Foto scattata a Saint-Leu-la-Forêt (Francia) nel 1931 |
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Wanda Landowska, di origine ebreo-polacca, nacque a Varsavia nel 1879. Cominciò a studiare pianoforte all’età di quattro anni, sviluppando sin da subito un personale gusto per la musica antica. I suoi insegnanti – Jan Kleczynski, studioso ed esecutore di Chopin; e Aleksander Michalowski, cultore, anch’egli di Chopin e di Bach – riconobbero subito il genio musicale della giovane: .
Nel 1896 Landowska si trasferì a Berlino per studiare composizione e nel conservatorio della capitale tedesca venne per la prima volta a contatto con gli strumenti antichi, tra cui il clavicembalo. Fu quello l’evento scatenante che la la indusse a progettare e farsi costruire un clavicembalo sulla base dei suoi studi e sulle analisi da lei condotte sugli strumenti originali [Shapreau 2020: 430].
Nel 1900 si trasferì a Parigi dove sposò il suo compatriota Henryk Lew, con il quale condivise l’interesse per il folklore ebraico:
Qui parlò del suo progetto di ricostruzione di un clavicembalo con Gustave Lyon, l’allora direttore della ditta di pianoforti Pleyel, e per la realzzazione del suo futuro strumento si affidò al capo ingegnere dell’impresa, Jérôme Thibouville-Lamy. Quest’ultimo la affiancò nelle visite di una gran quantità di musei prendendo note e misure, e solo più tardi, nel 1912, le presentò un clavicembalo che soddisfaceva tutte le sue richieste.
Fin dal suo primo trasferimento a Parigi insegnò pianoforte alla Schola Cantorum, istituto musicale parigino, attività che condusse fino al 1912:
Entrando nel circolo dei grandi musicologi della città (e del momento), notò che le ricerche compiute sulle opere di Bach erano sempre mediate dal pianoforte. Ebbe inoltre modo di approfondire la musica di Couperin e Rameau, riconoscendo che il pianoforte non era lo strumento adatto per l’esecuzione dei loro componimenti. Analizzando gli strumenti del passato, Landowska si rese conto che non c’era un clavicembalo uguale a un altro: mentre i pianoforti erano fatti in serie, non c’erano clavicembali simili tra loro [Evens 1996].
Nel 1903 Landowska suonò per la prima volta in pubblico il clavicembalo, e da quel momento in poi lo incluse nei suoi concerti, insieme al pianoforte.
All’inizio del Novecento, Wanda Landowska era già un’interprete internazionale; nel 1907 suonò in Russia per Lev Tolstoj, portando con sé il suo clavicembalo, e nel 1908 suonò a Parigi per lo scultore Auguste Rodin, il quale commentò:
Agli stessi anni risalgono anche articoli accademici riguardanti le sue teorie sull’interpretazione e nel 1909, anno in cui tornò in Russia per suonare ancora una volta per Tolstoj, scrisse con il marito Musique ancienne, uno studio sulla musica del xvii e xviii secolo e sul clavicembalo.
Nel 1913 Landowska e Lew si trasferirono a Berlino dove lei insegnò clavicembalo al Hochschule für Musik fino al 1919.
Durante la Prima guerra mondiale, quando i coniugi Lew furono definiti “prigionieri civili in libertà vigilata”, lei ebbe il permesso di continuare ad insegnare, scrivere ed occasionalmente esibirsi in concerti, concentrando notevoli sforzi su Bach e altri compositori del xvii e xviii secolo, e sull’interpretazione della loro musica sugli strumenti per i quali era stata composta [Shapreau 2020: 431]. Inoltre tenne conferenze alla Sorbona di Parigi e insegnò all’Ècole Normale. Henryk Lew morì in un incidente stradale nel 1919.
Negli anni Venti, Landowska suonò il clavicembalo nell’opera del compositore spagnolo Manuel de Falla, Retablo de maese Pedro (o Master Peter’s Puppet Show), che, oltretutto, scrisse per lei un concerto, eseguito a Parigi nel 1928 [Dommering 2016]. Alla prima dell’opera di de Falla, Landowska incontrò il compositore e pianista francese Francis Poulenc che rimase affascinato da lei: «il modo in cui ha resuscitato e ricreato il clavicembalo è una sorta di miracolo» [Latchman 2006: 105]. Nel 1927 scrisse per lei il Concert Champêtre.
Nel 1925, 45enne e clavicembalista affermata, si sistemò a nord di Parigi, a Saint-Leu-la-Forêt. La sua casa ospitava un giardino con una piccola sala da concerto, al cui interno si trovava la sua libreria contenente circa diecimila libri e spartiti, oltre alla sua collezione di strumenti musicali antichi [Evens 1996].
Nel 1927 fondò l'Ècole de Musique Ancienne, che ospitò musicisti di ogni tipo, provenienti da tutto il mondo. «Era come andare in paradiso perché il suo modo di insegnare era totalmente diverso da ciò che avevo visto prima. La musica era al primo posto. Solo la musica doveva essere importante», disse Denise Restout [in Evens 1996], allieva, e in seguito compagna, assistente e biografa di Landowska.
Landowska frequentava il salotto della scrittrice e poetessa lesbica Natalie Clifford Barney, raduno di artiste, nel quale spesso suonava il clavicembalo. SI crede abbia avuto relazioni romantiche con le studentesse della sua scuola, e fu qui che incontrò Denise Restout, sua compagna di vita fino al 1959, anno della morte della clavicembalista [Smith 2002: 1].
Il 1933 fu l’anno della sua prima esecuzione pubblica del Clavicembalo ben temperato di Bach. L’opera stessa fu al centro di polemiche e dibattiti tra musicologi, riguardanti la scelta dello strumento più appropriato con cui suonarla: clavicembalo, clavicordo o pianoforte moderno.
Landowska, sulla base delle sue ricerche e delle testimonianze rinvenute nella musica, si espresse contro l’opinione di coloro che, con il pretesto dell’autenticità, affermavano che il Clavicembalo ben temperato dovesse essere suonato al clavicordo: ciò non era possibile in quanto per morbidezza e la delicatezza del suono, l'esecuzione al clavicordo richiedeva un'mplificazione, naturalmente assente al tempo di Bach. Contro l’esecuzione al pianoforte moderno, invece, la clavicembalista non si espresse, poiché la musica di Bach poteva essere adattata alle possibilità dello strumento, oppure lo strumento stesso poteva imitare le qualità caratteristiche del clavicembalo. Lo strumento, come Landowska provò, si dimostrò il mezzo più adatto per l’esecuzione, non solo del Clavicembalo ben temperato ma di tutti i lavori per tastiera del compositore [Restout 1965: 22].
Il 1933 fu anche l’anno della registrazione delle Variazioni Goldberg per la Gramophone Company. Fu probabilmente la prima volta che queste ultime vennero eseguite, in tempi moderni, al clavicembalo. Landowska studiò per mesi le variazioni, e passò altrettanto tempo a studiarne la storia, il rapporto con le altre opere, andando ben oltre gli aspetti tecnici, e concentrandosi sul significato poetico e umano della musica [Restout 1965: 20]. A riguardo René Lalou, insegnante e scrittore francese, disse:
Nello stesso anno Adolf Hitler salì al potere. Compositori e musicisti che non si attenevano alle politiche naziste cominciarono a subire persecuzioni e nel 1937 il Ministero della Propaganda del Reich stabilì che la musica dovesse essere sottoposta ad esamina e autorizzazione prima della sua pubblicazione, al fine di eliminarla se giudicata indesiderabile [Shapreau 2020: 432]. Nel maggio del 1938 si tenne una mostra chiamata Entartete Kunst ('arte degenerata'), con una sezione rivolta alla musica intitolata Entartete Musik, in cui vi era soprattutto musica legata a compositori ebrei.
Dopo l’attacco tedesco in Polonia, nel 1940 Wanda Landowska e il violinista polacco Bronislaw Huberman tennero a Parigi un concerto di beneficenza per mostrare supporto alla nazione colpita. Nello stesso anno, la clavicembalista fu inserita nella lista nera del Lexikon der Juden in der Musik, l’enciclopedia degli ebrei nella musica, redatta dai musicologi tedeschi Theo Stengel e Herbert Gerigk [Shapreau 2020: 433].
Poco dopo, a causa della guerra, Landowska fu costretta a lasciare la Francia e migrò negli Stati Uniti insieme a Denise Restout. Lì suono le Variazioni Goldberg e ricevette una lunga ovazione da parte del pubblico e della stampa. «La sua esibizione rimarrà per sempre impressa negli annali della musica di New York» [Restout 1965: 21]. Il critico e compositore Virgil Thomson, dopo la serata americana in cui Landowska si esibì sia al clavicembalo che al pianoforte, scrisse:
In Francia, la sua casa fu saccheggiata dalla Sonderstab Musik, l’unità speciale nazista che si occupava della confisca di beni musicali, e così la sua scuola. Le autorità francesi protestarono contro la confisca a dicembre del 1940, rivendicando i beni di Landowska che costituivano patrimonio artistico francese, ma la Sonderstab Musik ribatté affermando la nazionalità ebreo-polacca, quindi antitedesca, della clavicembalista. I suoi libri e la sua collezione di strumenti musicali furono sequestrati ed etichettati come “possedimento ebraico senza proprietario”. Le proprietà di Landowska furono trasferite in varie località. Il clavicembalo Pleyel non fu ritrovato fino al 10 dicembre 1945 e solo dopo la guerra gran parte dei suoi beni furono recuperati, e in parte restituiti tra il 1946 e il 1952 [Shapreau 2020: 435-437].
Nel 1949 Landowska si trasferì in America, a Lakeville, nel Connecticut, fino alla sua morte, avvenuta nel 1959, dove Restout fondo il Landowska center. Restout scrisse:
E ancora:
Sapendo che Landowska avrebbe voluto che i suoi scritti, vecchi e nuovi, fossero pubblicati, Restout decise di scrivere un libro che includesse la maggior parte dei suoi scritti sulla musica. I concerti, le ricerche e gli scritti di Wanda Landowska hanno stimolato la rinascita del clavicembalo nel xx secolo.
Restituire alla musica la sua essenza Wanda Landowska condusse molteplici ricerche sulla musica, sugli strumenti musicali e sulla prassi esecutiva del xvii e xviii secolo, determinando la rifioritura di uno strumento antico qual è il clavicembalo. Le sue esecuzioni provocarono una sorta di frattura all’interno di una tradizione nella quale il pianoforte giocava un ruolo dominante.
Il clavicembalo, prima di lei era considerato solo un 'vecchio strumento', obsoleto, suonato soltanto da alcuni appassionati. Lei riuscì a riportare l’attenzione su di esso, trasformando le perplessità e lo scetticismo altrui in interesse e consensi. In tono un po’ provocatorio disse:
Dalle sue parole critiche rivela come l’interesse per il clavicembalo si stesse trasformando in un fenomeno di costume. Da una parte c’era la fierezza per aver «ottenuto la vittoria per il suo strumento, per la sua arte e per l’idea della sua arte» [Landowska 1953], dall’altra una sorta di “indignazione” per la facilità con cui qualsiasi musicista, bravo o meno che fosse, doveva «solo sedersi e suonare».
Il suo strumento, però, era diverso da quello che al giorno d’oggi viene considerato 'clavicembalo d’epoca'. All’inizio della sua storia, il clavicembalo era dotato di una sola tastiera. Fu solo alla fine del xviii secolo che cominciò ad avere più ampia diffusione la costruzione a due manuali, che divenne caratteristica essenziale durante la prima metà del xx secolo, tanto che Landowska si definì, nel corso della sua carriera, «suonatrice a due manuali». In quegli anni i clavicembalisti suonavano contemporaneamente le due tastiere; servivano dita allenate, come ribadiva spesso Landowska, e un buon attacco era come «l’artiglio di un’aquila». Peculiarità della clavicembalista era suonare simultaneamente le due tastiere, e, occasionalmente, farlo con le dita della stessa mano.
Quando nel 1933 registrò le Variazioni Goldberg al clavicembalo, otto primi piani delle sue dita sulle tastiere furono inserite nel libretto e, con l’introduzione del long-playing, la posizione delle sue mani era il tema delle illustrazioni delle copertine dei suoi dischi. Si assicurò sempre che gli ascoltatori apprezzassero la sua arte anche visivamente: la dimensione uditiva e quella visiva erano complementari [Elste 2016: 12-15].
Oltre alle due tastiere, le richieste specifiche della musicista per il suo cembalo furono: l’aggiunta di un registro di 16’, quindi un’ottava al di sotto del tono normale, per arricchire la gamma timbrica; pedali per cambiare registro; e plettri di cuoio anziché di penna [Latchman 2006: 95], che conferivano un suono più delicato e ne aumentavano le potenzialità espressive [Di Stefano 2006: 213]. La clavicembalista lavorò molto sulla ricostituzione del giusto tocco, sulla registrazione più appropriata e su tutti gli elementi che avrebbero conferito un’interpretazione veritiera della musica del passato, come l’ornamentazione, i particolari ritmici, i tempi e così via.
Landowska diceva che tutte le ricostruzioni del passato erano inconsistenti, non avevano basi solide, e si chiedeva come potessero gli uomini di «oggi» avere la presunzione di credere che si potessero suonare le opere del passato esattamente come furono suonate dai propri compositori. La riteneva pura follia e mancanza di intelligenza, poiché un uomo del passato, se fosse vivo in questo momento, sarebbe in continua evoluzione, di conseguenza suonerebbe la sua musica con i mezzi del tempo a sua disposizione:
Quella dell’autenticità era ed è tuttora una questione spinosa. Per molti critici musicali l’autenticità dell’interpretazione si esprime soprattutto attraverso l’utilizzo di strumenti d’epoca (o copie di essi) per ricreare il modo in cui la musica antica veniva suonata al suo tempo; ma è impossibile sapere come venisse realmente suonata.
Nikolaus Harnoncourt, pioniere dell’early music, affermava che non c’è nessuno che possa dire in modo certo come leggere la musica del passato e, di conseguenza, come suonarla. Anche la questione riguardante l’uso degli strumenti d’epoca è contestata, ad esempio il compositore e musicologo Frederik Neumann si chiedeva, testualmente, se un capolavoro eterno deve essere vincolato a un mezzo transitorio. Domanda alla quale Landowska avrebbe risposto di no.
Il perseguimento dell’autenticità è di fatto utopico e paradossale poiché – oltre alle problematiche emerse dalla questione sugli strumenti musicali, oltre ai molteplici stili esecutivi dell’epoca che rendono difficile (quando non impossibile) la stabilizzazione di un unico e corretto modo di suonare – vi è anche la frattura tra le condizioni di ascolto del passato e quelle del presente. Per usare le parole di Peter Kivy, filosofo e musicologo, si tratta di «far ascoltare storicamente al pubblico di oggi le esecuzioni autenticamente storiche in una maniera storicamente inautentica». È il «paradosso dell’ascolto autentico» [Nattiez 2002: 1064-1083]. Semmai l’emozionalità, la sincerità dell’interprete e dell’interpretazione, che è, sostiene Kivy, un’altra forma di autenticità. Inizialmente, le esecuzioni dei sostenitori del movimento autenticista erano puramente stilistiche; Landowska affermava che gli interpreti del suo tempo riducevano la loro interpretazione a ciò che dettava la formula musicale “originale”, non si allontanavano dal “modello assoluto” nel quale si imbattevano, ma avevano timore ad apportare qualsiasi modifica, anche quella che reputavano appropriata. Ma interpretazione è anche dare nuove possibilità ad un’opera. Non si tratta di apportare modifiche spinti dal desiderio di novità, ma di assecondare le necessità del proprio genio:
È quindi cambiato nel tempo il concetto stesso di autenticità, non si tratta più del rapporto tra l’interprete e il compositore, ma del rapporto tra l’interprete e se stesso [Nattiez 2002: 1076].
Landowska si espresse dicendo che tutto ciò che stava facendo riguardo, ad esempio, sonorità e registrazioni, era molto lontano dalla verità storica, affermando di non aver mai cercato, nel corso del suo lavoro, di riprodurre esattamente ciò che avevano fatto gli antichi maestri: «io studio, analizzo, amo, e ricreo» [Restout 1965: 356]. Basò le sue interpretazioni su fatti storici, sui confronti analitici e sulla propria esperienza. Non si limitava alla superficie, era in grado di penetrare fino al nucleo della musica così come nei pensieri dei suoi autori; era in grado di far conoscere e rivivere una musica che fino ad allora era stata fraintesa e disprezzata [Restout 1965: 7].
Dunque, affermando «voi suonate Bach alla vostra maniera, io lo suono secondo Bach» [Nattiez 2002: 1064], Wanda Landowska non intendeva avere la pretesa di suonare le opere di Bach o di qualsiasi altro compositore nell’esatto modo in cui venivano suonate nel XVII-XVIII secolo, ma intendeva avvicinarsi il più possibile alle loro intenzioni, entrare nei loro pensieri e nel nucleo della loro musica, per restituirne l’essenza.
Figura di spicco del xx secolo, Wanda Landowska è considerata una pioniera del recupero della musica antica. «Ha visto la musica come un continuum piuttosto che come un’arte che più progredisce più si perfeziona» [Evens 1996]. In trent’anni, è riuscita a far rifiorire il clavicembalo, uno strumento considerato antiquato e sorpassato, riconferendogli onore e valore.
a cura di Davide Daolmi
Benché una discografia completa e dettagliata sia stata compilata da Délot 2011, il materiale raccolto in questa scheda è stato ricostruito sulla base delle informazioni rintracciabili on line (in particolare da Discogs | Gallica | Internet archive | YouTube | WorldCat). Landowska incise esclusivamente per Victor (dal 1929 RCA) e HMV.
L'etichetta Gramophone fu fondata nel 1898 ad Hayes (periferia di Londra). Nel 1931 si fuse con la Columbia Gramophone statunitense, prendendo il nome di EMI: la quota statunitense fu ceduta a RCA Victor. Dal momento che la Gramophon era comunemente nota, in ragione del suo logo, come His master's voice (HMV), continuò a pubblicare con questo nome, che veniva tradotto nella lingua dei paesi di distribuzione (in Italia era 'La voce del padrone', in Francia 'La voix de son maitre' etc.). Il catalogo HMW (1924-1958) è pubblicato in Bolig-Milmo 2020.
La casa discografica americana Victor fu fondata nel 1901. Le incisioni più prestigiose erano targate "Red seal records" (dal 1903), ma prese anche il nome di "Victrola" dal 1913 agli anni Trenta, sulla base dell'omonimo nuovo grammofono messo in commercio. Nel 1929 si fuse con la Radio Corporation of America (RCA) e divenne RCA Victor che ebbe anche una filiale italiana (1949-1987).
Le più antiche registrazioni di Landowska sono state fatte su strisce perforate per pianoforte meccanico (1905: Welte Mignon, 1908: Hupfeld, 1923: Duo Art, 1924: Pleyela). Un raro esempio di riproduzione direttamente dalla striscia originale è L'Hirondelle di Daquin inciso su striscia Welte Mignon C-960 in questo video.
a) Handel, Fabbro armonico — b) Mozart, Marcia turca [1923, 1926]* | 78rpm
— 1923: Victor [Victrola 973], 1923 | info | info
— HMW [DA 591], 1923
— 1926: Victor [Red Seal 1193], 1926 | info | info — 1939 | info
— HMV [DA 860], 1927 | info — 1943 | info
— Noginsk (Urss) [8006-8007], 1939 | info
a) Scarlatti, Sonata in re (L 456, K 96: La chasse) — b) Landowska, Bourrée d'Auvergne n. 1 | 78rpm
— Victor [Victrola 1038], 1923 | info
— HMW [DA 662], 1923
a) Mozart, Minuetto (Don Giovanni) – b) Rameau,Tambourin – Daquin, Coucou | 78rpm
— Victor [Victrola 1199], 1926
— HMV [DA 977], 1926 | info — HMV, 1946 | info
a) Landowska, Bourrée d'Auvergne n. 2 – b) Daquin, Coucou | 78rpm
— HMV [DA 964], 1928
a) Bach, Gavotta in sol minore – b) Byrd, Wolsey's Wilde | 78rpm
— HMV [DA 1014], 1928
— Victor [Victrola 1599], 1933
a) Bach, Passepied (Suite inglese in mi minore) — b) Fantasia in do minore Bwv 906 [1928] | 78rpm
— Victor [DA 1129], 1930 | info
— JVC = Victor Giappone [DA 1129], 1930
a) Scarlatti, Sonata (K 9, Pastorale) — b) Couperin, Le rossignol en amour | 78rpm
— HMV [DA 1130], 1930 | info
— Grammofono [DA 1130], 1930 |
Bach, Variazioni Goldberg* | 6 x 78rpm
— 1933: HMV [DB 4908-4913, DB 7659-7664], 1933
— 1945: Victor [Red seal DM 1022], 1945 | info
— 1 Lp: RCA Victor [LM 1080], 1950 | info — 1958 | info
— La voix de son maitre [FALP 1378], 1952 | gallica
— HMV [ALP 1139], 1954 | info
— RCA [LM 1080], 1961 | gallica
Couperin [vari brani]* | 6 x 78rpm
— HMV [DB 4941-46], 1934 | info
— 17 Pequeñas obras para clavecín, La voz de su amo, 1944 | info
— 1 Lp: EMI Reference
Scarlatti, 20 sonate | 6 x 78rpm [cfr tavola a 1940]
— HMV [DB 4960-4965], 1935 | info (disco 3) | (disco 5)
— Voce del padrone [DB 4960-4965], 1935 | (dischi 1-5)
— HMV, 1961 | info |
— Voce del padrone, 1963 | info
— Voix de son maitre, 1984
a) Chambonnières, Chaconne et rondeau + b) Daquin, Le Hirondelle + c) Lully, Le songe agréable d'Atys | 78rpm
— HMW [DB 4973], 1934
Rameau, 5 brani (a-e)* da Suite n. 5 + f) La Joyeuse da Suite n. 3 | 78rpm
— HMV [DB 4990], 1934 | info
Handel, Suites 2, 5, 7, 10, 14* | 6 x 78rpm
— HMV [DB 4977-4982, DB 8024-8029], 1935 | info
— RCA Victor [M 592], 1939
— HMV [DB 8024-29], ? | info
— 1 Lp: Angel, 1965 | info
— Suites 2, 3, 5, 8, 7 | Electrola, 165 | info — Angel | info
Landowska | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | 16 | 17 | ||
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | |||
Hmv | [1720] | 426 | 427 | 428 | 429 | 430 | 431 | 432 | 433 | [1733] | 434 | 435 | 436 | 437 | 438 | 439 | 440 | 441 | 442 |
La + | Fa + | Re – | Mi – | Mi + | Fa# – | Sol – | Fa – | Sib + | Sol + | Re – | Re – | Mi – | Sol – | Sib + | Sol + | Sol + |
Bach, a) Fantasia cromatica – b) 6 Piccoli preludi [Bwv 933-938] – c) Partita n. 1 | 4 x 78rpm
—
HMV [4993-4996], 1935
— RCA Victo, 1935 | info
Bach, Suite inglese n. 2 Bwv 807 | 2 x 78rpm
— HMV [DB 3240-3241], 1936
Bach, Suite francese n. 6 Bwv 817 | 2 x 78rpm
— HMV [DB 5005], 1936
Bach, a) Concerto italiano – b) 3 Piccoli prelude e fughetta [Bwv 924, 939, 999, 961] | 2 x 78rpm
— RCA Victor [DB 5007-5008], 1936 | info
a) Bach, Toccata in re – b) Pachelbel, Magnificat secundi toni n. 2 + Magnificat octavi toni n. 11 | 2 x 78rpm
— RCA Victor [DB 5047-5048], 1936 | info
Mozart, a) Concerto 26, K 537 ('Coronazione') [+ Walter Goehr] + b) Fantasia in re minore | 4 x 78rpm
— HMV [DB 3147-3150], 1937
— 4 x 45: RCA Victor [Red seal 44], 1949 | info
Haydn, a) Concerto in re op. 21 [+Eugène Bigot] + b) Menuet in do# min. + c) Ballo tedescho* | 3 x 78rpm
— HMV [DB 3293-3295], 1937 | info
Handel, Concerto op. 4 n. 6 [+ Eugene Bigot ] – Air et variations (Suite 9) | 2 x 78rpm
— HMV [DB 3307-08], 1937 | info
— la voix de son maitre [FJLP 5056], 1954 | gallica
— 1: Lp: [+ Bach, Concerto in re minore] Voix de son maitre, 1955 | info
Rameau, Suite in mi minore* | 3 x 78rpm
— RCA Victor [DB 5077-5079], 1938
— 1 Lp: La voix de son maitre, 1952 | info
Bach, Concerto in re minore Bwv 1052 [+ Eugène Bigot] | 3 x 78rpm
— HMV [DB 11229-11231], 1938
— RCA Victor, 1950 | info
Scarlatti, 20 sonate | 7 x 78rpm [cfr tavola sotto]
— HMV [DB 11205-11211], 1940
— Voix de son maitre [COLH 73], 1961 | info — 1962 | info
— Voce del Padrone, 1962 | info
— World record club, 1963 | info
— HMV [COLH 304], 1964 | info
— Angel records, 1964 | info
— Voix de son maitre, 1984
L | K | '23 | '30 | '34-35 [6 x 78] |
'39-40 [7 x 78] |
? |
'48 | '61-64 | '93 | '01 |
'07 | |
465 | 96 | Re+ | ||||||||||
413 | 9 | Re – | ||||||||||
104 | 159 | Do + | 1 | |||||||||
438 | 462 | Fa – | 1 | |||||||||
232 | 124 | Sol + | 1 | 9 | ||||||||
488 | 8 | Sol – | 1 | |||||||||
132 | 429 | La + | 2 | |||||||||
384 | 17 | Fa + | 2 | |||||||||
475 | 519 | Fa – | 2 | 10 | ||||||||
263 | 377 | Si – | 3 | |||||||||
463 | 430 | Re + | 3 | |||||||||
294 | 447 | Fa# – | 3 | |||||||||
208 | 397 | Re + | 3 | |||||||||
256 | 247 | Do# – | 4 | |||||||||
257 | 206 | Mi + | 4 | |||||||||
375 | 20 | Mi + | 5 | |||||||||
S-27 | 328 | Sol + | 5 | |||||||||
338 | 450 | Sol – | 5 | |||||||||
142 | 193 | Mib + | 5 | |||||||||
23 | 380 | Mi + | 6 | |||||||||
474 | 107 | Fa + | 6 | |||||||||
479 | 6 | Fa + | 6 | |||||||||
288 | 432 | Sol + | 11 | |||||||||
206 | 490 | Re + | 1 | |||||||||
449 | 27 | Si – | 1 | |||||||||
213 | 400 | Re + | 1 | 1 | ||||||||
102 | 423 | Do + | 2 | 2 | ||||||||
138 | 109 | La – | 2 | |||||||||
382 | 69 | Fa – | 3 | 3 | ||||||||
S-20 | 276 | Fa + | 3 | 4 | ||||||||
422 | 141 | Re – | 3 | 5 | ||||||||
49 | 234 | Sol – | 4 | |||||||||
423 | 32 | Re – | 4 | |||||||||
418 | 443 | Re + | 5 | 6 | ||||||||
14 | 492 | Re + | 5 | 13 | ||||||||
461 | 29 | Re + | 5 | 7 | ||||||||
497 | 544 | Sib + | 5 | 8 | ||||||||
228 | 256 | Fa + | 6 | |||||||||
187 | 481 | Fa – | 6 | |||||||||
103 | 259 | Sol + | 7 | |||||||||
255 | 515 | Do + | 7 | 12 | ||||||||
56 | 281 | Re + | 7 | |||||||||
97 | 440 | Sib + | 7 | |||||||||
L | K | '23 | '30 | '34-35 | '39-40 | '48 | '61-64 | '93 | '01 | '07 |
Bach, Sonata per vl n. 3 Bwv 1016 [+ Menuhin] | 3 x 78rpm
— RCA Victor [M 1035, DB 6681-6683], 1944 | info
— 1 Lp [+Bach, Concerto per due violini], 1953 | info | info | gallica
Vivaldi, Concerto per violino in re [trascr. Bach] | 78rpm
— RCA Victor [M 1181, DB 6819], 1946
— La voce del padrone [QALP 218] | info
Mozart, Rondo in re K 485, Alla Turca [da Sonata 11 K 331], Minuetto in re K 355 | 78rpm
— HMV [DB 6832], 1946
— 1 x 45rpm: La voix de son maitre, 1952 | gallica
Purcell, Ground in do min | [anon.], Le Rossignol | Handel, Fabbro armonioso
— HMV [DB 6866], 1946
Bach, Scarlatti, Chambonnieres, Rameau, Couperin* | 3 x 78rpm
— HMV [DB 6980-6982], 1946
A treasury of harpsichord music* | 6 x 78rpm / 1 Lp
— 6 x 78rpm: RCA Victor [M 1181], 1952
— 1 Lp: La voix de son maitre [FALP 218], 1953 | info
— 1 Lp: RCA Victor [LM 1217] 1957 | info | info
— 1 Lp: A recital of harpsichord music, HMV [ALP 1246], ? | info
— 1 Lp: Le chefs-d’oeuvre du clavecin [LM 1217], Area, 1958 | gallica
— 1 Lp: Testament, 2005 | info
A musical tribute: Landowska plays for Paderewsky* | 1 Lp
— RCA Victor [LM 1186], 1951 | info
— Dances of Ancient Poland, RCA Victor [LM 2830]
Bach, Clavicembalo ben temperato | 6 Lp*
— RCA Victor [WDM 1338], 1950 (1 Lp, nn. 1-8) | info — 1954 (I libro) | info — [LM 6801] 1958? | info
— La vox de son maitre [FALP 141], 1952 | gallica (I libro, 3 Lp)
— Area, 1956 | gallica1 | gallica2 | gallica3 (II libro)
— RCA italiana, 1958 | info
a) Couperin, Barricades – b) L'Aerlequine — c) Purcell, Ground – d) [Anon.], Le rossignol [1946] | 78rpm
— Voix de son maitre, 1952 | info | gallica
Bach, a) Concerto italiano, b) Fantasia cromatica, c) Partita n. 1, d) Toccata in re* | 1 Lp
— RCA Victor [Red seal LCT 1137], 1954 | info
— La voix de son maitre, 1958 | info | gallica
Bach, Invenzioni a due voci | 1 Lp
— RCA Victor [LM 1974], 1956 | info — 1959 | info | (intervista)
— [+ Musique polonaise = 1951] Area, 1959 | gallica
— [+ brani dal ClavBenTemp] RCA, 1960 | gallica
— RCA, 1992
Mozart, Sonate 4, 5, 9, 13 + 6 Danze* + Rondo in la minore | 2 Lp
— RCA [LM 6044], 1957 | info
— 1 Lp (disco2): Area, 1958 | gallica |
Bach, Partita n. 2 – Capriccio – Passacaglia (Fischer) – Fantasia | 1 Lp
— RCA Victor [LM 2184], 1957 | info | info
— Area, 1958 | gallica
Haydn, Sonate 34, 35, 37, 40, 49 + Andante e variazioni* | 2 Lp
— RCA [LM 6073], 1957 | info
— 4 Lp (con Mozart 1956)
RCA [LM 2202-05], 1958 | info
— 1 Lp (lati 1a, 2a): RCA France [LM 6073], 1961 | info | gallica/1 | gallica/2
Memorial edition* | 1 Lp
— RCA Victor [LM 2389], 1959 | info
The art of Wanda Landowska* | 1 Lp
— Saga, 1967 | info
Landowska plays music of the Baroque* | 1 Lp
— Berkeley: Bruno Walter Society, 1973 | info |
Wanda Landowska concert* [piano, 1923] | 1 Lp
— Saga, 1974 | info
— Everest, 1978 | info
Wanda Landowska: Mozart Poulenc* [1945-46] | 1 Lp
— International piano archives, 1976 | info
Wanda Landowska: Harpsicord recital* | 1 Lp
— Educational media, 1977 | info
Great musicians in Copenhagen* | 1 Lp
— Danacord, 1983 | info — 1987 | info — 1998 | info — 2010 | info
L'heritages des grands* | 3 Cd
— Autographe [158003-158005], 1988 | info
Hommage à Wanda Landowska* | 2 Cd
— AS Disc, 1990 | info |
— Siae, 1998 | info
Musique ancienne* | 1 Cd
— Pearl, 1993 | info
Wanda Landowska: A treasury of concert performances | 2 Cd
—
Music & Arts [MACD 821], 1995 | info | audio
Wanda Landowska: The Early Recordings [1923-38]* | 1 Cd
—
London Biddulph Recording, 1994 | info
Strasbourg, 19 febbraio 1930 (dove eseguì il Concert champêtre di Poulenc)
New York, 6 e 13 dicembre 1945
Valzer in mi minore | Markus Staab, pianoforte
8'31" | Voce e video di tratte da alcune interviste.
6'18" | Landowska esegue: Bach, Concerto 1054 (iii tempo) | Francisque, Sixtieme branle | Vivaldi, Cincerto in re (ii tempo) | Bach, Concerto italiano (i tempo).
2'26" | Lo stesso Bach, Concerto 1054 ma senza didascalie.
50" | Landowska esegue Folk dance.
10' + 10' + 7'12" | Film di Nick Havinga, testo di Clair Roskam, trasmesso il 17 marzo 1963 nella serie Camera three (in onda la domenica mattina dal 1955 al 1980 su argomenti di arte e letteratura). Il ruolo di Landowska fu interpretato da Agnes Moorehead.
4'43" | Estratto dal documentario Uncommon visionary: A documentary on the life and art of Wanda Landowska (Barbara Attie, Janet Goldwater, Diane Pontius, 1997) | info | info
Wanda Landowska et la renaissance de la musique ancienne, a cura di Jean-Jacques Eigeldinger (Arles: Actes Sud, 2011) — Volume (200 pagine) + Cd + pdf (364 pagine) che raccoglie gli atti di un convegno tenuto a Parigi, Cité de la musique, nel 2009.
Wanda Landowska raccontata da Stefano Valanzuolo (RayPlay)
Musique Ancienne fu pubblicato nel 1909 da Wanda Landowska e suo marito Henryk Lew, per la casa editrice Mercure de France. Si tratta di uno studio sulla musica del xvii e xviii secolo e sul clavicembalo. Il libro fu poi tradotto da William Aspenwall Bradley (Music in the past) e, nel 1924, pubblicato dalla casa editrice Alfred A. Knopf. Una ristampa anastatica è nel pdf collegato a Eigeldinger 2011.
I saggi e gli articoli scritti da Landowska erano e sono tuttora sparsi all’interno dei periodici nei quali erano stati pubblicati per la prima volta, mentre Musique Ancienne fu a lungo fuori catalogo. Ancora oggi la gran parte della sua bibliografia è di difficile reperimento.
Denise Restout, consapevole della volontà di Landowska riguardante la pubblicazione dei suoi scritti, progettò un libro che includesse la maggior parte dei suoi lavori, raccolti e revisionati al fine di darne una visione accurata, il più fedele possibile agli originali, tralasciando eventuali ripetizioni ed apportando modifiche dove necessario. Il tutto confluì nell’opera Landowska on music.
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Landowska 1953 | Intervista video a Wanda Landowska, 1953 | YouTube
Restout 1965 | Landowska on music: collected, edited and translated, ed Denise Restout, Robert Hawkins (New York : Stein & Day, 1965, 21969, 31981).
Evens 1996 | Allan Evens, "Landowska, Wanda", in Jewish Virtual Library (online, 1996).
Nattiez 2002 | Jean-Jacques Nattiez, "Interpretazione e autenticità", in Enciclopedia della musica, 5 voll. (Torino: Einaudi, 2002), ii: 1064-1083.
Smith 2002 | Patricia Juliana Smith, "Landowska, Wanda", in Glbtq Enciclopedia (online, 2002) | info
Di Stefano 2006 | Paolo Di Stefano, Tangentenflugel e altri pianoforti con martelletti non imperniati, Phd, Roma: Università La Sapienza, 2006.
Latcham 2006 | Michael Latcham, "Don Quixote and Wanda Landowska: bells and Pleyels", Early Music, 34/1 (2006).
Délot 2011 | Alain Délot, Wanda Landowska: Phonogrammes et documents sonores, § 7 del pdf allegato a Eigeldingen 2011.
Eigeldingen 2011 | cfr Risorse
Dommering 2016 | Louise Dommering- van Rongen, Wanda Landowska, Manuel de Falla: correspondance (1922-1931): mémé et le moine, une amitié précieuse, Amsterdam: Amsterdam Publishers, 2016.
Elste 2016 | Martin Elste, "From Landowska to Leonhardt, from Pleyel to Skowroneck: historicizing the harpsichord, from stringed organ to mechanical lute", Early music, 42/1 (2014).
Shapreau 2020 | Carla Shapreau, "The Nazi Confiscation of Wanda Landowska’s Musical Collection and Its Aftermath", Polin: Studies inPolish Jewry, 32 (2020).