
habituque disturbatum, membra stupor ingens pressit qui paulatim ut recessit | a membris organicis, |
Quando poi lo vidi perturbato | e d'aspetto disordinato ingente stupore mi pressò le membra che lentamente lasciò | la mia complessione |
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iv. Causam quero mesti vultus |
et sic deformati cultus, cur sint ale contrectate nec, ut decet, ordinate | causam et itineris. |
Gli chiedo causa del mesto volto | e di così deformata eleganza perché le ali fossero sciupate e non curate come si convinene | la ragione e lo scopo |
||
v. Amor quondam vultu suavis [a] |
nunc merore gravi gravis ut me vidit percunctari responsumque prestolari | reddit causam singulis |
Amore, già dal volto soave | ora grave di gravità e afflizione poiché mi vide interrogativo e ansioso di risposta | spiegò ogni cosa |
||
vi. «Vertitur in luctum \ organum Amoris, canticum subductum \ absinthio doloris, vigor priscus abiit, \ evanuit iam virtus. Me vis deseruit, periere cupidinis arcus! |
a\b a\b –\c c |
òoòoòo(o)|(o)òoòoòo » » esametro |
Mutato in lutto \ l'organo di Amore il cantico reso muto \ dall'amaro del dolore l'antico vigore è morto \ la virtù già scomparsa La forza mi viene meno, l'arco del desiderio non si tende |
vii. Artes amatorie \ iam non instruuntur a Nasone tradite, \ passim pervertuntur; nam siquis istis utitur \ more modernorum, [a] Turpiter abutitur hac assuetudine morum. |
Le arti amatorie \ non vengono più insegnate da Ovidio trasmesse \ ovunque pervertite infatti chi si serve di queste \ all'uso moderno le profana ignobilmente con questa abitudine diffusa |
||
viii. Naso, meis artibus \ feliciter instructus mundique voluptatibus \ et regulis subductus, ab errore studuit \ mundum revocare; Qui sibi notus erat, docuit sapienter amare. |
Ovidio che le mie arti \ felicemente istruì e i piaceri mondani \ ele regole evitando si preoccupò dall'errore \ di allontanare il mondo il quale, conoscendo se stesso, insegnò ad amare con competenza |
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ix. Veneris mysteria \ iam non occultantur cistis, sed exposita \ coram presentantur. proh dolor, non dedecet \ palam commisceri? Precipue Cytherea iubet sua sacra taceri! |
I misteri di Venere \ non sono più nascosti nella cassa ma esposti \ sono presentati in flagranza Oh dolore, non è vergognoso \ congiungersi pubblicamente Venere stessa ordina di tacere i suoi riti |
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x. Amoris ob infamiam \ moderni gloriantur, sine re iactantiam \ anxii venantur, iactantes sacra Veneris \ corporibus non tactis. Eheu, nocturnis titulos imponimus actis! |
Di amori vergognosi \ i moderni si vantano senza ragione l'esibizione \ perseguono con ansia ostentano il sacro di Venere \ con corpi mai [prima] toccati ahimé imponiamo nomi alle opere notturni |
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xi. Res arcana Veneris, \ virtutibus habenda optimisque meritis \ et moribus emenda, prostat in prostibulo, \ redigitur in pactum; Tanta meum populo ius est ad damna redactum!» |
I segreti di Venere \ che si ottengono per virtù meriti altissimi \ e costumi castigati si piegano ai postribili \ sono ridotti a contratti A tal punto dal popolo il mio diritto è stato condotto alla rovina |
———
a. Ipermetro.
Musica
La musica per questa lirica deve adattarsi a due forme strofiche diverse, la cui seconda è una strofa goliardica cum auctoritate, quasi certamente intonata su melodia propria. Un raro caso di melodia goliardica (vedine la ricerca in Utar contra vitia) è quella pubblicata in Dreves 1922/33 [1899]: 292 (vedina la discussione in Estuans intrinsecus, dov'è anche la foto dell'originale).
Il merito alla strofa di 5 ottonari introduttiva, un modello simile è quello citato da Norberg 1958 [2004]: 112 Qui signati estis Christo purtroppo entrambe le fonti sono adiastematiche (v. mia trascrizione).
Può essere utile la celeberrima sequenza Verbum bono et suave (3 x 8p + 7pp) cantus | audi01 | audio2 | audio3 | trad ing || polifonica | trad it. | audio4 | dove si mostra che la musica delle successive coppie di strofe è in realtà una variante del materiale originale (immotivatamente Solesmes 1957 attacca in mi):
Questo stesso materiale sembra essere usato in una canzone notata in Lat 3719: Nisi fallor nil repertum(2 x + refrain) | ms 3719 | ed. in: Gennrich 1932: 227 | Spanke 1936: 17 | Dronke 1966: 382:
Essendo di sue soli versi vien preso (a memoria) il primo, il secondo è stato usato per un vocalizzo, poi si è riproposto il tutto una quarta sotto, adattando il refrain sul vocalizzo.
Tutti considerano il refrain in francese, benché corrotto. Spanke propone "O fille suis [segui] Milo d'Anjou", mentre Dronke interpreta "O fille suis-moi là d'un jou". In realtà, compilato in Francia sarebbe strano che proprio il francese appaia così corrotto (le letture proposte mutano l'andamento da trocaico a giambico). Più probabile leggerlo in italiano: "O figlia sia mio lo danno".
Sia il modo con cui sono adattate le strofe della sequenza, sia l'adattamento mnemonico della canzone offrono un modello per trarre da qui materiale per le strofe iniziali di Dum curata.