Retorica e «teoria degli affetti» |
Con "teoria degli affetti" si definisce il modo con
cui la musica rappresenta i sentimenti . L'esigenza di comunicare passioni fu
prerogativa di tutta la musica e in genere dell'arte successiva al Medioevo.
Prima di diventare teoria e perdere la sua efficacia, trovò
spontaneamente la sua strada nel recupero della cultura classica. In paricolare
il Rinascimento musicale rielaborò la teoria dell'ethos dei modi musicali greci e lo strutturò sul
modello dei principi della retorica classica.
Quintiliano
suddivide la pratica retorica in cique momenti: In particolare l'actio, che occupa gran parte del vasto libro XI di cui si consiglia la lettura (non obbligatoria) si distingue in pronuntiatio, legata all'espressività della voce, e actio vera e propria che tratta dell'espressività del gesto. Bach applicò le regole della dispositio di Quintiliano nella sua Offerta musicale, secondo questo schema (in basso la distribuzione dei tempi della suite di Bach): Ursula Kirkendale, La fonte dell' 'Offerta musicale' di Bach: Quintiliano: 'Insititutio oratoria', in Musica Pöetica. Johann Sebastian Bach e la tradizione europea, a cura di Maria Teresa Giannelli, Genova: Ecig, 1986, pp. 133-190. La "teoria degli affetti" fu definita verso il XVII sec. (gli stessi anni in cui l'emblematica decodifica gesti e immagini). La relazione fra i quattro elementi e la teoria antica degli umori, su cui si modella quella degli affetti (nei termini in cui riferisce Bianconi), è sintetizzata in questo schema: |